caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

AMOUR regia di Michael Haneke

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Marco Iafrate     10 / 10  06/11/2012 18:21:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Era un piovoso pomeriggio di Marzo del 2003 quando un mio caro amico e collega di lavoro interrompe improvvisamente una discussione con il sottoscritto ed inizia a fissare il vuoto di fronte a sé, alla mia richiesta di spiegazioni non è seguita nessuna risposta, nulla, se non uno sguardo implorante che ancora oggi ricordo con nitida visione. Quel mio amico, in una manciata di secondi, era entrato in quel limbo sconosciuto senza ritorno che consegue ad un ictus, un'immobilità fisica e mentale che poco ha a che fare con la vita e che ha gettato nella disperazione lui e l'intera famiglia.
Leggendo i bellissimi commenti degli amici che mi hanno preceduto, consapevole di rivivere anch'io momenti tristi dell'esistenza, mi ero predisposto alla visione di un grande film, quelle pellicole che fanno vibrare corde ormai assopite dall'infernale routine che ci impone la vita di tutti i giorni, sopraffatti da quella frenesia che funge da anestetico alla sensibilità, sempre più potente, ed allontana ed isola il malato, relegandolo ad ingombro della società.
Il film è bellissimo, come lo sono tutti i film che riescono a lasciarti dentro qualcosa.
Georges e Ann vivono la condizione che porta dalla normalità al dramma, quella distorsione della realtà che soltanto l'avvento di una grave malattia riesce a creare, la casa, gli oggetti, le persone a cui si era abituati quando si viveva una condizione di benessere, assumono altre forme, subentrano lo spettro della morte, il timore del dolore fisico, la consapevolezza della cessazione dei piaceri.
Descrivere l'universo che ruota intorno a due anziani coniugi prima e dopo una malattia così devastante equivale a raccontare quello che, salvo rare eccezioni, hanno vissuto, vivono e dovranno purtroppo vivere la maggior parte degli esseri umani. "E' bello avere una lunga vita!", afferma Ann vedendo le immagini in bianco e nero della sua esistenza passata, su un album di foto. Ecco, una lunga vita comporta questo spiacevole inconveniente, aumenta la possibilità di dover sopportare il dolore e la sofferenza che implacabili giungono con la vecchiaia, Georges ne ha la piena consapevolezza ed affronta il dramma con la forza d'animo che la situazione richiede, l'immenso amore che ha per la moglie fa sì che anche l'orgoglio si impossessi di lui, nessuno, né la figlia, né la badante, né i vicini di casa riescono ad interferire , la sofferenza di Ann è una questione che riguarda lui soltanto, non deve neanche essere mostrata.
La malattia che colpisce Ann segna due passaggi fondamentali nella vita dei due coniugi, il primo quando immobilizza il corpo dell'anziana donna, il secondo quando le immobilizza l'animo. Georges riesce ad affrontare il dramma che ha colpito la moglie fin quando la donna riesce ad utilizzare le facoltà del suo spirito, ad interagire con lui, ad ascoltare insieme a lui la musica, insieme a lui cenare al tavolo della cucina, fin quando cioè una parvenza di consuetudini sembra accompagnare dolcemente la vita dei due. Le cose cambiano quando Ann viene sopraffatta dagli esiti funesti della malattia, la degenerazione delle funzioni cerebrali non le permette di articolare più le parole, precipita in un mondo incomprensibile dove Georges non può penetrare. E' questa frattura a decidere le sorti del loro legame, una separazione tanto dolorosa quanto insostenibile, l'impossibilità di comunicare apre le porte ad una composta disperazione che raggiunge il suo apice quando Georges, obbligandoci con il suo gesto a ricordare il "Grande capo" di Formaniana memoria, decide di porre fine al calvario.
Quello che più colpisce è l'imperturbabilità con la quale Georges affronta la lenta agonia di Ann. L'emotività controllata è figlia di saggezza e di buona educazione, il livello socio-culturale dei due coniugi si evince fin dai primi fotogrammi (il bell'appartamento dove abitano, la passione per i concerti di pianoforte, la reazione composta al tentativo di furto), la pacatezza dei dialoghi incanta, anche in momenti di evidente disagio ( Ann nel pieno di una cena chiede a Georges di portarle degli album di fotografie per sfogliarli creando il disappunto dell'uomo :"Proprio adesso?") non viene mai meno un fondo di tenerezza. Il rispetto reciproco è l'impalcatura che sorregge l'amore e i desideri della persona che si ama ( "Non portarmi mai in un ospedale, promettimelo!") diventano i propri.
Mi è piaciuto troppo questo film, non posso pensare ad un voto inferiore al 10, i momenti onirici in cui Georges "rivive" sua moglie (seduta al pianoforte mentre lui ascolta la musica dal cd o quando gli giunge il rumore di piatti dalla cucina) mi hanno fatto venire la pelle d'oca, gli ultimi 10 minuti del film sono tra i più belli che io ricordi. Il dolore, la gioia, la compassione, la tenerezza, la sofferenza, la solitudine, l'amore. Tutto. Fa parte della vita.
Invia una mail all'autore del commento thohà  06/11/2012 22:21:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Davvero hai avuto un'esperienza così devastante?
Come sempre un cronista ti chiederebbe: "Cos'hai provato?".
Come hai affrontato la situazione?
Marco Iafrate  07/11/2012 17:09:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Purtroppo è tutto vero, alla lettera, sta in quelle condizioni da quasi 10 anni.
Quello che si prova in quei momenti non lo auguro a nessuno, un senso di impotenza e di angoscia terrificanti, perchè purtroppo avevo compreso la gravità della situazione.
L'unica cosa che ho potuto fare è chiamare il 118, il resto puoi immaginarlo.
Invia una mail all'autore del commento thohà  07/11/2012 18:50:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un'esperienza che non si dovrebbe mai fare.
Dieci anni? Dìo, che agonia.
strange_river  08/11/2012 11:59:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molto sentito, come sempre.
:)


