ughetto 6 / 10 02/11/2012 23:01:47 » Rispondi Non mi è facile commentare questo film perfetto, spiegare che cosa non mi è piaciuto.
Partiamo dalle cose semplici: le emozioni. Nessuna. Mi riferisco al corpo del film, cioè le scene della malattia. Mi sono chiesto perché. La risposta che mi sono dato è che il regista in qualche modo rompe i normali meccanismi drammatici. La sua rappresentazione della malattia vuole essere descrittiva e non narrativa. In altri termini: la storia introduce e conclude, ma non è presente dentro il film. Non c'è alcun racconto, solo perfette e geniali inquadrature che descrivono. Sembra che il regista voglia accompagnarci per mano a fare esperienza diretta, a vedere, la morte. Senza mediazione. Subito ho associato alla musica classica contemporanea, che ha rotto le tradizionali strutture e sembra voler giungere ad un'evocazione diretta dei sentimenti. La struttura drammatica non può essere rinunciata dall'arte. Il prezzo è che questa divenga concetto puro (però è impossibile) oppure divenga oggetto di se stessa, ma allora sorge il problema del suo interesse. Non mi è possibile aggiungere altro. Non m'interessa vedere una donna che muore, per quanto bene possa essere filmata, e per quanto l'interpretazione femminile sia una delle più incredibili che abbia mai visto. Ma in effetti anche il titolo è una dichiarazione poetica: amour. E' una parola che si riferisce ad un concetto, non ad una storia. Concludo: come film non l'ho apprezzato. Se lo avesse tagliato a pezzi e ci avesse fatto una videoinstallazione in un museo d'arte contemporanea probabilmente mi sarebbe piaciuto di più.
Doctor Feelings 15/11/2012 16:05:15 » Rispondi Comprendo benissimo quanto hai scritto. Mi spiace assegnare un voto così basso a un meastro del cinema come Haneke, ma credo che questi abbia esageratamente sacrificato la narrazione nella ricerca di uno stile perfetto, sublimato nella poesia, disperatamente commovente e agghiacciante. AMOUR non coinvolge emotivamente ma solo stilisticamente. La Palma D'oro per un festival di anime disperate.
LukeMC67 02/11/2012 23:22:26 » Rispondi Comprendo il tuo disorientamento ma il cinema di Haneke è grande (ed è artistico) proprio perché filtra i sentimenti attraverso uno sguardo da entomologo. Ho capito la grandezza di questo capolavoro non all'uscita della sala (dove, anzi, avevo nutrito le perplessità che hai fatto puntualmente notare tu nel tuo commento) ma già mezz'ora dopo, quando piano piano ha cominciato a ossessionarmi. E così il giorno dopo, e così ora. Sì, Haneke ha la grandezza di portarci con mano dove vuole (hai visto altri suoi film?), soprattutto in quei terreni scoscesi, oscuri, paurosi che abitano dentro e fuori di noi; con questo "Amour" lo ha fatto sia col sentimento per eccellenza di noi Esseri Umani, sia con le due esperienze più dure che possiamo vivere: la sofferenza e la morte. Forse tu hai reagito con una comprensibilissima, umanissima repulsione. Io che tre anni fa stavo su una sedia a rotelle (ora non più) e ora che sto vivendo in famiglia un dramma analogo a quello descritto nel film, posso dirti che Haneke ci è andato fin troppo leggero nel mostrare l'orrore del disfacimento psicofisico, ma che le implicazioni emotive sono state scandagliate a 360 gradi, senza concessione alcuna. Può non piacere, ma se non è Arte questa...
ughetto 03/11/2012 09:03:24 » Rispondi Sì senza subbio e è Arte, mi stavo interrogando sui suoi limiti e i suoi confini. Per l'appunto è capitato anche a me di vivere un'esperienza simile due anni fa (resa meno drammatica dal fatto che è stata affrontata da una famiglia molto numerosa e molto unita). e devo dire che mi ha sbalordito la coincidenza assoluta dei miei ricordi con quello che viene ripreso in questo film. (che se mai come dici tu un po' più leggero, nel senso che ci sono risparmiate tante cose). Questo tuttavia ha contribuito ad accrescere le mie perplessità: mi sono chiesto che senso avesse per me trovami davanti ad una specie di specchio che rimanda indietro le immagini di una persona malata, che già conservo nella mia memoria. Non sono ancora riuscito a darmi una risposta. comunque sia, trovo questo film enigmatico e importante per i tempi in corso; per altri motivi invece ho rifiutato assolutamente il precedente Nastro Bianco. non mi rimane che andare indietro nella filmografia del regista. saluti
LukeMC67 04/11/2012 10:37:37 » Rispondi Trovo interessantissimo che a sollecitazioni pressoché uguali (sia nella vita che in sala) abbiamo reagito in maniere così apparentemente opposte... credo sia questa la forza dell'Arte. Cmq se puoi guardati la filmografia di Haneke, ne vale la pena: ti avverto solo che assesta pugni allo stomaco senza andarci tanto sul leggero. Un saluto a te!
kowalsky 04/11/2012 19:14:06 » Rispondi Eppure stavolta qualche dubbio mi è rimasto. Un film perfetto per ammiratori di Haneke? Forse mi aspettavo qualcosa di più? Un dramma borghese o qualcos'altro? Retto da due attori enormi o da un grande cineasta?
LukeMC67 05/11/2012 00:16:04 » Rispondi Ciao Luca! Scrivevo nel mio commento che Haneke ha (involontariamente?) azzeccato il "milieu" in cui ambientare la vicenda che voleva descrivere perché in effetti è l'unico che si può permettere di vivere una tragedia del genere: già la nostra generazione dubito che avrà i mezzi materiali per poter scegliere di agonizzare in casa; con l'aria che tira, saremo internati da qualche parte e la scelta sarà tra il farsi morire "dolcemente" in qualche struttura (che per motivi economici non potrà permettersi di tenerci a lungo) o il farlo più violentemente (ma senza sofferenza) lasciando scatenare la natura... Sono troppo pessimista? Da un certo punto di vista sarà meglio così: ci verranno risparmiate tante inutili sofferenze. A noi e a chi più ci ama.