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UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO regia di Elia Kazan

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Dom Cobb     4 / 10  01/09/2018 13:52:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'aristocratica Blanche DuBuois si trasferisce a New York in seguito a una serie di tragedie personali per andare a vivere con la sorella Stella; questa è sposata con un giovane operaio rozzo, irascibile e violento, Stanley Kowalsky. Lui e la nuova arrivata si prendono subito in antipatia e le tensioni salgono alle stelle fin da subito, rendendo la convivenza un inferno...
Se dovessi puntare il dito su un film in particolare di cui non ho mai sentito il motivo per cui ne vengono tessute le lodi, sebbene se ne parli in continuazione come uno dei grandi capolavori del cinema, allora quel film è "Un tram che si chiama desiderio". Tutto ciò che ho sentito si limita a indicarlo come il film che ha lanciato la carriera del mostro sacro Marlon Brando nel panorama cinematografico, spesso commentando anche l'importanza della sua interpretazione, che ha portato all'affermazione di un nuovo tipo di performance al cinema basata su un estremo realismo (il "method acting"). Dopo aver visto di persona il film in questione, suppongo che alla maggior parte della gente certi aspetti bastino e avanzino per porre l'opera in sé su un piedistallo, ma per me la faccenda è diversa.
Non è questo il luogo o il momento adatto per discutere delle numerose sfumature insite nei lavori del drammaturgo Tennessee Williams, autore del pezzo teatrale originale che qui ha curato anche la sceneggiatura; d'altra parte, non potrei farlo neanche se volessi, visto che di lui e delle sue opere conosco poco o nulla. Tali argomenti sarebbero comunque inutili per giustificare un film che tutti ritengono intenso, socialmente impegnato ed emotivamente forte, ma che personalmente ho trovato inutile, melodrammatico all'inverosimile, verboso e costantemente sgradevole. Fin dall'inizio, da quando la giovane Dubuois arriva nell'appartamento derelitto della sorella,


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veniamo esposti a una serie di battibecchi, sfuriate violente e situazioni scomode, ulteriormente enfatizzate dalla scenografia ridotta all'osso e un bianco e nero che più spoglio e opprimente non si può; il tutto in compagnia di personaggi ambigui nel migliore dei casi (Blanche e il gentleman che le fa la corte), psicopatici e da galera nel peggiore (Kowalsky).
E' vero, Marlon Brando è effettivamente mostruoso nel ruolo, al punto che non sembra neanche recitare la maggior parte del tempo; ma gli fanno da spalla un gruppo di attori secondari che o non lasciano il segno o, nel caso di Vivien Leigh, rappresentano l'apice del melodrammatico teatrale che finora andava di moda nel cinema di quel genere e che, in questo caso, risulta più irritante del solito. E' vero, la storia contiene numerose allusioni più o meno esplicite a temi per l'epoca scabrosi (la protagonista è una probabile ninfomane pedofila, l'attrazione fra Stella e Kowalsky viene rappresentata come un rapporto un po' malato), ma sono tutti temi lanciati nella mischia senza che se ne faccia niente di interessante, messi lì tanto per fare shock. E alla fine, quando la vicenda si chiude e cala il sipario, cosa mi rappresenta tutto questo? Quale senso ha aver assistito alla tragedia, a livello narrativo o tematico? Dov'è che la storia vuole andare a parare?
Tutto questo, oltre al fatto che a nessun livello il film contenga scene o momenti memorabili,


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fanno il resto. Finora mi sono trattenuto nel giudizio negativo di film classici che non ho apprezzato, ma questo perché in loro sono comunque riuscito a trovare un elemento o due capaci di rendere la visione sopportabile; ma in questo caso, non ci ho trovato nulla. D'altra parte, molte delle recensioni che ho letto preferiscono concentrarsi su Marlon Brando, sulla sua immensa abilità e sulla presenza di temi da scandalo piuttosto che descrivere in che modo questi elementi rendono il film il capolavoro che dicono, perciò magari le mie non sono impressioni del tutto infondate. Se a voi piace, se vi lascia qualcosa di particolare (o di piacevole), buon per voi; ma per me, un'opera da Oscar, che ha generato la nascita del moderno stile di recitazione, rimane purtroppo il vuoto più assoluto.