caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

QUESTI FANTASMI (1961) regia di Eduardo De Filippo

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
elio91     9 / 10  16/01/2012 16:02:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"A noialtri, italiani, toglieteci tutto ma questo poco di riposo in terrazza... Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori in terrazza, dopo quell'oretta di sonno che uno si fa dopo mangiato. Però il caffè me lo devo fare io stesso, con le mie mani. Questa è una macchinetta per quattro tazze, ma se ne possono ricavare anche sei, e, se le tazze sono piccole, anche otto... quando vengono gli amici... d'altra parte il caffè costa così caro...
Mia moglie queste cose non le capisce. È molto più giovane di me, sapete, e la nuova generazione ha perduto queste abitudini che, secondo me, sotto un certo punto di vista, sono la poesia della vita; perché, oltre a farvi occupare il tempo, vi danno pure una certa serenità di spirito. Nessuno potrebbe mai prepararmi un caffè come me lo preparo io, con lo stesso zelo... con la stessa cura... Capirete che, dovendo servire me stesso, seguo le vere esperienze e non trascuro niente... Sul becco... lo vedete il becco? Qua, professore, dove guardate? Questo... Vi piace sempre di scherzare... No, no... scherzate pure... Sul becco io ci metto questo cappellino di carta... Sembra niente, ma questo cappellino ha la sua funzione... E già, perché il fumo denso del primo caffè che esce, che poi è il più carico, non si disperde. Come pure, professore, prima di versare l'acqua, bisogna farla bollire per tre o quattro minuti, per lo meno, prima di versarla, vi dicevo, nella parte interna della capsula bucherellata, bisogna cospargervi mezzo cucchiaino di polvere appena macinata. Un piccolo segreto ! In modo che, nel momento in cui sale, l'acqua, in pieno bollore, già si aromatizza per conto suo. Professore, anche voi vi divertite qualche volta, perché, spesso, vi vedo fuori in terrazza che fate la stessa cosa. ...Sì, sì anch'io. Anzi, siccome, come vi ho detto, mia moglie non collabora, me lo tosto da me... Anche voi, professore?... Fate bene... Perché, quella, poi, è la cosa più difficile: indovinare il punto giusto di cottura, il colore...: color manto di monaco. È una grande soddisfazione, ed evito pure di arrabbiarmi, perché se, per una dannata combinazione, per una mossa sbagliata, sapete... vi scappa di mano la cuccuma,...e si mescola il caffè con i fondi insomma, viene uno schifo... siccome l'ho fatto con le mie mani e non posso prendermela con nessuno, mi convinco che è buono e me lo bevo lo stesso.
Professore , il caffè è pronto. Ne volete un po'... Grazie.
Accidenti, questo si che é un caffè... Vedete quanto ci vuole poco per rendere felice un uomo: una tazzina di caffè presa, tranquillamente, qui fuori... con un simpatico dirimpettaio... ;perché voi siete simpatico, professore... Adesso mezza tazzina la conservo, e me la bevo tra una sigaretta e l'altra. Come?... Non ho capito... Aaah... sì, sì... Niente, professore l'avevo detto : sciocchezze. Non ho mai creduto a questo genere di cose, se no non ci sarei venuto ad abitare.
Oramai sono sei mesi che sto qua, qualche cosa avrei dovuto vederla.
Cosa vi posso dire... Non metto in dubbio quello che voi mi dite, ma, in questa casa, posso garantirvi che regna la tranquillità. Tutto quello che voi vedete sul terrazzo, sul cornicione, in terrazza... a me proprio non mi risulta. Quello che posso dire, invece, è che, da quando sono venuto ad abitare qua, i miei affari si sono sistemati, questa casa mi ha portato fortuna, se poi avessi richieste di camere, la pensione potrebbe già funzionare, ma fantasmi, è proprio il caso di dire: neanche l'ombra!"



"Non è vero niente, professore: non è vero! I fantasmi non esistono, li abbiamo creati noi, siamo noi i fantasmi..."


"Ho fatto finta di partire sperando che di notte ti avrei, finalmente, rivisto. lo sapevo... lo sapevo che non mi avresti abbandonato. Quando venni in questa casa mi dissero che c'erano i fantasmi, ma io non ci credevo... e ti chiedo perdono. Adesso ci credo... perché ti vedo, ti parlo.
E sono contento. Perché adesso mi sento forte e la forza mi dà fiducia, speranza.
La casa me la diedero gratis perché nessuno la voleva più. Non dissi niente a mia moglie per non spaventarla. Infatti tu ti facesti vedere solo da me, da lei no. In seguito mi hai aiutato, mi hai messo su la casa, soldi quanti ne volevo... Ma poi, da un momento all'altro, sei sparito e mi hai lasciato privo di tutto. Tu mi hai procurato un tenore di vita di vita che da solo non posso sostenere: Aiutami!... Con una somma di danaro posso mandare avanti la pensione che già cominciava a funzionare... Tu sei un'anima buona e non puoi capire... Non ho mai potuto regalare a mia moglie un bracciale, un anello, nemmeno il giorno del sua compleanno. Non sono mai riuscito a mettere insieme i soldi per portarla al mare. Certe volte le ho dovuto negare un paio di calze di nylon... E se tu sapessi quanto è triste, per un uomo, nascondere la propria umiliazione con una risata, una barzelletta. Il lavoro onesto è doloroso e misero... e non sempre si trova. E allora sento che la perdo, la perdo ogni giorno di più... E io non posso perderla ! Maria è la mia vita!... E tu capisci che non ho il coraggio di dirglielo... perché il coraggio te lo dà il danaro... e senza danaro, si diventa timidi, paurosi. . . senza danaro si diventa delle carogne ! La perdo !...
Perché, ad un certo punto, il bene, l'amore, di tanto in tanto, deve, per qualunque donna, trasformarsi in una pietra preziosa, in un oggetto d'oro, in un vestito bello... in biancheria di seta vera... se no la perdi... L'amore finisce e muore ! Con un altro uomo, con uomo vivo come me, non ne avrei mai parlato, ma con te sì, tu sei un altra cosa. Tu sei al disopra di tutti i sentimenti che ci condannano a non aprire i nostri cuori l'uno con l'altro: orgoglio, invidia, superiorità, finzione, egoismo, doppiezza... Con te non ne sento. Parlando con te mi sento più vicino a Dio e mi sento piccolo, piccolo ...... mi sento una nullità... e mi fa piacere sentirmi una nullità, cosi posso liberarmi del peso del mio essere che mi opprime!..."






I fantasmi, Eduardo lo sa, siamo noi. E il protagonista Pasquale Lojacono resta per sempre, infinitamente chiuso nell'ambiguità di chi ci crede, non ci crede o ci crede per forza e convenienza... E di fronte a tutte le commozioni e la pietà di un povero ingenuo (o di un mediocre e squallido furbastro), i fantasmi esistono. Li abbiamo sempre creati noi, ma prendono vita.
E però poi il finale, ambiguo quanto il suo protagonista, restituisce la commozione al mittente e chiude col punto interrogativo. Cosa fare di fronte a questi fantasmi, adesso, se non sfruttarli?
Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  16/01/2012 16:05:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ehy Elio, per precisare: ho scritto 1961 nel titolo perché nel 1962 avevo già l'adattamento cinematografico...
Ciao!
elio91  16/01/2012 16:45:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eh ma non sono pignolo fino a questo punto!
Grazie comunque per averli inseriti praticamente tutti, per l'ennesima volta. Anche perché con Eduardo sono leciti gli strappi alla regola, su filmscoop non potevano mancare le commedie televisive, sono pezzi di cultura e di storia.