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THE MASTER regia di Paul Thomas Anderson

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-Uskebasi-     8 / 10  06/01/2013 16:39:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
COMMENTO SPOILEROSO

Uno di quei film che ti fa sentire piccolo piccolo, perché credi di non aver colto qualcosa, perché sei convinto di non averlo capito del tutto. Uno di quei film da metabolizzare con calma, nel viaggio verso casa, a letto.
The Master si presentava con ottime probabilità come film dell'anno, accompagnato da nomi importanti.
Quello di Anderson, regista dallo stile affascinante che ha sempre sfornato cose particolari ed interessanti, nemmeno troppo simili tra loro. Giovane e già grande.
Quello di Phoenix, che torna da protagonista con una prova impressionante, da immenso attore (e pensare che abbiamo rischiato di non vederlo più).
Quello, soprattutto, di Seymour Hoffman, che lo stadio di immenso attore l'ha già superato. Ormai è su un livello superiore per pochi eletti. Non è che recita bene, semplicemente... non recita.
Devo ammettere che sono uscito abbastanza deluso dalla sala. Non per colpa dei 3 nomi sopracitati, ma mi aspettavo più dal punto di vista della storia. Quando però un film, una volta concluso, ti dà da parlare per oltre un'ora, deve pur aver un significato. E allora pensando a bocca aperta viene fuori qualcosa, giusta o sbagliata che sia, qualcosa che gli dà un senso e gli fa acquistare un'anima. Sono sensazioni senza prove, che però ritengo giuste.
Tutti hanno un Maestro dice Lancaster, e il suo è sua moglie.
E' lei che nel caos generale di una festa (mamma mia che scena!) è l'unica immobile, impassibile, che si accorge dello sguardo di Freddie; è lei che detta il libro; è lei che fa qualche passo avanti con Freddie facendogli vedere cose che non ci sono, ed è lei che riesce a sbloccarlo e farlo scappare da Doris, forse proprio per paura dell'inevitabile fallimento.
Lancaster non è nient'altro che il suo preziosissimo e carismatico burattino, che può anche sbagliare abbassandosi agli istinti animali o umani, l'importante è che né The Master né la comunità della Causa lo vengano a sapere. Chi gli sta vicino sembra saperlo (il figlio afferma che si inventa tutto al momento), altri veramente interessati (come il personaggio della Dern) sembrano iniziare a dubitare, così che la Causa appare destinata ad un declino costante. Qualche anno dopo in Inghilterra credo che il fondo sia stato toccato, solo familiari, con uno studio in un angolino di una stanza immensa. L'ultima speranza risiede in Freddie, colui che potrebbe risollevare la dottrina. L'unico discepolo disturbato che potrebbe essere la prova vivente del loro Credo, se solo fosse in qualche modo guarito, grato e desideroso di riabbracciarsi alla Causa. In realtà è solo il loro definitivo fallimento.
Freddie non è nient'altro che un povero reduce di guerra, che non può essere curato, che vede ovunque càzzi e fìche, ma che comunque può prendersi gioco di loro...