caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA CHIAVE DI SARA regia di Gilles Paquet-Brenner

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento Elly=)     7 / 10  10/02/2012 20:38:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I temi dell'Olocausto e quello della seconda guerra mondiale sono temi molto ricorrenti nel cinema, vari registi si sono cimentati nel raccontare da un punto di vista proprio la storia dei deportati, ma mi sono sempre chiesta come mai tutta questa apprensione nei confronti di questo episodio. Il genocidio degli ebrei non è nè il primo nè l'ultimo, gli altri però per qualche oscuro motivo non vengono ricordati. Esistono capolavori come film meno validi artisticamente e LA CHIAVE DI SARAH rientra in quest'ultima categoria.
Fortunatamente il regista non cede al banale, da per scontato le conoscenze sui fatti reali, storici che sono successi, stanno là sullo sfondo, concentrandosi sul raccontare una piccola storia, una storia che fa pensare come molte possibili vite siano state spezzate in giro di poco tempo, vite che non avranno mai un futuro, vite prosciugate da gas, da fucilate,..guardi un piccolo condominio e pensi "..in quell'edificio ci saranno si e no dieci famiglie, ognuno di loro ha la sua vita, la sua storia, come fatti, incontri, volti si incrociano, si dimenticano o restano un ricordo amaro o dolce,.." e continui a pensare che quell'edificio è paragonabile a quei campi di concentramento e a quella gente che ci ha perso la vita, che ha perso il proprio futuro.
Usando flashback e montaggio parallelo Poquet-Brenner racconta una storia angosciante. Non tanto per il tema e le immagini impressionanti come la confusione creata dalla folla, il panico e l'angoscia che suscita, la donna che si suicida nell'ippodromo, la lotta delle madri per rimanere con i propri figli, il bagno nell'acqua fangosa, la fine ovvia del fratellino, ma soprattutto per aver messo in evidenza il fatto che come Sarah tutti i deportati (gay, ebrei,..) potevano avere una vita, un futuro e questo crea un senso di vuoto, di tristezza, esci dalla sala con un amaro in bocca, una lacrima che scende dal viso. Credevi di sapere come sarebbe stato il film, si entra cinici e se ne si esce cambiati, doloranti nell'anima, come se avessimo appena preso un pugno nello stomaco..