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SISTER regia di Ursula Meier

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  24/05/2012 17:31:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da quando i Dardenne hanno cominciato a fare cinema, una generazione di (ottimi) cloni ha adottato questo parametro di cinema-verità minimale e antiretorico, specialmente sul tema dell'infanzia o dell'adolescenza. In realtà è un cinema non nuovo in Europa: nomi come Marcel Pagnol e, successivamente, Bresson dovrebbero dirci qualcosa. Il fatto che il cinema del disagio sociale sia sempre più vicino alla nostra sensibilità non è certo un dato edificante: sembra che quelle vite sbandate ci appartengano. E la Meier è brava, soprattutto raccontando un rapporto (non importa che tipo di parentela) già interrotto dai germi della "separazione". Un conflitto di mondi così vicini e così lontani dove si reclama il diritto meschino alla propria sopravvivenza. Emblematico il fatto che, mentre il ragazzino è alla ricerca di un'identità materna, le classi sociali mantengano inalterato il loro codice, anche quelle medie che non disdegnano di comprare merce rubata pur intuendone la losca provenienza (!!!). Se si arriva a pagare l'amore, la distanza è incolmabile. Gli ultimi 15 minuti del film (concordo con il commento precedente sulla superiorità del secondo tempo) sono quanto di più straziante si possa vedere in un film europeo. Per molto tempo tutto sembrava soffocato dalla quotidianità, poi c'è questa specie di libertà che non ha ali abbastanza forti per agguantarla