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Marco Iafrate  08/11/2012 19:19:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Lucy!

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
pier91  06/11/2012 19:22:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stavolta i complimenti te li faccio io.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  07/11/2012 10:44:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi associo.
Marco Iafrate  07/11/2012 17:39:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Luca. Il tuo commento, insieme a quello di Chiara e di Lucilla (Strange River) mi hanno dato la certezza che stavo andando a vedere un grande film, così è stato.
Complimenti anche a te ed alla tua sensibilità.
Marco Iafrate  07/11/2012 17:34:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...e stavolta sono io a dirti che sei troppo gentile, soprattutto perchè ritengo il tuo commento ad Amour tra i più belli che ho letto in assoluto (lo avrei scritto oggi lo stesso anche senza il tuo intervento)

Ciao, a presto.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
pier91  08/11/2012 03:51:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Terry Malloy  07/11/2012 22:31:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sempre il più grande Marco. Ora non so che scrivere.
Marco Iafrate  08/11/2012 19:35:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai visto che hai trovato le parole? Bel commento anche il tuo Giò, mi dispiace che continui ad avere un cattivo rapporto con le sale cinematografiche ma sei in buona compagnia, se questa volta è vero che nella sala dove l'ho visto io tutti hanno assistito al film in religioso silenzio, è anche vero che alla mia sinistra avevo un signore sulla sessantina che non è che odorasse proprio di mughetto e un po' più a destra una signora di circa 110 kg raffreddata come un orso che ha starnutito per tutto il film, insomma attaccato su due fronti sono dovuto stare con la mano davanti il naso per tutto il tempo.
Terry Malloy  08/11/2012 20:10:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma io credo che non sia una questione delle sale cinematografiche in sé, anche se parte tutto da lì. Il problema non è la maleducazione sociale, ma quella artistica. La gente non sa più guardare i film, oppure non l'ha mai saputo fare. Tempo fa leggevo una divertente notizia: Bob Dylan era andato nella scuola della sua nipotina per il suo compleanno e aveva suonato dei pezzi: gli altri bambini hanno reagito malissimo, cacciandolo via a furor di popolo. Si erano spaventati a vedere sto vecchietto barbone che borbottava pezzi blues suonando l'armonica. Non è dissimile da ciò che è successo ieri nella sala in cui ero. Di fronte all'arte la gente è una massa di bambini schiamazzanti ed egoisti.
Ma io credo che questo sia significativo: Haneke ci presenta una storia seria, e la gente la serietà non la vuole. Mentre mi mettevo la giacca sentivo due donne parlare e una diceva "Che botta di vita! Che allegria!", al che volevo dirle "Dal regista di film come La pianista, Il nastro bianco e Funny games cosa si aspettava scusi?". Haneke ha in realtà fatto un film autobiografico. Lui è Georges, e Ann è il cinema. E ha cacciato tutto il resto del mondo che non si merita il suo amore per esso - passami il termine - via dalle palle.
