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DJANGO UNCHAINED regia di Quentin Tarantino

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Terry Malloy     9 / 10  21/01/2013 11:10:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un certo senso Tarantino è una sorta di Altman citazionista, cinefilo e esagerato. Ma è impossibile non vedere sempre di più come al grande regista di Pulp Fiction la questione dell'ingiustizia storica stia sempre più a cuore. Tarantino ha bisogno, come tutta l'America, di macchiarsi di serietà.
E' altresì ovvio che "Bastardi senza gloria" e "Django" (accomunati dalla presenza di un attore immenso come Waltz, finalmente eroe buono e sensibile, direi un vecchio Biondo di leoniana memoria, tornato dalle tenebre dell'Ade cinematografico per aiutare un nuovo e bellissimo eroe) costituiscono un filone a parte della filmografia tarantiniana. Tarantino abbandona la via della citazione fine a se stessa, da un cinema di spettacolo altamente qualitativo e si fa esplodere in un nuovo tipo di cinema, che sfrutta i generi per parlare di qualcosa che sia anche serio. E' in questo senso, pienamente postmoderno. Forse, dopo Altman, è l'ultimo e unico regista in grado di rappresentare il postmoderno nel cinema. Quindi do ragione a goat dicendo che è (diventato) uno dei registi più innovativi e importanti della storia del cinema, soprattutto recente. Però si sentono troppi luoghi comuni in giro: un regista NON è grande se fa un tributo allo spaghetti western *****. NON è grande perché sa citare Leone e tutti gli altri. *****.
Un regista è grande se dietro a una storia epica e fantastica, fatta di leggende tedesche e cowboy negri giustiziatori e vendicatori, fatta di Dumas e di uno (questa volta lo possiamo dire) spettacolare Leonardo Di Caprio, ci mette il Disagio. Perché io penso di essere stato l'unico in tutta la sala a ridere francamente poco. Un conto è la parodizzazione del Ku Klux Klan, veramente da lacrime agli occhi. Ma un conto è quello sguardo triste, preoccupato, angosciato, pensieroso di un uomo europeo, abituato all'ironia e alla freddezza di un lavoro in parte giusto, che ricorda un uomo sbranato dai cani. "No, è che io sono più abituato agli americani di lui" [sic]. E' evidente che la cultura storica di Tarantino è una cultura cinematografica. Ma la sua abilità tecnica, visiva, estetica, memorialistica ora finalmente serve a qualcosa: a far pensare.
ferro84  22/01/2013 19:48:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E che mi dite di Franco Nero il negriero italiano che perde la scommessa?

Non andate oltre le cose che Tarantino dice, in genere parla tanto ma dice sempre molto poco.
E' un film divertente e va preso per quello che è.
Terry Malloy  22/01/2013 19:51:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E chi, quando e perché siamo andati oltre, di grazia?

