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BELLA ADDORMENTATA regia di Marco Bellocchio

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jack_torrence     7½ / 10  16/10/2012 13:19:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellocchio gira magnificamente, da Maestro qual è.
Non ha perso nulla della sua rabbia, della sua ribellione, della sua eversiva iconosclatia imperniata sulla forza liberatoria dell'arte. Sulla sua professione di fede, da lui espressa verbalmente in conferenza stampa: "per me è impossibile subire la Storia!".
(Probabilmente anche perché coadiuvato da altri cosceneggiatori, che ne stemperano l'indole) riesce oggi anche a far proprie sfumature di sensibilità umana che parrebbero rare in chi è stato sempre, prima di tutto, rivolto a distruggere il principio di autorità paterna, in seno alla famiglia e alla società.

Ciò che più apprezzo di "Bella addormentata", a molti giorni dalla visione, è proprio il modo in cui la sensibilità e la delicatezza si coniugano alla genuina e giovanile rabbia verso l'ipocrisia più gretta, così come gli schematismi mostruosi delle ideologie e dei sistemi di valore strutturati.

Ciò che accomuna i vari episodi del film è un tema centrale alla poetica di Bellocchio: la libertà coartata in seno alla famiglia.
Il fratello interpretato da Brenno Placido è discendente diretto del Lou Castel de "I pugni in tasca", più volte declinato in vari film di Bellocchio, che ha una vera ossessione per il legame morboso che può vincolare un figlio a un genitore.

Qui Bellocchio si apre, più che altrove, a una positiva speranza: solo l'amore rende capaci di cogliere la verità autentica. Questo - che è un vero e proprio "messaggio" - è racchiuso troppo didascalicamente entro l'ultimo dialogo in cui i personaggi interpretati dalla Rohrwacher e da Servillo si ritrovano.
Un bel messaggio: che appare però emergere più come taglio del nodo di gordio, che non con potenza catartica autentica, nel ginepraio di complessità infinita in cui Bellocchio si è cacciato. Una materia che Bellocchio affronta con coraggio per tutto il film, declinandola con le sue corde, ma senza dominarla, senza riuscire a tenerla stretta in pugno.

Quanto all'episodio di Pier Giorgio Bellocchio e Maya Sansa, pur con i suoi momenti alti edi intensi, sembra limitato ad un ruolo di "necessario" contrappunto.

In conclusione, è la sfaccettatura del film in episodi giustapposti o contigui, a soffocare una visione d'insieme.
A monte di questa scelta degli episodi, sembra esservi anche un alibi implicito per cui una sola vicenda non avrebbe consentito, da sola, di affrontare la complessità della materia. Ma non è mai così: i capolavori sanno esprimere la più grande complessità in modo semplice. E questo Bellocchio, che di diversi capolavori è stato autore, deve saperlo bene.
jack_torrence  16/10/2012 13:27:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Edit: non Brenno Placido, ma Fabrizio Falco...