Quindi non ho scritto quel commento solo perché ho un brutto rapporto con le sale. Il film l'ho visto, l'ho vissuto e non è importante se qualcuno di fianco a te fa un po' di rumore. Io ieri ho visto la contraddizione del cinema in atto: un'arte di massa. "Amour" è un requiem. Bellissimo. Ma pur sempre un requiem.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  09/11/2012 00:03:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io invece l'ho visto in una attrezzatissima sala parrocchiale che fa sempre programmazioni molto alternative con un pubblico che è rimasto senza respirare per tutte le 2 ore del film, tra l'altro proiettato senza interruzioni tra 1° e 2° tempo... E c'erano persone di tutte le età: da adolescenti ad anziani. Forse nella profonda provincia marchigiana qualcuno ancora ama davvero il Cinema? ;)
Terry Malloy  09/11/2012 12:46:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho mai escluso la presenza di spettatori intelligenti, sarebbe un paradosso anche solo per la mia, la tua e di Marco presenza.
Ma la esclude Haneke, secondo la mia visione. E io non posso che concordare.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  09/11/2012 14:58:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, in questo sito direi che la maggioranza è formata da spettatori attenti... Il vero problema è che, con l'abbassamento generale del livello culturale, si sono perse la capacità e la competenza critica nell'usufruire dei prodotti artistici: vai a sentire il rock anni '70 (specie il progressive ma non solo), ha delle basi chiaramente sinfoniche; oggi si sono interamente perse. E non è che un esempio. Se vedi lo scambio di opinioni tra me e Nikog su questo film mi ha colpito molto la definizione che lui dà di film drammatico "fruibile": in quelle parole c'è tutta l'influenza che la (sotto)cultura televisiva ha avuto su di noi, cominciando dall'incapacità che abbiamo di reggere l'attenzione e le emozioni per periodi troppo lunghi di tempo. Può non piacere, ma dobbiamo farci i conti, senza scadere in uno sterile snobismo.
Marco Iafrate  09/11/2012 17:40:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo su tutto. Bisogna poi considerare che Giovanni (Giò, mi rivolgo a te da qui!) appartiene ad una generazione diversa dalla nostra, è giovane, ed ha avuto la fortuna ( sembra un paradosso ma è così) di essere cresciuto in concomitanza dell'avvento dei multisala che per un cinefilo non è poca cosa, si sceglie quale film vedere, si entra prima dell'inizio del film e si esce dopo la fine, l'unico neo rimane soltanto la pausa tra i due tempi che a volte crea un po' di disordine, insomma si riesce a vedere un film anche lento ed impegnativo con la giusta attenzione. Quando ero ragazzo io si poteva entrare in sala in qualsiasi momento del film accompagnati dalla "maschera" che con una torcia cercava un posto libero per il nuovo arrivato, un teatrino che si ripeteva ogni 5 minuti con persone che continuamente si alzavano e si sedevano, discussioni, proteste, lamentele e così via, poi c'era l'omino che vendeva bibite, gelati, pop corn, chi lo chiamava a destra, chi a sinistra, chi impiegava 10 minuti per scegliere quello che voleva, chi non aveva spicci, chi non aveva il resto ecc. l'inclinazione della sala era di mezzo grado in discesa verso lo schermo, con il risultato che se ti si sedeva davanti un marcantonio di 1.90 mt. non vedevi più un fischio. Ergo: Nel caso specifico il progresso è riuscito a bilanciare l'abbassamento attuale del livello di cultura foriero di maleducazione ed ignoranza.