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NAKED BLOOD regia di Hisayasu Sato

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  30/10/2013 10:41:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A loro insaputa tre giovincelle vengono sottoposte ad un esperimento mirato all'annullamento del dolore. Il farmaco somministrato carica loro il cervello di endorfina fino a procurare effetti devastanti.
Le ragazze sono etichettate e individuate sbrigativamente: c'è la vanesia, la cicciotella devota ai piaceri di gola e la tipa complessata incapace di dormire. Ben presto due di loro cominciano a infliggersi ferite sempre più tremende, dalle quali anzichè atroce dolore traggono godimento. Una sorta di orgasmo.
"Naked Blood" in certi frangenti disturba non poco e potrebbe far storcere il naso anche ai fans più duri dello splatter; in particolar modo le lesioni che si procura la tipa amante del buon cibo sono decisamente estreme.
Hisayasu Sato però non ha come unico obiettivo lo shock visivo, tanto che le prime efferatezze giungo solo verso metà film a sottolineare la volontà di comporre qualcosa che non sia solo un compiaciuto festival degli orrori.
Si va oltre amputazioni, spilloni nelle carni e mani fritte nell'olio bollente (si, proprio così!), troviamo un pizzico di romanticismo grottesco condito da numerosi passaggi surreali. Basti pensare che la presenza insistita di un cactus diventa metafora parallella della condizione in cui versa la protagonista insonne. La pianta con i suoi minacciosi aculei, in grado di sopravvivere solitaria in terreni aridi è un po' come Rika, la ragazza in questione, avversa al mondo circostante soprattutto per la sua incapacità di adeguarsi.
Il weird in tipico Japan-style quindi non manca, simbolismi e situazioni che spesso sfuggono l'umana comprensione si avvicendano non sempre convincendo; al tempo stesso abbiamo un ritratto sociale pessimista, dove il bisogno surclassa il normale e logico benessere. La brama di apparire (la ragazza avvenente) e di possedere (la ragazza che si strafoga di manicaretti) sono sintomi di una deprimente tendenza sociale alla quale sottrarsi è quasi impossibile.