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NELL'ANNO DEL SIGNORE regia di Luigi Magni

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pier(pa)     10 / 10  06/05/2009 15:29:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Potentissima commedia nera di Luigi Magni. Al di là di una polemica sterile (che pure voglio fare, per puro divertimento) sull'incomprensibilità degli 8 e dei 9 dati a questo film (forse mettiamo i voti a caso quando si sale sopra l'8? forse siamo così stupidi da non riuscire a spiegare perchè 8 o 9 e non 10? forse per un film bello scegliamo a caso un voto alto, senza saper distinguere?), questa è una delle pellicole più spirituali di tutti i tempi.

Muri puliti popoli muti. Nino Manfredi è Pasquino, più in generale la satira, ancora più in generale il potere dissacrato, umanizzato, bersaglio di ridicolo. E Nino Manfredi è cornacchia, ciabattino analfabeta, codardo, uomo da poco.

Ma un commento su questo film meriterebbe una trattazione così ampia da finire per essere un'ennesimo studio sull'opera rappresentativa.

Cornacchia e Pasquino sono due in uno, totalmente irriconoscibili l'uno nell'altro. Cornacchia ha una "compagna" giudea, Pasquino non se lo può permettere, ma i due sono la stessa persona, e il confine è labile.

Ma non è un film sulla satira, sulla lotta politica, sociale e nemmeno sull'amore.

Nella Roma di Pasquino i carbonari vogliono la rivoluzione. La storia di due di loro è un'altra (non L'altra) prospettiva del film. Incarcerati vivono l'eroismo della rivolta, la delusione per il popolo sonnolento, che si solleva per chiedere a gran voce lo spettacolo della loro esecuzione. Come si fa con la sveglia, maltrattata perchè ha funzionato bene.

L'intreccio con la loro storia è la donna, la giudea di Cornacchia e non di Pasquino, innamorata di uno dei due carbonari.
In tutto questo c'è un prete (uno dei più bei Alberto Sordi mai visti), il sociale che tenta di ricomprendere i ribelli, che vuole la redenzione, seppure non può lasciarli in vita, perchè l'esempio viene prima di tutto. Ma il pentimento è quantomeno la riappacificazione simbolica, il cielo che scende in terra, la ricompone. Ma per un prete ingenuo è lo scopo di una vita fedele; Sordi è la tristezza dell'uomo ingannato, preso in giro, la cui bontà è troppo ignorante, ma più che pena suscita compassione. I carbonari non si pentiranno mai. L'estremo tentativo di Sordi, che li assolve davanti all'intero popolo, mentre salgono sulla ghigliottina, è una scena memorabile, è il teatro tutto insieme. E' la sfida al cardinale, all'ordine, alla volontà, perfino, dei beneficianti, dei carbonari. Sordi scontenta tutti, perchè è l'uomo sincero, è come è in se stesso, è come è.

Il potere ingannatore, mai stupido, è il cardinale (Ugo Tognazzi), la cui beatitudine è la finzione del proprio umano. Tratta Cornacchia come un suo pari, e gli gioca uno scherzetto niente male, costringendolo al paradosso dell'impotenza causato dalla sua stessa potenza. La furbizia dei preti; e Magni ce la riporta per intero.

La storia si compie in un intreccio perfetto. Amore, potere, religione, rivoluzione. Uomini.
Una rappresentatività maestosa (il letto in mezzo alla piazza, il potere che aspetta al varco, il dottore che deve salvare una vita e condannare la propria), tutto nella città eterna, divina. L'intreccio della Storia e delle storie, il destino, la (dis)umanità, il sociale e lo spirito. La parola come arma, il mutismo come sostegno. La tragedia della comodità, del sonno dell'ordine, per paura del (dis)ordine.

Magni è forse l'autore di uno dei film più belli di tutti i tempi.
Invia una mail all'autore del commento polamidone  30/11/2010 09:56:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
commento splendido.
(se non fosse che hai raccontato tutto il film e chi non l'ha visto ti indirizzerà tanti pensierini)