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AMOUR regia di Michael Haneke

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Clint Eastwood     8½ / 10  12/12/2012 19:31:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In sintesi, Haneke è un grandissimo regista e AMOUR non è per nulla rallegrante. Capolavoro sì e no, dipende dall'età in cui si guarda.
Niko.g  12/12/2012 22:34:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il che vorrebbe dire che NON è un capolavoro.
(considerando un pubblico maggiorenne, ovviamente).

elio91  13/12/2012 00:47:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma non fai prima a guardarti il film direttamente invece di fare teorie su teorie sul perché sicuramente NON dovrebbe piacerti?
Ho sentito un sacco di scemenze, anche da parte tua: che questo film è stato premiato solo perché c'era Moretti in giuria (ma Moretti detesta Haneke), che è un film a favore dell'eutanasia (strònzata smentita da Haneke stesso). Vedilo e togliti il pensiero.
Niko.g  13/12/2012 23:26:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se il messaggio che passa è che l'amore è anche il coraggio di non far soffrire chi ti è più caro, procurandogli la morte e che l'amore rende padroni di decidere della vita altrui perché tanto quando sei malato terminale la vita non conta più e la vecchiaia è un orrore, allora credo sia plausibile intravedere in Haneke lontanissime e remote posizioni pro-eutanasia, addolcite con le pillole della musica classica e il volo dei piccioni.
Questo prescinde dal fatto che il film mi possa piacere o meno, che abbia una fotografia eccellente e che Trintignant sia un grande attore.

P.S. la teoria non è aria fritta, serve per capire la pratica, altrimenti avresti solo l'illusione di aver capito.

elio91  14/12/2012 00:05:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tu hai un bruttissimo vizio: ogni film deve essere costruito su misura per te. Non intendo la forma quanto la sostanza: deve avere una trama che rifletta in tutto e per tutto le tue posizioni morali e/o religiose, lo leggo in ogni tuo commento. Non hai il minimo di apertura mentale né accetti che qualcuno la pensi in un modo diverso dal tuo, questo è conclamato.
Ciò detto, con Haneke caschi male, malissimo: continui a dire che passa quel messaggio... ma QUALE messaggio e dove? Perché? Haneke lascia tutto nell'ambiguità che decida lo spettatore se il gesto di George sia d'amore o meno, che sia una forma d'amor proprio nata dall'egoismo o la liberazione di una persona amata. Non addolcisce un beneamato càzzo con piccioni e quant'altro, non c'è nulla da addolcire ed evidentemente non conosci il cinema di Haneke, non c'è una posizione sua che sia filtrata dalla sua idea sull'eutanasia.
Anzi, ti tolgo ogni dubbio, leggi questa intervista, poi vedi il film che già hai deciso di detestare perché proeutanasia! Al catechismo ti hanno invece insegnato a non aver dubbi, e mi fa piacere per te.



-Qual è la sua posizione sull’eutanasia?
HANEKE: «Non voglio esprimere la mia opinione sull’argomento, ogni spettatore è libero di farsi la propria. I film devono aprire un dialogo, bisogna obbligare il pubblico a cooperare. E questo vale anche per la letteratura, un libro che spiega tutto è un libro morto. Chi pensa di spiegare il mondo in 90 minuti sta solo prendendo in giro qualcuno».

-Che rapporto ha con la fede?
HANEKE: «Non parlo nè della mia sessualità nè delle mie abitudini religiose, sono cose che riguardano solo me».

-La chiesa cattolica condanna l’eutanasia. Pensa che in Italia, dove la voce del Vaticano è più vicina, «Amour» solleverà polemiche?
HANEKE: «Sono ingerenze che non mi interessano. La scelta del protagonista può essere interpretata in modi diversi, come una forma d’amore estremo oppure di egoismo. D’altra parte la realtà è spesso ambigua e contraddittoria e l’arte deve cercare di rifletterla, solo così può nascere il confronto».
Niko.g  14/12/2012 22:43:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tu invece batti il tasto su questa intervista, ma non penso sia significativo quello che un regista dice della propria opera perché un artista raramente ti dirà se nel suo lavoro si rispecchia il suo credo o ciò che pensa della vita. E' qui che entra in gioco lo spettatore e la sua capacità di discernimento.
Per quanto mi riguarda io non credo a quello che dice Haneke, così come non credevo a Kubrick, il regista che più ammiro, quando affermava che nei suoi film non c'è alcuna spiegazione morale o filosofica e che ognuno è libero di trovarla da sé. E' solamente un modo diplomatico ed elegantemente furbo per suscitare interesse e non cadere in scomodi riduzionismi, comprensibilissimo quindi, ma è fin troppo evidente che i film di Kubrick siano intrisi di pessimismo e nichilismo, che guarda caso calzano perfettamente con la personalità e la visione del mondo dell'uomo Kubrick. Per quanti sforzi possa fare, un regista o uno sceneggiatore finisce sempre per trasferire nell'opera gran parte di sé stesso, anche inconsapevolmente, è inevitabile. In questo caso l'accostamento amour-omicidio più che un'ambiguità sembra rivelare una chiarezza d'intenti, che evidentemente non tutti sanno o vogliono cogliere, ma non vado oltre.

