caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

THE BUNNY GAME regia di Adam Rehmeier

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  21/06/2017 10:33:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caratterizzato da un denso bianco e nero, da una regia riecheggiante certe avanguardie di fine/inizio millennio e soprattutto da un montaggio a dir poco sincopato (i paragoni con "Tetsuo" o "964 Pinocchio" scattano facili) "The bunny game" è il resoconto dapprima delle squallide giornate di una prostituta di strada impegnata con clienti perversi, sniffate epocali e una forte alienazione metropolitana, poi potrebbe essere visto come un torture porn molto più spinto rispetto alla robetta che passa abitualmente in sala.
A sottolineare ciò, ovvero che trattasi di cinema senza compromessi, si debutta con un blowjob buono per contesti hardcore, giusto per mettere subito in chiaro la faccenda. In realtà, nel lunghissimo strazio patito dalla protagonista, rapita e legata nel retro di uno tir e sottoposta a svariate vessazioni -più psicologiche che fisiche-, si nota la volontà da parte dell'aguzzino di "ripulire" la propria vittima ma di non avere (forse) l'intezione di ucciderla. A mente fredda appare più come un programma basato sul moralismo sadico e fanatico del barbuto camionista attinente la redenzione estrema, di astinenza forzata da sostanze stupefacenti e l'affrancamento da un mondo moralmente marcio. Lasciando da parte riflessioni probabilmente poco utili a chi sopporta poco lo shock visivo, qui fomentato da un 'estetica assai esasperata, non andando oltre il (presunto) messaggio di fondo, si assiste ad una lunga sequela di umiliazioni per lo più bizzarre, raramente disturbanti, che alla lunga sortiscono un effetto tedio.
Curioso il fine catartico della pellicola, considerata tale da parte di Adam Rehmeier e dalla protagonista Rodleen Getsic, quest'ultima realmente vittima di un sequestro e decisa ad esorcizzare i fantasmi del passato al punto di collaborare alla sceneggiatura e produrre la pellicola. Il limite più grande dell'operazione sta nella durata davvero sproporzionata (nonostante gli 80 minuti scarsi), considerate le tematiche di fondo espresse in sequenze tirate troppo per le lunghe.
Tipico prodotto underground di ardua valutazione, sicuramente parecchio respingente tanto quanto la soundtrack, tra destabilizzanti note sinth e ferocia black metal.