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L'UOMO INCAPACE regia di Naoto Takenaka

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Tumassa84     8 / 10  13/05/2012 03:27:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film d'esordio alla regia per il grande Takenaka Naoto, conosciuto soprattutto come attore e come comico, ma in realtà artista molto più poliedrico. E si tratta di un'opera davvero strana, originale e senza dubbio coraggiosa. Il protagonista Sukezo è un ex-mangaka, innamorato della sua arte a tal punto da non volerla svilire per ragioni commerciali. Rifiuta quindi qualsiasi offerta da parte dei vari editori, nonostante ciò voglia dire condannare alla povertà se stesso e la sua famiglia. Non avendo alcuna altra abilità oltre a disegnare manga, egli decide di arrabattarsi vendendo le pietre che raccoglie lungo un fiume.

Qualsiasi elemento del film è irresistibilmente tristissimo, da lui che vende le pietre sotto una catapecchia ai vari membri del circolo delle pietre; in una comicità che in questo senso può un po' ricordare quella di Fantozzi (pensate alla tristezza che infonde la sua famiglia). Se esiste un contrario del termine "cool", quella è parola più adatta a descrivere "Nowhere Man"; e in alcuni frangenti Takenaka è davvero geniale in questo tipo di comicità.

Ma c'è una cosa che invece è profondamente cool, che è la fierezza con cui il protagonista rifiuta categoricamente di scendere a compromessi con il mondo dell'editoria, difendendo la purezza della propria arte. E questo nonostante le pressioni continue non solo degli editori, ma anche della moglie che non ne può più di vivere in povertà e vedere il marito vendere pietre o trasportare la gente da una riva all'altra del fiume per pochi yen. E' il rifiuto non solo di svendere il proprio talento, ma anche di perdere la propria identità individuale in favore di quella sociale: Sukezo non vuole essere un mangaka, vuole essere Sukezo. E se la società non gli permette di essere Sukezo (perchè non accetta i suoi manga cupi e desidera che egli scriva opere più allegre e spensierate), piuttosto di scendere a patti e smettere di essere se stesso per farsi accettare dalla società, egli decide di rimanere povero ed emarginato ma per lo meno di continuare ad essere Sukezo.

Non per niente siamo agli inizi degli anni '90, che sono segnati la fine del periodo di crescita esponenziale dell'economia giapponese e lo scoppio della bolla economica. Takenaka dimostra di essere sensibilissimo ai cambiamenti della società giapponese che hanno appena iniziato a manifestarsi: l'atteggiamento di Sukezo è la manifestazione che il modello per cui bisogna sacrificare se stessi per il bene della società, e in cui la realizzazione della persona coincide con il prestigio sociale è finito; ed è iniziata un'era in cui le persone preferiscono magari essere più povere ed emarginate ma rimanere se stessi. Un'era in cui, come la sua stessa famiglia alla fine capirà, è più cool vendere sassi sulla riva di un fiume che non diventare un mangaka di successo piegandosi ai voleri degli editori.