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MILANO TREMA: LA POLIZIA VUOLE GIUSTIZIA regia di Sergio Martino

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Spotify     5½ / 10  25/08/2021 06:23:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non un gran poliziottesco di Sergio Martino che, in genere, è un maestro di tali pellicole.
A conti fatti sono rimasto un po' deluso, anche perché il film era partito benissimo nei primi 10 minuti. Però, col passare dei minuti si palesano soluzioni di sceneggiatura discutibili e scene piuttosto inverosimili, tanto da far diventare il tutto piuttosto dozzinale.

La trama vede protagonista Giorgio Caneparo, un commissario di polizia dai metodi molto rudi e non sempre efficaci. Un giorno, Caneparo uccide due banditi che erano riusciti a fuggire da un treno che li stava trasportando in prigione, malgrado questi si fossero arresi. Intanto, il commissario Del Buono, amico e collega di Caneparo, sta indagando su una seria di rapine in tutto il nord Italia e sospetta che dietro questi atti di criminalità, ci sia qualcosa grosso. Successivamente Del Buono, mentre torna a casa, viene assassinato. Caneparo, furioso per ciò che è accaduto, vuole vendicare l'amico e si infiltrerà nella malavita lombarda per scoprire chi si cela dietro tale l'omicidio e le rapine.

Sergio Martino firma dunque un film che non è solo una semplice storia di delinquenti contro polizia, ma guarda soprattutto alle organizzazioni segrete sovversive, che negli anni 70 erano sparse un po' ovunque in Italia. Procedendo, il film assume toni quasi gangsteristici, ma l'obiettivo di Martino era quello di evidenziare le connessioni tra malavita e politica.
Peccato che tale presupposto fallisce miseramente a causa di una strana quanto banalissima argomentazione dei fatti da parte del regista. Per buona parte della pellicola, vediamo il protagonista intento a fingere di essere un gangster e quindi tentare in tutti i modi di entrare nelle grazie dei boss. Poi, quando la verità viene a galla, si risolve tutto in fretta in furia con una sorta di duello finale tra "Caneparo" e chi sta a capo dell'organizzazione. Fine. Al termine della visione si resta sul serio con l'amaro in bocca per un epilogo con zero suspense. Il colpo di scena c'è, ma viene sviluppato malissimo.
Anche ciò che il regista voleva trasmettere appare poco chiaro: a primo impatto, il messaggio parrebbe essere abbastanza nichilista, (elemento caratterizzante di molti altri poliziotteschi dell'epoca) con la vendetta e la violenza come uniche armi a disposizione per combattere le ingiustizie. Poi però, da quanto si può evincere dalla decisione finale di "Caneparo" (vedi spoiler), il buon senso parrebbe trionfare ancora una volta. Chiaramente questa è la mia lettura riguardo ciò che il director voleva comunicare, ma ugualmente non sono rimasto convinto. Mi è parso tutto troppo confuso.


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La sceneggiatura è forzatissima. Ernesto Gastaldi studia una serie di situazioni fin troppo contorte, appesantendo la storia in maniera notevole. Ad esempio, tutto lo stratagemma che "Caneparo" adotta per ingraziarsi i malavitosi è eccessivamente arzigogolato, nonché inutile. Anche la sequenza dell'ultima rapina non convince. I dialoghi sono abbastanza anonimi. Almeno la stesura dei personaggi è decente, ognuno di loro ha una buona delineazione. I colpi di scena sono scritti bene ma realizzati male, come nell'esempio che ho segnalato prima.

Altro difetto rilevante è il montaggio, troppo frammentato e spesso impreciso. Diverse scene vengono tagliate ancor prima che si concludano.

La caratterizzazione dei personaggi da parte di Martino non è male, sono tutti credibili. Il soggetto di "Caneparo" magari soffre un po' dei cliché tipici di questo tipo di protagonisti, però riesce ad incutere una certa simpatia nello spettatore.

Il ritmo è un po' altalenante. La partenza del film è bella forte, poi si alternano momenti significativi di stallo ed altri più movimentati. Nel complesso comunque, non ci si annoia e la pellicola si lascia guardare.
Qualche momento di tensione non manca di certo, ed è qui che Martino si conferma un ottimo regista. Questi riesce a creare suspense con dei semplici e lenti movimenti di macchina che sono davvero funzionali. Le scene di inseguimento tra le auto sono ben fatte, realistiche quanto basta.

La fotografia è praticamente incolore, però è una scelta che mi è piaciuta, in quanto così si esalta ancora di più l'aria disfattista del film. A ciò, si associa una scenografia spoglia, desolante. Il film infatti è ambientato in gran parte nelle periferie milanesi, mostrandoci una realtà difficile.

Bella la colonna sonora anche se un po' ridondante. Però risulta efficace con un tema che si presta bene alla vicenda.

Il cast è di discreto livello: Luc Merenda fa una buona interpretazione del commissario "Caneparo". Riesce a dare al personaggio un taglio particolarmente duro, servendosi di sguardi severi e dialoghi freddi e distaccati. Non mancano però momenti dove Merenda riesce ad essere più disteso, come ad esempio quando sta insieme a "Maria Ex". Tra gli altri attori, ho apprezzato la prova di Silvano Tranquilli, nel ruolo di un subdolo doppiogiochista.


Conclusione: luci e ombre in quest'opera di Sergio Martino. Alla fine è un prodotto che riserva diversi lati positivi, però ci sono delle pecche grossolane che potevano essere evitate. Mi spiace, ma alla sufficienza il film non ci arriva.