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IL MESTIERE DELLE ARMI regia di Ermanno Olmi

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amterme63     6½ / 10  14/11/2013 23:25:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il mestiere delle armi" è secondo me un film non riuscito. La guerra, con i suoi drammi, l'impeto della distruzione, non è un argomento che si addice al cinema di Olmi, contemplativo, statico, descrittivo e rappresentativo. Via via che la vicenda si dipana, si rimane molto colpiti dalla staticità delle scene (i personaggi stanno per lo più immobili, non c'è movimento, varietà, ecc.), dalla rarefazione delle vicende raccontate (pochi personaggi, non approfonditi, estrema concentrazione degli avvenimenti). Anche la mdp inquadra quasi sempre ferma, alternando splendidi paesaggi statici, sontuosi palazzi a primi piani di persone immobili).
Anche le poche scene di battaglia mancano di drammaticità e pathos. Un abisso le separa dalle analoghe scene in "Ran" di Kurosawa.
Si salvano solo le riprese in esterni (splendi paesaggi invernali) e nelle sontuose stanze affrescate (anche se lo stile manierista non era ancora nato nel 1526). Molto bella la scena dell'amputazione (la più riuscita del film).
Olmi probabilmente voleva togliere pathos e vivacità, rendere il mestiere della armi qualcosa di astratto, giusto per evitare partecipazione da parte dello spettatore. Forse voleva far risaltare l'insensatezza della guerra e il ruolo ipocrita e opportunista dei potenti (ne fa fede l'inveire del predicatore e alcune didascalie).
Solo che il personaggio di Giovanni delle Bande Nere, per come è reso (un giovane bello, sensibile, pieno di vitalità), viene percepito come "positivo" e quindi viene spontaneo immedesimarsi in lui, fremere per il tradimento subito, percepire le sofferenze della sua agonia. Questo vanifica in parte l'intenzione di fare un film astratto e asettico sulla guerra.
Insomma ci si trova un po' spaesati di fronte a un film che non si sa come prendere. Tanto più che l'eccessiva staticità rende il tutto troppo innaturale. Capisco che non possa piacere.