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TAKE SHELTER regia di Jeff Nichols

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Skorpio     9½ / 10  21/07/2012 16:50:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Siamo nel 2012, e tira un vento di tempesta.
Nel film questa tempesta vive nei sogni, o negli incubi, di un americano di provincia, un uomo medio e tranquillo, che tutto vorrebbe tranne che diventare "speciale". Ma agli incubi non si comanda, e quando diventano ossessivi, la linea tra realtà, sogno e preveggenza non sembra più distinguibile.
Un film questo in cui molte linee sembrano venir messe in discussione. Il confine tra ragionevole preoccupazione e schizofrenia, ad esempio, ma anche quello tra fiducia e discriminazione. O tra chi sente e ripete un dato di realtà acquisito e condiviso e chi ne sente e vede un altro, apparentemente folle, eppure più vivido di ogni altra cosa. Ancora, e forse più a fondo di ogni altro, il limite tra chi è "normale" nei suoi sogni, nelle sue paure e nei suoi comportamenti, e chi normale non riesce più ad esserlo, e si trova a dover decidere tra ciò che *sente* essere un pericolo incombente ma al tempo stesso appare completamente irreale – e ciò che per tutti gli altri è consuetudine, è affidabilità, è sanità mentale.

Se un individuo inizia ad avere delle motivazioni non "socialmente accettate" per temere qualcosa, e agisce di conseguenza, viene preso per matto dalla comunità che lo circonda. Il processo in sé è palese e anche condivisibile, ma allora, il fatto che la tempesta poi arrivi O non arrivi è quel che decide se era matto o no?
E ancora, se poi la tempesta arriva, e lui matto non è ma un "profeta", d'improvviso sono matti tutti gli altri, che invece di costruirsi rifugi lavoravano, facevano shopping con o senza carte di credito e si riunivano a cene del Lion's per "fare qualcosa di normale"?
In questi termini l'angoscia del disastro globale che monta di questi tempi, aldilà dei Maya e di varie profezie occasionali, si legge anche come una crescente e sempre più diffusa sensazione che il sistema di vita in cui abbiamo finora giocato "secondo le regole" sta andando in frantumi, politicamente ed economicamente, e che sempre più persone ne annunciano il tonfo come una vera e propria catastrofe di proporzioni bibliche - con o senza tsunami. E quindi forse il senso del film filtra anche metaforicamente su questo livello, in cui ci si può domandare se siano tutti "paranoici" quelli che avvertono che il danaro stampato dalle banche è solo un sistema di debito, e che questo sistema sta collassando con tutti gli stati che ne sono diventati schiavi, e che forse il botto sarà pesante.

Ed ecco che Curtis si trova fiondato in questa terra di nessuno, a cavallo tra visioni terrificanti e scelte quotidiane, tra la possibilità di salvare chi ama da una catastrofe e quella di essere, semplicemente, malato di mente.
Su questa linea sottile muove i suoi passi per tutta la vicenda, senza davvero decidere da che parte stare. Chiede aiuto a dottori e psichiatri, ma investe ogni suo risparmio per costruire un rifugio, mettendo in gioco la sua dignità, il suo lavoro, ogni cosa.

Nel sostegno di sua moglie egli giocherà le sue ultime carte, un sostegno senza cui null'altro avrebbe senso per lui. E che sia per decidere come curarsi o se ciò che vede è reale, fino alla fine, solo l'ok di Samantha conta davvero.
maitton  11/01/2013 15:25:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bellissimo commento skorpio.

molti degli interrogativi che ti poni me li sono posti anch'io.
di solito provo a vedere la situazione esclusivamente da un punto di vista cinematografico, ebbene da questo punto di vista Take Shelter l'ho trovato davvero uno splendido film, uno dei migliori che abbia visto quest'anno.
nel mio commento ho posto l'accento su quelli che mi sembrano i veri punti di forza del film, il protagonista su tutti (davvero intenso questo shannon), la regia, il rapporto dolcissimo e sincero con la famiglia sino allo splendido/spiazzante finale.
proprio su questi ultimi aspetti trovo molto azzeccate le conclusioni del tuo commento, se c'e' un messaggio in particolare che mi sembra di cogliere e'che la famiglia e'l'unica vera salvezza/speranza nella vita di un uomo.

ho molto apprezzato le tue riflessioni anche per quanto riguardo il considerare "paranoici" chi eventualmente vede del marcio laddove nessun altro lo vede.
adesso per una mia ignoranza di base non voglio entrare nel merito dell'esempio che citi (il presunto sistema di debito), non riuscirei ad avere un dibattito equo, posso solo dirti che cosi', su due piedi, mi sembrano due situazioni molto diverse, e che fatico a mettere sullo stesso piano.
non fosse altro per il fatto che una e'fatalmente legata a cause naturali (quella del film), l'altra sarebbe comunque da riportare ad un'eventuale raggiro di uomini di potere perpetuato nel corso degli anni (quella, eventuale, della realta').
certo, il tuo punto di vista e'sicuramente valido e interessante (soprattutto se consideriamo che alla fine la causa naturale si manifesta...), ma personalmente, seguendo l'evolversi del film, ho pensato innanzitutto ad una grande, ed originale, trovata cinematografica. probabilmente avallata dagli strazianti eventi naturali soprattutto dell'ultimo decennio.

e, attenzione, non parlo cosi' perche'si tratta di un film di questo genere, dove si potrebbe pensare magari ad un'ampia spettacolarizzazione degli eventi, ma mi riferisco proprio in linea generale.
ad esempio trovo assurdo pensare che l'ultimo film di haneke, amour (anti-spettacolarizzazione per eccellenza), possa essere considerato uno spot a favore dell'eutanasia.


Skorpio  19/02/2013 18:25:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie del commento maitton.

Io penso che i film siano comunque suggestioni, il più delle volte simboliche, che giocano con immaginari e ambienti che possono avere contestualizzazioni molto specifiche (che so una guerra civile, una storia vera, una leggenda metropolitana, etc.) ma che poi diventano sorta di paradigmi più ampli e generali, in cui ciascuno può rileggere altri scenari, altre possibili configurazioni.

E mi piace l'idea che un film non si esaurisca mai nelle sue possibili riletture e nelle ispirazioni che può produrre - e sto pensando a 2001 odissea nello spazio magari, ad arancia meccanica, o a blade runner - anzi che proprio questa flessibile longevità sia un importante indice di valore per un film.