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UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO regia di Elia Kazan

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  02/06/2005 22:46:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Qualcosa devo pur dirlo riguardo il film di Kazan, per ovvi motivi. L'allestimento da actor's studio del noto romanzo di Williams (depurato in parte dalla scabrosità del testo originario, almeno per quanto riguarda la presunta omosessualità di Stanley) è decisamente in linea con l'esordio di Kazan di qualche anno prima, "Un albero cresce a Brooklyn" e con films degli anni trenta come "street scene" e "strada sbarrata". Per inciso, il teatro filmato vive dei riflessi e del linguaggio del cinema e viceversa. Il tipo di recitazione, le nevrosi di Blanche per esempio, rafforza la tipologia dei personaggi e ne crea un turbamento non indifferente (non sono affatto un mistero le fragilità psichiche dell'ex - Rossella, nella vita privata). Quanto al film, il procedimento è peculiare del lancio di un divo (Brando aveva già interpretato la versione teatrale 4 anni prima) ed è evidente un tentativo enorme di portare lo script ad ogni dimensione possibile (teatrale cinematografica radiofonica televisiva) La tv è già nata, e Un tram che si chiama desiderio celebra in qualche modo la prossima consacrazione di un mezzo. La rabbia di kowalski (senza la y, ehm, ho fatto un errore) celebra l'immigrazione come ambiente - ghetto di sogni irrealizzabili (magari non romantici come quelli di Blanche), gli stessi che porteranno in musical la fastosa rievocazione shakespeariana del west side story di Bernstein. In questo modo al realismo francese (tutto sommato poetico e trasognato) e al neorealismo italiano si oppone con forza il realismo sociale americano, quando vede quel Sogno sfumare dall'inquieta frustazione di una quotidiana assenza. Libera di fatto i costumi sessuali - con Brando che camicia strappata e indole selvaggia diventa a tutti gli effetti un sex symbol - costringendo la vittima a "dichiarare, folle, il suo desiderio concreto". Nel richiamo alla quotidianità anche omertosa del disagio sociale, la mogliettina Hunter - molto"americana" nello spirito - prova una sorta di malsana protezione dal rude marito, contrastando in questo modo anche le abitudini "alte" e finto-aristocratiche della sorella. In quel momento, Stanley Kow apre gli occhi: non è tanto intollerabile la menzogna, l'eccentricità di Blanche ma la sua inerme capacità di mettere alla berlina il confronto con l'indegna maleducazione della casa che la ospita. Quasi una Norma Desmond in cerca di (vana)gloria, o soltanto di un vago, disilluso amore. Memorabile l'interpretazione di Karl Malden nei panni dell'amico di famiglia
Marlon Brando  06/11/2006 22:37:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'hai visto in inglese originale?
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  06/11/2006 22:42:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No, solo qualche battuta una volta. Brando aveva una voce molto meno acuta di quanto si credesse
Marlon Brando  07/11/2006 10:45:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, è vero. Te lo consiglio in inglese perchè merita il doppio che in italiano. Doppiato, Brando, ha una voce da vecchio e la Leigh non ha una gran voce.
Tra l'altro è uscita qualche mese fa un'edizione speciale in due dischi con contenuti speciali interessanti.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  07/11/2006 13:54:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tra l'altro aveva provato anche a cantare in "bulli e pupe" lui era imbarazzante come cantante la canzone invece era meravigliosa
Marlon Brando  07/11/2006 14:41:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Già, il film non l'ho visto però ho letto che era così intonato che ha cantato in playback!