caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

RUBY SPARKS regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  28/12/2012 19:12:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Wes Anderson ha fatto forse il suo miglior film, puntando obiettivamente sul glamour visivo e impostando i personaggi come antitetici proprio al glamour. A Dayton e la Faris sembra non interessare nè l'uno nè l'altro ma immancabilmente fa capolino un glamour diverso, quello letterario, grazie a uno script travolgente che mette insieme S1mone e Pinocchio, Salinger e Harvey (il coniglio della famigerata commedia con James Stewart). Non è facile chiedere di più a un'opera che sa mantenersi in perfetto equilibrio tra cinema mainstream e indipendente, coltivando il sapore di antiche lezioni letterarie. Risultato? Va oltre le più rosee aspettative. Pensiamo al dualismo anche fisico tra lo scrittore nerd e il fratello belloccio ma "stranamente" molto ben inserito nel sistema wasp americano. Uno scrittore trentenne di talento dalla faccia anonima (magnifico come sempre Paul Dano) e un fratello prestante e sportivo che però fa il manager figli di una famiglia un pò alternativa con madre hippie e new age (?). La ricetta è che non possiamo mai idealizzare fino in fondo i nostri desideri se non conosciamo il modo di affrontarli. Ruby Sparks è la proiezione di un sentimento onirico e letterario che non può avere sempre una dimensione propria, alla ricerca di una personalità che attende di essere scoperta, o magari neutralizzata? La vita ci spinge a sostenere il sogno, e obiettivamente a tradirlo. L'uomo idealizza Ruby al punto di non riuscire a soddifare i criteri di scelta che aveva scritto e immaginato. Per questo è una strepitosa commedia amara sul fallimento delle nostre percezioni, al di là del tempo e delle mode (Calvin usa sempre la macchina da scrivere, solo verso l'epilogo mette tutta la sua storia su un pc portatile)