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THE AVIATOR regia di Martin Scorsese

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williamdollace     9 / 10  02/04/2010 20:05:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Non dirmi che non lo posso fare e non dirmi che non può essere fatto"
(Leonardo Di Caprio/Howard Hughes)

Howard Hughes/Leonardo DiCaprio: Angeli dell'Inferno. Una dell'opere fondamentali del cinema scorsesiano. Ogni dettaglio anche insignificante assume l'assioma di una pura significanza strategica o illogica.

"non sei al sicuro Mai": qu – a – erre – a – enne – ti – e – enne – a: quarantena.

la quarantena di un io strabordante, spinto oltre ogni limite, come solo i grandi che hanno cambiato la Storia, eppure debole all'eccesso, fragile, immortalato da un montaggio nevrotico in grado di far impallidire Chiunque, la regia di Scorsese furiosa invadente e allo stesso tempo in disparte, scegliendo tempi e modalità in modo pressoché perfetto, come si mettesse semplicemente ad osservare il Caos che è l'essere umano, un io libero di fondare e sfondare porte d'infezioni ["Se c'è una variazione, sia pure infinitesimale, l'intero procedimento, deve essere ripetuto dal principio, ripetuto dal principio, ripetuto dal principio.."], rivendicare non il concetto di megalomania, ma il concetto stesso di disporre del proprio intelletto e della propria forza di volontà in un nuovo modo sconosciuto.

Ci sono leader e ci sono gregari. Howard Hughes rimarrà nella storia in un modo talmente virtuoso e potente da rimanere sempre nel mio piccolo cuore disadattato immaginario. In lui ogni leggenda e sogno si sono come tramutati ai più come impossibili verità. Il compasso per le tette, la meteorologia come elemento di indissolubile sottomissione, ogni tassello del futuro votato e immolato senza alcuna coscienza del rischio, proiettata al futuro, oltre stesso ogni concetto di futuro, la violenza delle domande in grado di sovrastare la violenza di ogni risposta come un propulsore a reazione.

L'incomprensibilità che puntualmente lo circonda, soprattutto dalle donne che lo circondano, la capacità di mettersi da parte nei confronti della Hepburn, pur amandola fino alla fine, in silenzio, come due angeli nel cielo con una cloche condivisa fra le mani, per sempre, divisi da un'ultima impossibile porta asettica.

Non c'è leggenda se non partendo dal concetto disarcionato di ogni esagerazione della realtà. Il corpo martoriato, la furia della solitudine quando necessaria ["Come in with milk, Come in with milk, Come in with milk, Come in with milk..."] , la capacità di rialzarsi, La Passione, sempre comunque, più forte di prima, fuori dalla porta della luci rosse intermittenti, senza scarpe, bruciando ogni cosa, sempre, quale che sia il latte, quale che sia l'urina, quale che sia la capsula, quale che sia ogni dettaglio agli occhi altrui insignificante, i rivetti, la mano destra, la mano sinistra, la contaminazione, le scarpe di ginnastica.

Un tappeto di vetri che si sbriciola sotto i piedi ma che si erge a piramide di diamanti, certo incrinata, fusa, ma pur sempre eccelsa, sacra, violenta, magnifica.