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FILME DO DESASSOSSEGO regia di Joćo Botelho

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elio91     7½ / 10  06/06/2012 18:12:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Fernando Pessoa ha viaggiato di più di tutti noi, nonostante non si sia mai mosso da Lisbona…il suo viaggio è certamente 'sovraumano' per portata e varchi aperti nella percezione e nella presa di coscienza della nostra condizione… Ho cercato di dare forma al pensiero, filmare il pensiero, cosa difficilissima…" (Joao Botelho)

L'impossibilità di filmare il libro dell'inquietudine di Pessoa è già nella sinossi della trama (di questo film e del libro): autobiografia senza avvenimenti di un personaggio immaginario. Pessoa, anzi l'eteronimo Soares sciorina una retorica affascinante, decadente, contraddittoria ma che (contraddittoriamente) rimane coerente, pessimista.
Botelho va premiato perché è riuscito nell'impresa ai limiti dell'inumano di filmare appunto il libro più famosi di Pessoa, quel capolavoro incompiuto di stati d'animo e riflessioni che toccano spesso e volentieri il sublime; ha dato forma al suo film con un estetismo visivo che cade nel linguaggio onirico ma riesce pure ad inquietare; ma la sensazione non è quella di vedere un film: subissato dalle parole angosciate di Soares, l'aspetto visivo sembra sparire eppure questa Lisbona del tempo presente ma in verità atemporale è affascinante quanto non mai. Spesso gli intermezzi musicali fanno avanzare una trama che non c'è, una storia che non ha senso di esistere, che non è mai esistita e che, come il libro incompiuto della grande inquietudine, esplicita frammenti impazziti di qualcosa che non è mai iniziato e mai finito.
Ma la musicalità della lingua portoghese, con monologhi a tratti di sconvolgente bellezza (come quello di una ballerina nella parte finale) viene anche smorzata da momenti musicali che appaiono non del tutto sensati ai fini ultimi dell'opera.
La stessa furia cieca di Soares, che non mi immaginavo di certo cosi quando lessi il libro, ovvero un giovane inquieto, certo, ma furioso e tormentato, rischia di cadere nel pessimismo co(s)mico.

Un'occhiata dategliela senz'altro se conoscete Pessoa, anzi direi che siete obbligati se vi piace. Altrimenti dubito questo tipo di cinema eccessivamente distruttivo e interiormente parlato faccia per voi.
Complimenti comunque a Botelho per essere riuscito nel suo intento di far sparire l'immagine (pure bella da vedere) dietro la parola ipnotizzante evocata da Pessoa.