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J. EDGAR regia di Clint Eastwood

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atticus     7 / 10  15/01/2012 20:29:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Biopic sofferto ma non del tutto riuscito, il secondo di Eastwood dal lontano Bird del 1988 sulla vita del jazzista Charlie Parker. Inutile negare una evidente debolezza di scrittura che, pur restituendo un ritratto complesso e disturbante di uno degli uomini più temuti d'America, perde per strada i pezzi di un ingranaggio drammatico che non sa bene se seguire le vicende storiche (del tutto approssimative) o il corollario intimo e interpersonale del protagonista. Il film appare composto da una serie di situazioni slegate tra loro, che raramente riescono ad infondere spessore alla storia ma che, anzi, la fanno apparire a tratti stereotipata e meccanica. Il tempismo con cui si suggerisce una qualche redenzione di Hoover nel finale è completamente ruffiano ed irritante. La stessa tessitura a salti temporali, nonostante si dimostri mirata a dimostrare una realtà tutt'altro che scontata, sembra appesantire ulteriormente un film già di per se faticoso per l'importanza di uno dei personaggi di massima influenza per la storia americana del secolo scorso. Il make up degli interpreti, poi, è osceno, rovina ogni senso di realtà e limita l'interpretazione di un potenzialmente ottimo Di Caprio, rendendola goffa, imbolsita; va anche peggio ad Hammer, che sembra uscito direttamente da un forno del museo delle cere.
Allo stesso tempo non si può non apprezzare lo stile rigoroso, livido, quasi cruciale di un regista ultraottantenne che non si arrende al tempo e che, con grande lucidità, traccia le vie di una personalità contraddittoria, egocentrica, dipendente, dispotica, solitaria ed insicura, tuffandola in una fotografia cupa come l'animo di Hoover ed in una ricostruzione scenica assolutamente ineccepibile. Lascia ammirati anche la delicatezza con cui viene affrontato il conflitto interiore del protagonista, morbosamente condizionato dalla figura materna che lo spinge a rifiutare non senza difficoltà la propria condizione omosessuale.
Probabilmente J. Edgar rappresenta tutto ciò che cinematograficamente Eastwood era (ricordate la saga di Dirty Harry?) e che ora non è più, sicuramente è un monito ad una nazione in costante ricerca di protezione e sicurezze, verso cui l'antieroe detestato da Nixon e dalla signora Roosvelt non è mai stato avaro.