Certo che è un film divertente. Anche Infinite Jest e La Coscienza di Zeno sono divertenti. Ma di cose ne dicono e tante.
ferro84  23/01/2013 02:38:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma quindi anche tu fai parte della setta? Ma vi battezzano prima di entrare non avrai altro regista al di fuori di Tarantino
Terry Malloy  23/01/2013 20:34:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Guarda, detto tra noi, i miei registi preferiti sono Truffaut, Fellini Tarkovskij e Lynch, ma il tuo commento è tra le cose più ignoranti e supponenti che abbia mai letto e dato che amo il cinema dico quello che penso.
Lucignolo90  21/01/2013 18:58:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Finalmente leggo cose sensate su questa pagina.....complimenti.....Tarantino il copione furbacchione (cit. di altri...)
Terry Malloy  21/01/2013 19:44:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grazie!
elio91  21/01/2013 11:43:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci ho ripensato molto a questo film, me lo sono pure rivisto in originale (a me il doppiaggio non è dispiaciuto ma in originale... tutta un'altra storia. Non capisco perché Don Johnson in italiano abbia quella voce quasi parodistica...).
Allora, io ho scritto più volte che Tarantino era un grande regista perché non aveva mai trattato seriamente temi morali nel suo cinema, profondamente amorale e dedito solo al divertimento.
L'ho scritto anche di Django tralasciando la componente sul razzismo, anche se alcune cose mi sono balzate all'occhio (Waltz come unico che non tratta Django come uno schiavo né capisce lo schiavismo, perché europeo e non americano).
Quando ripenso alla scena del KKK mi viene da ridere... ma effettivamente ora ripenso alla lotta dei mandingo, scena che mi ha fatto rabbrividire, o ai tormenti di Waltz che ripensa all'uomo sbranato... hai ragione tu, Tarantino ha portato una componente serissima nel suo cinema e l'ha trattata alla sua maniera, tanto che non me n'ero nemmeno accorto più di tanto. Quelle sequenze hanno un impatto davvero forte, non è il solito cinema che si cita e parodizza, hanno una base reale solidissima. I tempi della vendetta della sposa, divertente ma che in fondo non era credibile in termini di "reale", sono lontanissimi.
Ciò detto, io spero che continui su questo percorso. Sta dirigendo solo grandi cose, attualmente è il regista vivente più qualitativo (Lynch, Haneke e Kitano a parte, ma primo e terzo sembrano essersi uno ritirato e l'altro ammorbidito).
Terry Malloy  21/01/2013 11:58:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie, elio. Mi sono reso conto mentre lo guardavo che non era il solito Tarantino. L'interrogativo aleggiava nella mia mente dai tempi (davvero lontani) di Inglorius Basterds. Non avevo capito quel film così diverso dai soliti. Ma Django completa una saga binomiale basata su una riflessione storica, sull'orrore. Perché francamente di orrore si tratta. La gente guarda Tarantino, Friedkin, i Coen e ride. Ride di gusto, ma non sa bene perché. Non è un male, ma non è neanche un bene. Sembra quasi che solo gli europei possano far film seri (Haneke) e che se sei americano per forza ci deve essere una componente umoristica. E' il prezzo che lo stesso Tarantino paga al suo cinema. E' un cinema di massa, ma pochi ne capiscono la portata di grande serietà.
Tarantino subito non aveva bisogno di trattare temi morali, nel suo cinema. Anche se in parte Pulp Fiction costituisce un'eccezione.
Ma è evidente che è un regista serio, poiché è maturato. E' un uomo colto che conosce l'America e si interroga su di essa, né più né meno di come fa Anderson. Ma Tarantino è anche uno che ama il cinema alla follia, la storia del cinema, e questo, oltre a costituire la sua cifra stilistica più evidente e che l'ha baciato col successo, può creare confusioni, e può sembrare l'unico suo pregio.
elio91  21/01/2013 12:18:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo su Pulp Fiction, anche se per me Django rappresenta un caso unico nella sua filmografia. Ovvero, in Pulp Fiction ci sono temi come la redenzione e il peccato, inoltre lo speciale di Amterme è davvero esaustivo sotto questo aspetto, ma sono trattati sullo sfondo rispetto all'economia destrutturata e citazionista del film.
I Bastardi trucidano Hitler e Goebbels grazie ad una ebrea e un uomo di colore, ma si ritorna più nel cinema fracassone e quasi provocatorio in tal senso.
In Django le scene dei Mandingo sono disturbanti. Fino ad ora Tarantino ha già tagliato orecchi a poliziotti, fatto esplodere arti e ucciso donne nel suo cinema, ma non c'era una reazione di cosi forte repulsione che invece in Django è forte in varie scene.
Ma la sua coerenza è stato appunto scrivere una sceneggiatura che non si discosta dal suo solito cinema: il protagonista è un ex schiavo in cerca di vendetta, non esita a fare uccidere altri della sua razza né è interessato a liberare altri che la sua donna. il domestico di Monsieur Candy è un nero fetente e bastardo quanto i bianchi, se non di più. Non ci sono esempi da seguire... forse solo Waltz paradossalmente, uno dei personaggi più positivi del suo cinema insieme a Max (Jackie Brown) e la stessa Jackie che ha i suoi lati oscuri però.
Terry Malloy  21/01/2013 12:24:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
e aggiungerei Jules di Pulp Fiction.
Comunque hai ragione, probabilmente sta prendendo una via sempre più moralistica, e non è assolutamente un male. Da Tarantino mi aspetto originalità e ne trovo sempre, anche se i connotati del suo cinema cambiano.
elio91  21/01/2013 12:29:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Jules l'avevo scritto, ma poi ho pensato che in fondo lui cambia alla fine del film. Però hai ragione ancora, in fondo è l'unico che decide di uscire da una vita di peccato... anche se sempre in un senso di parodia.

In tal senso anche il Tim Roth ne Le Iene sarebbe andato bene ma in fondo non più di tanto...
julian  26/01/2013 03:21:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Interessante analisi, condivido molte cose.
Terry Malloy  26/01/2013 11:43:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Onore!