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LA CROCE DI FERRO regia di Sam Peckinpah

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Nikilo     8 / 10  12/06/2011 21:01:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
---ATTENZIONE, IL COMMENTO CONTIENE SPOILER!---

Da sempre il cinema di guerra ha posto l'esercito tedesco in una posizione periferica, quasi mai centrata in un'ottica appropriata, rispettando quasi alla nausea i soliti canoni del "tedesco ostico e cattivo" senza mai proporre qualcosa che si elevasse, o anche solo si estraneasse al genere.
La prima caratteristica che salta all'occhio del film di Peckinpah è proprio che per una volta sono proprio i tedeshi i protagonisti della scena.

La Croce di Ferro riporta la parte ormai di arretramento ( siamo in Crimea) e del tracollo definitivo dell'esercito tedesco, che sarà costretto a indietreggiare e portando con sè il peso di una delle battaglie più cruente della storia, la battaglia di Stalingrado, dove Hitler aveva puntato gli occhi, la città simbolo di una nazione, la città che portava il nome del leader dell'Unione Sovietica. I russi naturalmente dopo aver lasciato spazio di avanzata ai tedeschi tornano successivamente alla carica, ed è proprio questa la collocazione temporale del film.

Rivoluzionario e crudo, il film di Peckinpah ci mostra la parte "cattiva" di quasi ogni film di guerra sulla Seconda Guerra Mondiale che si rispetti, conferendo in maniera abbastanza oggettiva una condizione umana al popolo tedesco. Spogliato e ripulito dai soliti patriottismi La croce di Ferro finisce per essere una trasposizione accurata del disagio e del peso di un popolo ormai condannato ad una fine inesorabile. Se pur difficile da considerare anche i tedeschi in una certa maniera sono state vittime di un sistema di comando dagli ideali distorti, soggiogati da deliri di onnipotenza nella sconcertante scalata alla vetta di un potere assoluto nella scacchiera mondiale.
Asciutto e cinico nel mostrare la violenza della guerra la pellicola si propone come un film anticonvenzionale, dove non sono due uomini a essere messi a confronto, bensì due classe sociali provenienti da due ambienti totalmenti diversi: l'alta aristocrazia prussiana e l'alto rango di ufficiali dell'esercito nazista, contrapposto ai veri soldati, esasperati da un conflitto che lentamente si è trasformato in una condanna.
Ed è questa caratteristica emergente di estrema umanità dei soldati di basso rango tedeschi, a rendere suggetiva la contrapposizione tra essi che vivono la guerra sul campo di battaglia lottando ormai solo ed esclusivamente per la vita e non più per un ideale, non più per una nazione che ormai aveva impregnato addosso il sapore della sconfitta, e gli alti ufficilai di comando che proiettati al successo di una Germania nazista invincibile, dove il prestigio di essere decorati con un pezzo di ferro, valeva di più della vita dei loro stessi camerati.
Per forza di cose viene spontaneo simpatizzare per il sergente maggiore Rolf Steiner, un personaggio particolare, quasi anarchico nel suo modo di pensare e agire, ma pur fedele ai suoi principi e ai suoi ideali, pronto a portare a casa i suoi uomini, fiero di correre il rischio di mettersi anche in prima linea. E dall'altra abbiamo il capitano Stransky di alta famiglia aristocratica, che preferisce fare la guerra il più lontano possibile da dove viene combattuta, ben lontano dai rischi che la guerra comporta, e pronto a tutto ad arrivare all'ideale che persegue.
Innanzitutto La croce di ferro si colloca in una prospettiva assai diversa dal cinema bellico comune di quegli anni ( il film è del '77), anche per le ambientazioni e il luogo di ripresa, Peckinpah infatti sembra quasi volersi in qualche modo avvicinare a quello che era il contesto europeo di quegli anni, dando alla pellicola una valenza più europea ( apprezzabile il fatto che non ci sia l'ombra di un americano).
Anche qui a suo modo ritroviamo i canoni del cinema Western tanto caro al regista, il duello, la sfida tra due uomini tanto diversi, emerge nuovamente, calandosi e miscelandosi sapientemente con quello che era il suolo di guerra. Da un certo punto di vista sembra quasi voler riprendere in maniera più estrema gli stessi canoni caratterizzanti Il Mucchio Selvaggio.

Terrificante invece il contrasto iniziale e finale della musica bellica sovrapposta al coro spensierato dei bambini in tedesco, quasi a volere identificare una sottile e agghiacciante isteria che fa da contorno a tutta la vicenda.
Suggestive le scene riprese in ralenty, nonchè la crudezza dell'immagini.

Esistono comunque dei punti deboli, fin da subito i personaggi mantengono se pur non molto visibilmente un aspetto americano, viene forse fuori un cocktail delle due cose che tende a non avere nè il gusto di uno, nè il gusto dell'altro, il personaggio di Steiner è quasi surreale, mantenendo forse le caratteristiche di un eroe da cinema western, e ancora una volta è proprio la sfida tra i due uomini a ripresentarsi. Con l'epilogo finale Stransky che finirà per accettare il duello forse neanche contro Steiner ma contro la stessa morte, il quale finirà per essere la più auspicabile fine. E' il crollo definitivo di ogni criterio di ogni certezza, ormai i sovietici avanzano inesorabilmente, e a quel punto non c'è più spazio per nulla. Se non l'ultima risata di Steiner, quasi a sottolineare con cinico sarcasmo che l'ultima cosa che rimane è solo un eco di una risata. In fin dei conti morire per un conflitto del genere finisce per essere una barzelletta. E sono solo le risate a riecheggiare nel silenzio...
KOMMANDOARDITI  12/06/2011 21:18:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bel commento, che in larga parte rispecchia quello che anch'io ho scritto nel mio.
Peckinpah è uno dei miei registi preferiti di sempre e nel suo pensiero non omologato mi sono sempre rispecchiato sin dalla tenera età (cinefila non effettiva!)
Questo poi è uno dei pochissimi film di guerra che non mi sanno di falsi e strumentalizzati (pro o contro la guerra).
Tanto di cappello al suo autore!

P.S.: Una cosa strana è che la versione in italiano che ho reperito in rete durava solo 119 minuti e mancava palesemente di alcuni spezzoni inspiegabilmente eliminati (tipo i 5/6 minuti conclusivi della parte girata nell'ospedale militare o i brevi secondi col morso eviratorio...)
Per fortuna ho recuperato le parti assenti vedendomele nella copia originale anglofona :)
Nikilo  12/06/2011 21:27:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In quel periodo poi è stato proprio una svolta, i suoi fratelli sono sempre rimasti sul classico, sempre solite ambientazioni, americani a palate, moralismi da cioccolatini, etc... Il bello di Peckinpah è proprio l'aver spogliato il film da tutti questi fronzoli, che personalmente non so te, ho sempre trovato molto fastidiosi, falsi ecco.

p.s. Spero di aver visto la versione estesa, anche perchè non sapevo di questi spezzoni eliminati!
KOMMANDOARDITI  12/06/2011 21:30:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se è presente la parte in cui Coburn e l'infermiera sono seduti assieme sul letto e si rivestono, allora è al 90% la copia integrale.

Nikilo  12/06/2011 21:32:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Allora sì, bè allora ho avuto fortuna!