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CANI ARRABBIATI regia di Mario Bava

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stratoZ     8½ / 10  03/01/2024 15:38:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Cani arrabbiati è un caper movie amarissimo, un’opera piena di cattiveria, lerciume e disillusione, un film girato con due spicci e una macchina mezza scassata che riesce a tenere una tensione fortissima per tutta la sua durata, considerato il film maledetto di Bava con tutti i casini che ha avuto prima di uscire è l’ultima pellicola di questo livello così alto per il regista ligure che qui come in altre sue opere del passato, mette al centro del discorso le pulsioni umane e dei personaggi totalmente senza scrupoli, cattivi e grezzi, un concentrato di egoismo e crudeltà che permea tutta la pellicola.

Uno dei punti forti del film è l’atmosfera marcia che si respira, a partire dall’ambientazione in quella macchina bianca tra le strade soleggiate del centro italia con la puzza di sudore che diventa quasi palpabile e una tensione che si manifesta così forte tra i passeggeri di quel veicolo, la sceneggiatura funziona benissimo e l’introduzione, prima di entrare nel veicolo, dei personaggi, mostra la loro facilità nell’uccidere e quanti pochi scrupoli si facciano pur di portare il bottino a casa. Si fanno notare, in negativo direi, 32 e bisturi, i due della banda che svolgono il lavoro più fisico, due criminali più in preda all’istinto che alla ragione, non furbissimi e particolarmente impulsivi, proprio questa caratterizzazione trasmette quella tensione del non sapere cosa stia per accadere, come se potesse succedere di tutto da un momento all’altro, data l’instabilità dei due, ed effettivamente nel corso del minutaggio danno vita a momenti particolarmente tesi, basti vedere la tentata fuga della ragazza che hanno preso in ostaggio, con quella terribile scena in cui la costringono a far pipì in piedi, da rabbrividire.
L’impulsività molesta dei due personaggi si scontra con la razionalità del dottore, quello considerato il capobanda, più saggio e centrato, un po’ la mente del gruppo, che cerca di mantenere una certa calma all’interno del veicolo ma soprattutto di tenere la situazione sotto controllo, una sorta di autorità più silenziosa, quello che prende le decisioni perché seguito dalla banda, ma anche perché ha la pistola. E questa sua caratterizzazione cozza parecchio con il carattere di bisturi e 32, regalando anche alcune delle scene più tese del film: una è la pistolata a 32, che lo lascerà in fin di vita, scena stupenda, con l’entrata in galleria dopo essersi resi conto che 32 non riesce a darsi un contegno e ha esagerato con l’essere molesto, c’è uno sguardo d’intesa tra il dottore e Riccardo, il guidatore preso in ostaggio, entrano in galleria e a quel punto la tensione assale lo spettatore, trovata semplicemente geniale registicamente.
L’altra scena, più da sgomento che da tensione vera e propria, è l’ordine del dottore a bisturi di far fuori 32 che ormai era in fin di vita, ma ancora cosciente, e considerata l’amicizia tra i due e come è girata la scena, beh è terribile.

Il film procede per quasi tutta la sua durata sotto questa imperante tensione della tragedia dietro l’angolo, tra la scena al casello, l’autogrill, l’autostoppista, il benzinaio, è un continuo sali e scendi di palpitazioni con l’aggiunta della componente del bambino che deve essere operato d’urgenza, e quel sospetto soffermarsi più volte sulla coperta mentre si muore di caldo. Bava qui gestisce tutto in maniera divina, buona parte del film è fatto di primi piani e dettagli interni alla macchina, una regia che col montaggio forma un collage di immagini che rende bene la contestualizzazione della vicenda, restituendo anche un realismo di fondo molto forte, aiutato dall’impostazione della recitazione, molto grezza e piena di turpiloquio, con scambi di battute che potremmo definire poco cinematografici, o meglio, non alla ricerca della frase che si fa ricordare o che sa di dialogo impostato, quanto abbastanza vicino al linguaggio popolare che presumibilmente un criminale utilizza.
Fondamentale anche la colonna sonora, molto progghettara e simile a quella dei polizieschi del periodo, con quelle progressioni palpitanti che contribuiscono ad aizzare la tensione nei momenti clou.

Ovviamente il finale è la chicca, il colpo di scena che spiazza e toglie ogni punto di riferimento possibile allo spettatore, il cambio di prospettiva che ribalta la concezione del film, in cui ormai non c’è più un bene e un male ma soltanto quel che resta della miseria morale umana.