Aggiungo solo che il mio non è un vizio, né una chiusura mentale, ma un naturale atteggiamento critico. Filmscoop è pieno di commenti che bocciano film dove i sentimenti vengono spacciati per retorica e la bontà d'animo per buonismo. Full Metal Jacket è un capolavoro e Salvate il soldato Ryan una bomba di retorica. Allora in quel caso i giudizi morali vanno bene? Eh no, caro. La facoltà di giudizio e di critica deve valere per tutti, allo stesso modo.
Ancora una volta dici delle falsità sul mio conto. Ho dato voti altissimi a film che non rispecchiano per niente le mie posizioni morali o religiose e sono stato severo con film che sviluppano tematiche religiose.

elio91  15/12/2012 00:07:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io invece credo in ciò che dice Kubrick tanto quanto Haneke: il loro compito non è dare risposte, è fare domande. Ammiro poi chi queste risposte le da, ma continuo ad apprezzare in qualche modo chiunque ponga al centro il dilemma sconquassando lo spettatore. Non è un caso che ami Eduardo, il cui teatro è stato sempre sottovalutato dal pubblico nazionalpopolare riguardo l'ambiguità di fondo, la malizia dei suoi personaggi che possono essere sia candidi ed innocenti come la neve che anime nere senza scrupoli (non so se hai visto mai nulla di suo, ti consiglio comunque Questi fantasmi, Napoli milionaria e Le voci di dentro).


Non mi esprimo sulla tua risposta alla mia provocazione, in ogni caso il nostro modo di intendere il cinema e la vita è troppo diverso. A volte riusciamo a trovare punti d'incontro (Melancholia), se ti piace Fellini è fatta.
Niko.g  15/12/2012 15:54:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho detto che il compito di un regista è dare risposte. Ho detto che inevitabilmente finisce per darle, trasferendo il suo "io" nel film. C'è differenza eh.
Va bene, finiamola qui.

Clint Eastwood  14/12/2012 23:08:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Per quanto mi riguarda io non credo a quello che dice Haneke, così come non credevo a Kubrick, il regista che più ammiro, quando affermava che nei suoi film non c'è alcuna spiegazione morale o filosofica e che ognuno è libero di trovarla da sé."

e qui finisce il discorso

il bello del cinema è ingannare, fuorviare, intrattenere e tanti innumerevoli verbi con buoni propositi, spesso per portare ad un dialogo, ad una riflessione per quanto infima possa sembrare così come un filmato amatoriale contiene anch'esso uno squarcio di realtà, frutto di fantasia o meno

la magia del cinema consiste nel dirti che uno più uno non fa esattamente due, almeno non per ora finché non lo scopri o non lo senti da solo

soltanto parlare a questo punto diventa inutile

Niko.g  14/12/2012 23:29:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho capito, ma dove sta scritto che per portare ad un dialogo si debba nascondere o disconoscere il proprio pensiero o le proprie idee? Non è che per far riflettere si debba per forza essere ambigui o fantasiosi... prendi Lars von Trier per esempio, pessimista, nichilista, ateo, lo dichiara o lo spara nei suoi film, senza troppe remore. Su Melancholia, arrivò a dire: "non è un film sulla fine del mondo ma sullo stato della mente, la depressione, che è quello della mia vita adesso". Viva la sincerità.

Clint Eastwood  15/12/2012 07:09:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
penso che parlare dei propri film a meno che non è un action hollywoodiano o l'ennesima commedia con eddie murphy, sia superfluo e per lo più dannoso

l'ha capito kubrick anni fa che è morto nel '99, figurati haneke oggi nel 2012, e hanno perfettamente ragione entrambi

il discorso è quello, chi vuole capisce,

con tutto il rispetto
elio91  14/12/2012 23:54:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma infatti non sta scritto da nessuna parte, lui intende il suo cinema cosi. Allo stesso tempo non credo sia una questione di sincerità, quanto di esposizione dell'artista. Von Trier si mette nudo dietro la macchina da presa, come Fellini, come tantissimi altri autori, Haneke ha scelto di sparire. Vista sotto un'altra ottica anche questa è una scelta coraggiosa, perché il suo cinema è una costante sfida verso i nervi e la morale dello spettatore. Sono due modi totalmente differenti di fare cinema, non è detto che il risultato non sia lo stesso.
Comunque guarda sto film e togliti (anzi, te li farà venire) i dubbi.
Clint Eastwood  12/12/2012 23:52:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
è relativo niko, è un film da prendere in considerazione

haneke è piuttosto severo ma lo fa con immensa sincerità, per questo lo apprezzo