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YOUNG ADULT regia di Jason Reitman

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  10/03/2012 19:29:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non sono sempre convinto che film nati con l'intento di stupire siano destinati a rimanere nel tempo. Film per cui si prova ammirazione, più che affetto. Come Tra le nuvole o il clamoroso Juno, per quanto (accidenti) deliziosi... Young adult invero funziona a meraviglia, e si candida fin d'ora fra le opere più importanti dell'anno. A dispetto della sua proverbiale lentezza, da commedia hard-boiled, è una delle più belle sceneggiature del cinema americano di questi ultimi anni.
E non solo perchè si usano espressioni tipo shabby-chic o si ascoltano frasi come "uno come me non può far altro che amare donne come te" (!!!).
E non è nemmeno tanto vero che sia impossibile provare empatia per Mavis Gary, così arrogante, sfasata, cinica e spudorata da suscitare, al di là della sua bellezza, una sorta di smaccato rifiuto.
E' un vero e proprio personaggio, che ricorda i Teenage Fan Club come la colonna sonora di un rapporto orale, che trascorre tempo dalla pedicure ed è ossessionata dalla bellezza come se fosse un DOVERE preservarla a lungo. Un'outsider che mostra gradatamente i segni delle sue debolezze, vittima soprattutto di se stessa. Ora non ricordo il nome della cittadina di provincia a lungo giudicata, ma questa comunità oligarchica, fatta di antiche spedizioni punitive verso "il diverso" e ritualistici/tronfi party per famiglie, tra sgraziate provinciali con prole e pseudo rock bands farebbe venire a chiunque la voglia di fuggire altrove. Solo che quell'"altrover" non è esattamente il paradiso prefissato dalla fragile e odiosa Mavis. Il tema del sogno (americano?) della fuga da una provincia asfissiante è molto cara alla letteratura made in Usa (vero Alice Munro?) ed è affrontato splendidamente. E allo stesso modo il rapporto tra due emarginati diversi e affini come Mavis e Matt costituisce un'implosione ora dolce ora durissima, una deriva che non lascia mai indifferenti (spoiler)
Ecco, diciamo che l'empatia che posso provare per Mavis è qualcosa di simile alla pietà. Pietà per un triste ritorno a un passato vivace, per chi ha dato molto - ehm - e ricevuto poco, per chi (da antologia il lungo dialogo con la sorella di Matt che si conclude con l'inevitabile recidiva frase impertinente) si illude di essere ancora una privilegiata. Una fuga e un ritorno che non si sa quanto prestabiliti calcolati o spontanei: perchè Matt non ha potuto fare altrettanto? Mi spiace che nessuno vada a vedere questo film, già nella mia lista di preferenze del 2012

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Rand  12/03/2012 12:37:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci andrò io! Ero già interessato ma dopo la tua recensione sono ancora più motivato! Grazie!