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CANNIBAL HOLOCAUST regia di Ruggero Deodato

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Diames     8 / 10  09/06/2006 17:48:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film ha indubbiamente i suoi pregi ed i suoi difetti: per quanto mi riguarda, però, i pregi superano di gran lunga i difetti. Le uccisioni stesse degli animali (moralmente deplorevoli), anche se considerate di per sé possono sembrare gratuite, nell'economia del film risultano essenziali (si sta parlando, ovviamente, ad un livello estetico, non etico), al fine di creare quell'atmosfera di crudo realismo e ripulsa, che ha fatto la fortuna/sfortuna del film. Poi, volendo essere cinematograficamente obiettivi, almeno la seconda parte è da antologia (e ha fatto non poca scuola, cfr. "the blair witch project", rimanendo però un modello ineguagliato). Sicuramente un film non per tutti (gli stomaci), ma meritevole di almeno una visione (per chi se la sentisse, ovviamente). Indubbiamente shockante. Riguardo al paragone, fatto da un altro utente, con "Salò o le 120 giornate di Sodoma" di Pasolini: lo trovo a dir poco fuori luogo (le due opere non si somigliano nemmeno nel tipo di violenza inscenata). Inoltre l'opera di Pasolini si colloca indubbiamente (a mio parere, ma credo di molti) su un altro (superiore) livello artistico.
La questione morale sull'uccisione degli animali, invece, necessiterebbe di molto spazio e tempo: solo una cosa mi permetto di dire, ossia che trovo assolutamente indegno ricorrere a certi espedienti per aiutare la finzione ad essere meno finta (non trovo, cioè, che un presunto fine artistico, raggiunto o meno, posa giustificare un comportamento immorale, anzi); certo, c'è da dire che allora bisognerebbe andare ad incriminare anche registi della portata di Bunuel, Bertolucci, Bergman ecc. La differenza sta nel fatto che Deodato, non incutendo quel timore reverenziale che incutono invece i grandi registi sopracitati, risulta essere un più facile bersaglio per qualsiasi tipo di critica (nella fattispecie, extracinematografica). La questione morale però, se si vuole essere coerenti con l'assunzione che non sia giustificabile un'immoralità a fini artistici, deve essere scissa da quella cinematografica; perciò il giudizio etico sulle uccisioni/maltrattamenti di animali, che sia in Deodato o Bunuel, dovrebbe prescindere da quello estetico, date le premesse ovviamente. Non credo ci siano dubbi sulla superiorità artistica di un Bunuel rispetto ad un Deodato, ciò non significa però che questa superiorità debba essere individuata anche ad un livello morale, anzi. Inoltre si tratta di vedere fino a che punto una scena sia documentaristica (nel qual caso si potrebbe accusare il regista, al massimo, di cattivo gusto, ma non di violenza o simili) oppure causata al solo scopo ("artistico") di poter girare la scena in questione (nel qual caso invece vi sarebbe una totale responsabilità etica nei confronti dell'accaduto).
Per tornare al film, a renderlo così fastidioso (agghiacciante, inguardabile ecc.), non è tanto ciò che si vede (come ho già fatto notare, anche altri registi si sono cimentati, prima e dopo di lui, in simili scene di violenza reale nei confronti degli animali), ma piuttosto come Deodato ce lo fa vedere. Per questo non si può negarne la bravura registica, soprattutto per quanto riguarda la già citata seconda parte, in quanto riesce, nel bene e nel male, a raggiungere lo scopo: il che già dimostra, di per sé, una buona padronanza del mezzo cinematografico.
edo88  13/06/2006 12:22:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se lui voleva trasmettere repulsione verso il film per chi lo guarda, complimentoni!

Diames  13/06/2006 19:36:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo stesso Bunuel, con il suo primo famosissimo cortometraggio "un chien andalou", per non parlare del successivo "l'età dell'oro", aveva l'intento di provocare repulsione nel pubblico "borghese". Se a te sembra il caso di fare complimentoni sarcastici anche per questo, be', mi dispiace per te (il problema è tuo che non puoi riuscire a godere del "piacere" estetico in tutte le sue sfaccettature). Anche l'inferno di Dante, tanto per essere chiari, non aveva certo l'intenzione di allietare amorevolmente il lettore. Vedi un po' te se la "repulsione" debba essere estromessa dall'arte e debba meritarsi i tuoi "complimentoni". Ok, "cannibal holocaust" non è certo arte "allo stato puro", ma ci si avvicina sicuramente di più di molti prodotti "consolanti" che vediamo oggi nelle sale. Tutto qua. Poi se ti fa schifo il film, lascia perdere le false argomentazioni (la repulsione la si prova nei confronti del contenuto, non del film, se si vuol essere obiettivi... altrimenti dovrebbe fare schifo l'inferno di Dante per il semplice fatto di descrivere cose ripugnanti), e dichiara semplicemente di essere infastidito da certe scelte "artistiche".
Invia una mail all'autore del commento thohà  23/06/2006 16:09:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Avrai anche tutte le ragioni del mondo, ma Dante scriveva e non realizzava i suoi scritti. Non ha mai impalato nessuno davvero (che io sappia) né mai ha usato animali vivi per rallegrare i dannati.
Diames  24/06/2006 20:40:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Avresti anche ragione, se non fosse che l'impalazione che vedi nel film è finta! Per quanto riguarda gli animali mi sono già espresso: disgusto più che legittimo, anche se sarebbe da indagare più a fondo.