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I BAMBINI DI COLD ROCK regia di Pascal Laugier

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  26/09/2012 10:40:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La cittadina di Cold Rock è in pieno declino, il degrado che la contraddistingue non è provocato solo dalla chiusura degli impianti minerari ma bensì da qualcosa di molto più agghiacciante.
C'è infatti un uomo di nero vestito che per oscure ragioni da anni rapisce i bambini, la gente ne parla malvolentieri e qualcuno crede sia addirittura un'entità soprannaturale.
Questo boogeyman conosciuto come "uomo alto" (il Tall Man del titolo originale) non lascia tracce gettando nel terrore l'intera comunità mentre la polizia brancola nel buio.
Pascal Laugier non stecca la chiamata oltreoceano a differenza di altri suoi colleghi annoverati nella nouvelle vague dell'horror transalpino, confezionando un thriller architettato con grande sagacia.
Dopo un'introduzione convenzionale il regista francese comincia a giocare pesantemente con le certezze dello spettatore e a furia di riusciti twist delinea un quadro rurale difficilmente intuibile.
Le apparenze ingannano di continuo, la tensione emotiva non scende mai di livello e l'evoluzione anomala sorprende non poco. Ciò che passa per scontato viene regolarmente stravolto , e coniugato alla messa in scena tipica di Laugier, permette la costruzione di un thriller molto cupo ed insolito.
Poi a mente fredda si potrà dire che alcuni passaggi sono fin troppo azzardati, sarà pur vero, com'è vero però che "I bambini di Cold Rock" appassiona e incuriosisce mettendo in scena una storia che in definitiva guarda in modo pessimistico all'attualità , con la crisi economica ad ergersi come il vero mostro che distrugge vite, per prime quelle dei più giovani.
Ci sono degli impercettibili punti di contatto con "Martyrs", di certo il proposito finale è molto diverso dalla sconvolgente opera seconda di Laugier che in questo caso oltre ad abbandonare la ferocia del torture-porn trascura anche le rarefatte atmosfere del sottovalutato "Saint Ange", rivolgendosi così maggiormente ad una platea più estesa e centrando l'obiettivo con un lavoro che una volta tanto non sa di minestra riscaldata.