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DELICATESSEN regia di Marc Caro, Jean-Pierre Jeunet

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     6½ / 10  07/01/2014 04:42:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Jeunet e Caro, avete fatto un film decisamente strano.
Il primo problema di Delicatessen è che ondeggia troppo nel registro stilistico. Dopo un prologo post-apocalittico, il film inizia a correre a destra e a sinistra, passando dalla "bassezza" della commedia demenziale al thriller/horror espressionista nell'ambito di tre quarti d'ora.
Il secondo risiede nel fatto che non è una commedia "corale", ma pare piuttosto Commedia dell'Arte anacronistica, nei mille personaggi stereotipizzati che si trovano protagonisti o meno di mille trame e sottotrame.
La figura del locandiere prende Goldoni e lo trasporta 3 secoli nel futuro, ma Clapet preferisce travestirsi da boss della mafia trapiantato dai noir del cinema americano classico, con tanto di sicario (il postino Chick Ortega); come macchiette/servi, due artigiani mettono in gioco il rango sociale come elemento comico in una situazione surreale; la bruttezza del circense Louison ricorda certi volti del neorealismo italiano con tanto di bambini "di strada" complici delle sue gesta; un piccolo esercito di irriducibili, l'uomo delle lumache, la coppia di pazzi fanno il loro ingresso come in siparietti teatrali...
I personaggi vengono presentati molto velocemente e legati a livello narrativo, ma sparati non nelle 3 ore di Altman, ma in un'ora e tre quarti di cinema francese.
Il che di sicuro è un merito, se si considera che comunque si apprezzano da morire (= non possono non star simpatici) malgrado la loro tipicità.
Ma che non lo è se non si riesce ad approfondirli, o peggio lo si fa a metà dando uno spunto e facendolo stagnare (dov'è finita la possibile riflessione sulla società dei cannibali fra il macellaio e la figlia?)
In un bordello di stili, registri, chiavi di lettura e colpi di scena, da Delicatessen ne esco stordito. Decisamente divertente ma troppo disorientante: commedia nera, sentimentale, demenziale? Thriller? Drammatico con implicazioni psicologiche? Surreale?
Forse niente e forse tutto.
Di sicuro lascia spaesati, nel suo alternarsi di "grandi" momenti - le jam session improvvisate, con violoncello e seghe (musicali) - ad altri veramente scabecci - gli sgangherati tentativi di suicidio di Aurore -.
Forse troppo balordo? Per il momento sì, ma qualcosa mi dice che invecchierà bene nella botte cranica. Necessita probabilmente una seconda visione per coglierne il vero senso, e so che nel sottobosco altri elementi interessanti verranno fuori.