Rollo Tommasi 7 / 10 17/09/2015 10:37:54 » Rispondi Una parodia del sistema giudiziario americano, rituale pomposo ma che procede a due velocità: ineccepibile, cavilloso e formalistico per i Deboli, dispensatore di previlegi e scappatoie per i Forti. La Prepotenza di chi si sente "al di sopra della Legge" è il leit motiv della pellicola di Norman Jewison. Film che istiga al "patrocinio infedele" in nome della Giustizia (ma il regista si appella ad un giuramento di fedeltà più elevato, coerente con il proclama di "giustizia per tutti"). Una sorta di rovescio politicamente scorretto del magnifico legal thriller "Il Verdetto" di Sidney Lumet, in cui (v. SPOILER). Ricorda nelle sue linee strutturali un'altra parodia geniale del cinema americano, Network (Quinto Potere), dove si demonizzava il mondo dell'informazione giornalistica, sempre più morbosa e prostituita. Quanto alle interpretazioni, Pacino e Jack Warden (presente anche ne Il Verdetto) non sono mai sopra le righe, Forsythe è perfetto nella sua aristocratica veste di giudice corrotto prima negli ideali che nei costumi; cammeo di Lee Strasberg, mentore dello stesso Pacino, nella parte del nonno obnubilato dalla demenza senile..
... il circuito virtuoso della Giustizia, duramente messo alla prova da "avvocati-squalo" e sottigliezze in punta di diritto, si ripristinava attaverso il catartico verdetto della Giuria. Nel film di Jewison, invece, l'avvocato Kirkland ha un'unica risorsa per rovesciare gli eventi: il patrocinio infedele nei confronti dell'illustre cliente.