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IL GIORNO PIU' LUNGO regia di Ken Annakin, Andrew Marton, Bernhard Wicki

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Dom Cobb     8 / 10  10/08/2019 23:55:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Giugno 1944. Gli alleati stanno ultimando i preparativi dell'Operazione Overlord, una delle più colossali iniziative belliche di sempre che prevede l'invasione della Normandia dalle basi in Inghilterra. Dall'altra parte dello stretto, i nazisti sono certi che qualcosa bolla in pentola, le uniche due domande a cui serve una risposta sono in che punto e in che data. Il fatidico D-Day si rivelerà per entrambe le parti il giorno più lungo...
Col senno di poi sono tentato di guardare questo film e additarlo come una sorta di apripista, il capostipite di un certo genere di cinema di guerra "moderno" che ancora oggi trova enormi favori sia presso il grande pubblico che la critica professionale, per non parlare dell'Academy. Già in precedenza c'erano stati altri film sull'argomento, tanto più che la Seconda Guerra Mondiale appena finita dava numerosi spunti per storie di vario tipo ambientate nel contesto; però, non so come dirlo, questo gargantuesco progetto diretto a sei mani (!!) e progetto caro al produttore Darryl F. Zanuck, capo della Fox, è il primo film di guerra veramente, ma veramente "colossale": è il primo che mostra un immenso dispiegamento di mezzi, è il primo a coinvolgere una lista di superstar internazionali lunga un chilometro, il primo a trattare i fatti narrati come eventi di grande peso nell'ambito di uno dei conflitti più distruttivi della storia dell'uomo; forse anche il primo film che ha consapevolmente messo da parte melodrammi all'acqua di rose (vedi "Da qui all'eternità") e stereotipi stantii e si è concentrato sul rendere i vari personaggi coinvolti quanto di più simili ad esseri umani veri e propri possibile, inclusi i "vili" nazisti.
Lo dico perché chiaramente erano queste le intenzioni dei realizzatori, ma anche perché, cosa forse ancora più sorprendente, il risultato finale riesce a tenere fede a tutte queste promesse. Qui siamo, senza mezzi termini, davanti a uno dei grandi pilastri del genere. La durata sfiora le tre ore, ma neanche una volta la visione risulta pesante, questo grazie a un ritmo e un montaggio perfetti: nella prima parte ci si prende un po' di tempo per visionare i due fronti, le personalità che ne animano le linee e creare il clima d'attesa per l'inizio della famigerata operazione; attesa che, come ben si sa, è sempre la parte peggiore di una battaglia. Così, fra ipotesi, tiri a indovinare, conversazioni dell'ultimo minuto, briefing e ricevute di ordini definitivi, tutto culmina in una grossa bolla che, a partire dalla seconda ora e mezza, esplode letteralmente in una serie di scontri aerei e terrestri che, presi singolarmente, non sono niente di trascendentale, ma messi insieme al ritmo giusto risultano tesi e coinvolgenti. Sotto questo aspetto, presa nota di una notevole fotografia in bianco e nero, è da lodare lo sforzo congiunto dei tre registi (quattro, se diamo retta alle voci e contiamo un non accreditato Zanuck), il cui lavoro su ciascuna delle singole sequenze si compenetra perfettamente. Per dire, neanche si direbbe che più di un regista si è occupato di tutto ciò.
A fare la parte del leone c'è un megacast con i controfiocchi, di quelli che si assemblano una volta nella vita, tanti sono i nomi famosi che figurano anche solo per dei piccoli cammeo: in effetti, l'elevatissimo numero di personaggi impedisce alla sceneggiatura di dare a ciascuno di loro la desiderata profondità, quindi gran parte del merito di rendere le rispettive figure tridimensionali, o quanto meno umane abbastanza, va proprio a quest'armata di attori di primo calibro: John Wayne, Henry Fonda, Robert Mitchum, Richard Burton, Rod Steiger e perfino strane apparizioni come Paul Anka e un misconosciuto Sean Connery pre-agente 007, e questi sono solo alcuni.


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L'aspetto più interessante, comunque, capace di elevare il film a qualcosa di più di un semplice prodotto di intrattenimento (cosa che comunque è, fino a un certo punto), è un inedito approccio realistico all'intera vicenda: a dispetto della lente e del filtro hollywoodiano, tramite il quale l'intera vicenda viene più o meno romanzata per esigenze di spettacolo, la soggezione e il profondo rispetto per un evento talmente importante è palpabile, così come l'intenzione di rifuggire facili stereotipi.


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La ciliegina sulla torta sono naturalmente le scene d'azione, dove l'unica davvero degna di nota è l'invasione finale della spiaggia della Normandia, seguita nel dettaglio (di nuovo, alquanto romanzato sicuramente) dal momento dello sbarco fino alla conquista delle postazioni nemiche, con quasi quarant'anni di anticipo sul celeberrimo Soldato Ryan spielberghiano.
Quel che esce fuori da tutto questo è uno spettacolo pirotecnico, spettacolare, da tenere col fiato sospeso, una carrellata di star che comunque non distrae da un soggetto trattato col dovuto rispetto e la dovuta competenza tecnica. Un film d'azione epico e appassionante, che nonostante sia venato di gravitas dall'inizio alla fine non risulta mai pesante.


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