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ALLA LUCE DEL SOLE regia di Roberto Faenza

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italia87     8 / 10  06/09/2007 17:52:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
-Alla luce del sole- è un film che racconta di persone che credono, sbagliano, uccidono, mentono e hanno bisogno di aiuto. A Brancaccio, un quartiere isolato e inospitale della Palermo di inizio anni Novanta, la vita si svolge come sempre tra traffici illegali di droga, prostituzione e violenze familiari. Il nuovo parroco Don Puglisi(originario del quartiere) è appena tornato e si trova dinanzi ad una realtà che probabilmente aveva dimenticato da tempo. L’iniziale proposito di avvicinare i bambini alla chiesa fallisce, il mondo degli adulti influisce in modo brutale sull’infanzia, considerata come un ostacolo al normale svolgimento delle attività illecite. Da questo momento in poi la vicenda si trasforma in un crescendo di avvenimenti funesti: la voce del parroco durante le messe all’aperto viene completamente sovrastata dalla musica della radio(quasi si avesse paura di ascoltare la verità che tutti a modo loro nascondono), i soldi della lotteria per la costruzione del centro giovanile vengono rubati, Saro viene arrestato.
Sembra impossibile assistere a tanta violenza e meschinità, ma tutto è reale.
Faenza entra nelle vite di alcuni giovani protagonisti e mostra come per loro sia difficile allontanarsi dai “doveri” che troppo presto li hanno trasformati in uomini duri, ma tutt’altro che forti. I padri di famiglia usano violenza sui figli che provano interesse per le parole di speranza del parroco, le madri assistono impotenti, rassegnate e sanno nel profondo del cuore che le loro creature dovranno piegarsi alla volontà altrui o morire (il suicidio dell’adolescente entra come una scheggia nell’anima di tutti noi, le ultime parole rivolte al padre “Sai cosa? A questo motorino bisognerebbe
truccargli il motore per farlo andare più forte”, lo sguardo di sfida alla madre e poi il gesto). Lo sfondo temporale è quello di un’ Italia dilaniata dalla mafia, la notizia dell’uccisione di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, a distanza di soli due mesi arriva come un fulmine a ciel sereno e scuote la vita di Don Puglisi, delle suore e del giovane viceparroco. L’invito alla pace risuona ancora più alto:”quali sono i motivi che vi spingono ad ostacolare coloro che vogliono un mondo migliore per i vostri figli? Cosa vi fa paura? Il sorriso di un bambino?”
La denuncia del deposito clandestino di Cosa Nostra in tv ci prepara al triste epilogo: l’uccisione di Don Puglisi il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56esimo compleanno.
Il suo corpo giace a terra in piazza, la gente che lo vede si appresta a scappare senza prestare soccorso. Nessuno è incolpevole.
La condanna di uomini ormai degeneri o inselvatichiti nella difesa della “roba”, delle coscienze rattrappite, dei sentimenti paralizzati gli è valsa la vita, nonostante questo la sua voce risuona oggi come se la si ascoltasse la prima volta: “ le stelle ci sono anche a Brancaccio ma voi non alzate mai la testa” oppure la frase detta il giorno prima di morire:” non lasciate il mio corpo troppo solo”.
Ci sono persone che ti fanno restare aggrappato alla vita e te la cambiano anche se non te ne accorgi quasi mai.