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THE DEVIL'S DOUBLE regia di Lee Tamahori

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  12/10/2012 10:53:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mica piacevole essere il sosia del figlio del presidente, soprattutto se questi ha bisogno dei tuoi servigi ed è il primogenito del famigerato Saddam Hussein.
A vincere il poco conveniente terno al lotto è Latif Yahia, tenente dell'esercito che si trovò realmente a sostituire Uday Hussein, rampollo psicopatico e dedito ad ogni vizio immaginabile.
Tra la fine degli anni '80 (fine della guerra con l'Iran) e i primi anni '90 (invasione del Kuwait e relativi giramenti di palle americani) Uday serviva il suo paese alcolizzandosi e pippando coca in quantità industriale, oltre a dedicarsi con grande impegno al rapimento e relativo stupro/omicidio di giovani donne, spesso neppure maggiorenni.
Un personaggio storicamente vomitevole che in "The Devil's Double" sembra essere descritto nella maniera peggiore possibile.La sensazione è quella del voler calcare la mano a tutti i costi anche per acuire le differenze con il suo "gemello buono".
Il regime dittatoriale viene rappresentato quindi senza sconti attraverso delle estremizzazioni a tratti difficili da digerire, scelta che rende quasi surreali alcuni passaggi ridimensionando la portata sicuramente tragica dei fatti.
Dominic Cooper nel doppio ruolo è il valore aggiunto di una pellicola strutturata in maniera elementare su siparietti in cui la follia si palesa in modo crescente.Lascia un po' basiti l'indistinguibile personaggio di Ludivine Sagnier, attrice sempre a suo agio in ruoli languidi ma in questo caso impiegata maluccio, con discutibile parrucca corvina e trucco molto marcato.
Un film sicuramente romanzato, semplicistico in alcune disamine e tutto sommato troppo rigido nella descrizione del male.Però mai noioso e ben girato all'interno di scenografie curatissime.
Lee Tamahori che si era ridotto a realizzare roba demenziale tipo "Next" o "XXX2" mostra di avere ancora qualche neurone attivo.
Indubbiamente i tempi di "Once Were Warriors", da cui quest'ultima fatica sembra riprendere la feroce rappresentazione della violenza, sono molto lontani.