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BOY WONDER regia di Michael Morrissey

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  08/01/2013 11:36:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'omicidio della madre cui ha dovuto assistere in tenera età ha indirizzato fortemente la vita di Sean, cresciuto come adolescente problematico con una vita bipartita tra le apparenze dello studente modello introverso, e una rabbia repressa che ne porta a galla un lato oscuro dominato da istinti violenti, sfogati in lezioni di arti marziali associate ad azioni di rappresaglia verso la feccia newyorkese.
Chi sta pensando al solito film su vendicatori solitari o supereroi per caso sta toppando, e di molto. "Boy Wonder" è un percorso doloroso, una catarsi verso quella verità offuscata dalla paura e dal dolore. Sicuramente è anche un storia di vendetta, ma questa è marginale, almeno inizialmente rispetto le necessarie e casuali scorribande di Sean, valvola di sfogo alla violenza subita che lo isola divorandone l'anima.
Questi gesti impulsivi tuttavia non formano il tema portante della pellicola, semmai riempita dalla persuasiva caratterizzazione del ragazzo – l' ottimo Caleb Steinmeyer- incapace di riprendersi dopo lo shock e ora alla scoperta della sconvolgente verità di cui dovrà abbracciare ogni risvolto per poi agire in un finale decisamente sorprendente e ben congegnato.
Il sottotesto verso una giustizia inefficace non è per nulla velato, per contro il personaggio della bella detective Ames ( Zulay Henao ) rappresenta il lato positivo della medaglia, simbolo di autorità competenti e completamente al servizio del cittadino. Quindi nessuna facile polemica da parte del regista Michael Morrissey che pur vagabondando di tanto in tanto tra farraginose digressioni e parentesi non sempre fondamentali realizza un film coinvolgente, in cui i flashback e i vari indizi disseminati con intelligenza tengono sulla corda, spronando a intuire dove si voglia andare a parare per poi finire piacevolmente spiazzati. L'ottima colonna sonora fluttuante tra musica classica e Bjork alza l'asticella del coinvolgimento emotivo pur non apparendo mai come fronzolo propinato con viscida furbizia.