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INBRED regia di Alex Chandon

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  09/05/2018 10:25:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Due assistenti sociali e quattro ragazzi con problemi giudiziari affrontano un programma educativo nel bel mezzo della campagna inglese, non sanno che il paesino scelto per il soggiorno è abitato da crudeli zotici dediti a sanguinari spettacoli, paragonabili ad un Grand Guignol grezzissismo ed ingegnosamente sadico.
La storia è già stata raccontata tante volte, eppure Alex Chandon grazie ad un esplosivo mix di frattaglie, humor britannico e citazionismo sfrenato sforna un lavoro decisamente sopra la media, capace di dare una vigorosa passata di straccio sulla polvere accumulatasi ormai da tempo su certe tematiche divenute un classico sin troppo abusato.
L'ambientazione rurale dello Yorkshire sostituisce le soleggiate lande del sud degli States, il florido terreno assume connotazione di riserva di caccia per un gruppo di bifolchi deformi, ai quali piace sollazzarsi torturando tapini (oltre ad accoppiarsi tra consanguinei come da titolo) che hanno la sfortuna o l'avventatezza di finire da quelle parti.
L' incipit è una perfetta dichiarazione di intenti in sublime equilibrio tra splatter e grottesco, gli ottimi effetti speciali permettono un profluvio di scene forti mentre "Calvaire", "Un tranquillo weekend di paura", i seminali "Non aprite quella porta" e "Le colline hanno gli occhi" (più tanti altri), offrono a Chandon piatti succulenti da elaborare con apprezzabili spezie british, mentre sottogeneri come l'home invasion e il torture porn -messo in scena con grande originalità sfruttando esclusivamente elementi appartenenti al mondo agreste - si alternano in una danza macabra senza cadute di tono, accompagnata da solerte cattivo gusto e una piacevole autoironia improntata su luoghi comuni tipicamente inglesi.
Le ambientazioni azzeccatissime: da citare sicuramente l'oscura bettola del Dirty Hole (un nome, un programma), il cimitero dei treni o il fienile adibito a circo sanguinario, rendono l' idea della forte cura per il dettaglio, facilmente riscontrabile anche nell' accompagnamento sonoro affidato ad allegre quanto macabre canzonette. La ferocia, pur caricaturale, non lascia indifferenti sollecitando la risata ma anche un bel carico di inquietudine. Standing ovation per l' istrionico Seamus O'Neill, boss dei folli campagnoli e leader di un cast decisamente adeguato.