Dom Cobb 7 / 10 02/05/2012 17:44:56 » Rispondi Dopo un primo, timido tentativo nella serie TV Climax!, finalmente viene partorito il primo lungometraggio ufficiale incentrato su un personaggio già famoso allora, e che oggi è diventato parte della cultura popolare: James Bond, l'Agente 007. E questo, secondo me, è già un valido motivo per guardarselo: perché, se non avessero fatto questo, non avrebbero potuto farne altri (in origine fu scelto l'adattamento del romanzo "Dr No" proprio perché meno costoso). Per quanto riguarda il film in sé, quello è un altro paio di maniche: nonostante Licenza di uccidere garantisca senza dubbio un paio d'ore in allegria, non si può dire che sia perfetto. La regia è buona, ma senza particolari guizzi, la sceneggiatura lo stesso, anche se forse sono state proprio caratteristiche del copione (il vodka martini, la presentazione di sé stesso del personaggio principale) a decretare il successo della pellicola. Il ritmo è decente e l'intreccio godibile quanto basta, questo anche grazie a delle interpretazioni decisamente promosse (Connery su tutti), ma la noia è dietro l'angolo, complice la sostanziale mancanza di azione e l'assoluta prevedibilità della trama, sviluppata in modo non proprio originale. Alla fine, l'unica cosa che tiene alta l'attenzione, è quel misterioso fascino che caratterizza tutte le vecchie pellicole e il fatto che s tratti del capostipite di una serie esistente ancora oggi. E, una volta tanto, queste ragioni sono più che sufficienti.
Il Dr No e le sue mani metalliche sono forse l'elemento più memorabile del film; peccato che le usi così poco...
Dom Cobb 17/09/2019 15:42:52 » Rispondi Un agente britannico e la sua segretaria scompaiono in Giamaica in circostanze misteriose. Per compiere le indagini, i servizi segreti inviano l'agente James Bond 007, il quale fra vari attentati contro di lui, seduzioni e incontri con pittoreschi personaggi, segue una traccia che pare condurre all'isola di Crab Key e al suo proprietario, il misterioso dottor No... E' raro trovare un personaggio, letterario o cinematografico, che abbia lasciato il segno nella cultura pop moderna quanto l'agente 007: sulla faccia della terra non c'è nessuno che non abbia mai sentito il suo nome almeno una volta o che, nel sentirlo pronunciare, non pensi immediatamente alle donne, agli smoking, ai gadget e alle macchine cui il personaggio viene associato di solito. I romanzi di Fleming si erano già rivelati un successo, ma sono stati i film, prodotti dall'affiatata coppia Saltzman-Broccoli, a far compiere a Bond e al suo mondo il balzo di popolarità e il salto di qualità definitivi. E, se si esclude un povero e dimenticabile adattamento per un episodio della serie televisiva "Climax!" durante gli anni '50, è iniziato tutto con questo film nel lontano 1962. "Licenza di uccidere" presenta già gran parte degli elementi che andranno a caratterizzare la serie sul grande schermo negli anni a venire, sebbene in forma ancora abbastanza grezza: il glamour tipico di quegli anni, l'atteggiamento di Bond a metà fra il galantuomo e l'assassino privo di scrupoli, i veraci appetiti in fatto di donne e località esotiche, in questo caso le isole giamaicane, e ultimo ma non meno importante, un cattivo degno di nota. Fin dall'inizio, i fantasiosi titoli di testa del leggendario Maurice Binder e la famigerata sequenza a canna di pistola ci immergono in un mondo vagamente surreale, a tratti al limite del fumettistico, dove bizzarrie al di fuori del normale sono per i protagonisti normale amministrazione,
Fra di esse la più eclatante è senza dubbio il "drago", una specie di vecchio carro armato con ornamenti dipinti addosso e munito di lanciafiamme, che incede borbottando sulle pozzanghere della palude.
e il film fa un ottimo lavoro nello stare in bilico sul recinto dell'ironia fra le righe, suggerendo di non prendere tutto troppo sul serio senza però mai precipitare nell'autoparodia. E' un compito difficile, ma la regia sicura del mestierante Terence Young riesce nell'intento e viene coadiuvata dalla performance di un ancora misconosciuto Sean Connery: il dibattito su quale sia il miglior Bond al cinema è uno di quelli che non cesseranno mai di scuotere gli appassionati, ed io non sono tipo da prendere parte a certe diatribe; comunque, Connery si dimostra all'altezza, conferendo al personaggio quel miscuglio di charme tipicamente inglese e cruda durezza quando si tratta di venire alle mani, nonché la leggerezza necessaria a rendere efficaci le sue tipiche freddure. Sul versante tecnco, la parte del leone la fanno le futuristiche scenografie di Ken Adam, che nonostante il budget estremamente ridotto riesce a creare un look e un feel unici e inimitabili; purtroppo, per il resto si viaggia su livelli standard, buoni ma non eccezionali; e questo credo sia il più grande difetto che si possa riscontrare nel film. Si tratta in fondo del primo della serie, il che significa che ci si trova ancora in fase di rodaggio: il già menzionato basso budget si nota nel limitato uso di locations e nella mancanza di vere e proprie scene d'azione, se si esclude l'esplosivo finale, per non parlare di effetti speciali estremamente artigianali;
Il (fortunatamente) breve inseguimento in auto, giocato tutto su effetti di retroproiezione, è un gioiello di pacchianità e la base del dottor No che salta in aria nel finale è chiaramente un modellino.
le musiche di Monty Norman hanno poco da offrire al di là del celeberrimo tema principale, e anzi qua e là creano effetti vagamente comici,
La scena dove Bond schiaccia il ragno nella sua stanza d'albergo, pur iniziando abbastanza bene, si avvicina molto nei toni a un cartone di Tom e Jerry.
mentre la sceneggiatura si limita a dare il minimo sindacale. Non che i dialoghi siano brutti o scritti male, però manca ancora il brio dei capitoli successivi, e lo svolgimento stesso, dopo una prima ora bene o male abbastanza accattivante, si affloscia un po' nella seconda parte, con un ritmo fin troppo lento, almeno per gli standard odierni. Anche il villain di turno, il dottor No del titolo originale, in fin dei conti è un po' uno stereotipo, ma viene salvato dall'interpretazione saggiamente sotto le righe dell'attore Joseph Wiseman e dal fatto che, in ogni caso, i cattivi di questi film, come gli altri personaggi non sono mai stati e non intendevano essere un modello di profondità.
L'unica scena che si salva, e che anzi si rivela essere migliore di tutte le altre, è il confronto a cena fra Bond e il dottor No, dove i dialoghi, la regia e le interpretazioni danno il meglio di sé.
Comunque, al netto di queste facilonerie, abbastanza perdonabili, ci troviamo di fronte a un prodotto di onesto intrattenimento che fa bene il suo dovere, ammantato di un gradevole fascino retro che solo un certo tipo di cinema vecchia scuola sa ricreare. Non rappresenta l'apice della serie, ma come inizio è più che accettabile.