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POLISSE regia di Maiwenn Le Besco

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8½ / 10  06/02/2012 18:37:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film magnifico, letteralmente agli antipodi rispetto a tutto il cinema europeo, e sicuramente uno dei più bei film europei degli ultimi anni. Fa parte di un cinema che pure ha regalato, tra una crisi economica e l'altra, vere e proprie gemme di altissimo valore, tipo L'uomo che verrà, il Nastro bianco e Storie (sempre di Haneke), 5 minuten, Le vite degli altri, il primo Cantet.
Il modello non dichiarato è sicuramente proprio l'ultimo Cantet ("La classe"), filtrato da una visione urbana che dai toni grevi di Sautet arriva fino al Kassowitz più classico ("L'odio"). In realtà il film vanta un'autonomia e una particolarità diciamo unica nel cinema di oggi, questo è veramente il tipo di film che vorrei vedere sempre in un cinema. Quello che maggiormente colpisce è la libertà espressiva di un'opera così minimale e al tempo stesso potente, che non disdegna colpi bassi si avvale di un linguaggio esarcibato da lasciare di stucco, diventando talvolta persino grottesco nella sua requisitoria realista. Vedi i riferimenti continui alla fellatio o la terribile ilarità davanti a un rapporto orale consumato da una tredicenne in cambio del suo smart phone. Parecchi momenti del film ci invadono con una specie di rottura cerebrale tale da smaccare la drammaticità degli eventi consentendo che la nostra condanna morale venga meno. Per queste ragioni e per la recitazione così neutrale e anticinematografica del casting, un film degno della massima attenzione. Si veda il tratto quasi comico della sequenza al centro commerciale, con la retata ai nomadi sfruttatori.
Il film identifica la società della difesa come inadatta a preservarla, per i problemi privati che finiscono in ufficio e viceversa, perchè non c'è modo di acuire il distacco tra un dramma personale e una tragedia vissuta sulla pelle di un giovanissimo, del suo stesso ambiente etc. E così i carnefici costretti a umilianti interrogatori sulla loro vita sessuale finiscono per diventare vittime del nostro sacrosanto diritto a disprezzarli.
Sono porte che si aprono per feste occasionali, per rituali che coinvolgono questa "classe" di poliziotti, e si chiudono davanti al potere esercitato dagli altri o alla marginalità dove è relegata la violenza sui minori rispetto ad altri reati comuni.
La nascita di un feto già morto o l'umanità di un agente nei confronti di un ragazzino africano sembrano appartenere allo stesso universo di codici. Dolore, realtà, coinvolgimento o indifferenza. Un film che spinge questi poliziotti a vivere per... precipitare (v. epilogo). Coraggioso, sconvolgente e umanamente bellissimo,