Dom Cobb 10 / 10 02/05/2012 20:14:58 » Rispondi Le riflessioni su questo punto sono state lunghe, ma infine ho deciso di schierarmi con quelli che affermano la superiorità di Dalla Russia con amore sugli altri Bond di Connery. Questo perché ciascun membro del cast e della troupe sembra essere ormai completamente a proprio agio in quello che già allora era diventato una sorta di genere filmico a se stante: la regia di Terence Young è ferrea e, unita a una sceneggiatura che davvero non sbaglia un colpo, regala uno spettacolo di suspence ininterrotta dal primo all'ultimo minuto; Connery si è ormai calato nel personaggio e, nonostante la sua gamma espressiva non sia proprio vasta, da una buona prova di sé; memorabili anche i villain, dal "tosto" Robert Shaw alla meno presente ed incisiva Lotte Lenya, di cui si ricorda più che altro il mitico stivale con la lama. Che dire invece della colonna sonora? Assolutamente niente: rispetto al capostipite, con il quale è diventata famosa, qui cambia poco o nulla, e per quel che mi riguarda, la canzone di Matt Munro non dice niente. Comunque, ciò non toglie godimento alla visione, e vi garantisco che, se siete appassionati di film di spionaggio o se siete fan di Bond e questo non l'avete ancora visto, durante lo scorrere del tempo vi risulterà difficile guardare l'orologio.
Da segnalare, per la prima volta in un Bond-movie, una scena prologo che fa calare subito nell'atmosfera del film...
Dom Cobb 08/01/2022 16:25:57 » Rispondi L'organizzazione SPECTRE intende impadronirsi di una macchina da decifrazione russa nota come Lektor: per riuscirci manipolano i servizi segreti russi e inglesi utilizzando i loro rispettivi agenti Tatiana Romanova e James Bond come ignare pedine in un mortale gioco di raggiri, tradimenti e inganni... Il secondo episodio della saga cinematografica di 007 si dimostra fin dall'avvio un miglioramento sul precedente "Licenza di uccidere" sotto praticamente ogni livello: dopo il successo planetario dell'opera prima era naturale proseguire, stavolta con un budget leggermente migliore e la fonte letteraria prontamente pescata fra i dieci libri preferiti dell'allora presidente americano Kennedy. Il risultato si discosta dall'avventura esotica degli esordi e assume i connotati di un teso thriller spionistico sullo sfondo della guerra fredda, che in quegli anni grazie alla crisi di Cuba aveva raggiunto uno dei suoi apici, con qualche contaminazione da maestri del genere come Len Deighton (addirittura contattato per una prima stesura dello script) e John Le Carré. In questo beneficia dell'ambientazione sul Bosforo, con una Istanbul splendidamente fotografata da Ted Moore, e delle suadenti colonne sonore del grande John Barry, qui al suo primo vero contributo alla saga. La formula tipicamente bondiana si raffina, aggiungendo ai suoi elementi ricorrenti un prologo opportunamente legato alla vicenda principale e si fanno anche largo i primi gadget,
In questo caso una valigetta super-accessoriata, con tanto di fucile da cecchino, sovrane d'oro, coltelli nascosti e barattoli da borotalco con gas lacrimogeno.
sebbene ancora si rimanga lontani da certi eccessi raggiunti in futuro. L'atmosfera in effetti riesce a mantenersi fumettosa nonostante lo svolgimento sia votato a un approccio più realistico e terra terra, un miscuglio che funziona sorprendentemente bene. Merito di una regia molto più sicura e dalla mano salda e di una sceneggiatura magari un po' piena di spiegoni (necessari comunque per rendere più chiara la trama) ma in ogni caso a prova di bomba; il ritmo inoltre evita gli affossamenti del precedente film e rimane costante fino alla fine, grazie anche a una maggiore enfasi su scene d'azione ottimamente coreografate nel terzo atto che qua e là strizzano l'occhio al maestro Hitchcock.
L'inseguimento in elicottero, come già osservato da molti, pare un chiaro omaggio al film "Intrigo internazionale"
L'unica pecca forse è da ricercare in un climax finale che procede un po' per accumulo e non in maniera molto fluida, con inseguimenti per aria, per terra e sull'acqua che si susseguono uno dopo l'altro sebbene la trama sia idealmente già giunta al capolinea; e a tal proposito anche la love story con la Bond girl di turno, Daniela Bianchi, risulta fuori posto e sviluppata in maniera abbastanza incerta,
Romanova dovrebbe fingere di amare Bond e per tutto il film non viene fatto capire se e quando invece si innamora sul serio; né ci viene dato un indizio sulla sua vera lealtà, su quale sia la sua reazione nello scoprire che anziché lavorare per la Russia era una pedina della SPECTRE.
forse anche perché la sua recitazione non è esattamente delle migliori. Questo nonostante il cast in generale se la cavi bene, con un Connery sempre più a suo agio, un magnifico Pedro Armendariz il cui Kerim Bey è una delle spalle più riuscite della saga e una galleria di cattivi memorabili (Lotte Lenya e Robert Shaw, ma anche il viscido Kronsteen di Vladek Sheybal), le cui apparizioni vanno anche a ingrandire e arricchire il surreale mondo di James Bond e testimoni di una gustosa eredità cinematografica ben viva ancora oggi.
Si segnala qui la prima comparsa del fantomatico Numero 1 della SPECTRE e del suo leggendario gatto persiano, figure iconiche che hanno fatto scuola.
Perciò in definitiva, "Dalla Russia con amore" si conferma un solido thriller vecchia scuola, ben confezionato e realizzato; sebbene non raggiunga le vette del "Grande Cinema" come lo intendono gli esperti, ha contribuito ad allargare una sua nicchia di onesto intelligente intrattenimento, l'ideale antenato dei blockbuster che al giorno d'oggi sono la principale componente del cinema mainstream. VOTO: 9