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ANNA KARENINA (2012) regia di Joe Wright

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frine     8½ / 10  03/03/2013 03:27:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se c'è un difetto in questo film, credo che sia l'eccesso di teatralità in una parte delle scene. Ma questo è ampiamente compensato da molti pregi, in particolare da una sceneggiatura che presuppone un'accurata lettura, e un'attenta riflessione, sul capolavoro letterario, per cui dimostra estremo rispetto.
Finora, mi sembra che ben pochi abbiano sottolineato che il racconto cinematografico si basa su due piani distinti: da una parte il 'teatrino', tragicamente falso, in cui si muove l'aristocrazia, con le sue convenzioni sociali rigide e spietate; dall'altro, la vita vera, il lavoro della terra, le opere e i giorni, cui anche un aristocratico di nobili sentimenti può e deve essere partecipe, in una prospettiva che è fondamentalmente cristiana ma che non esclude le istanze anarchiche e rivoluzionarie del tempo (Nikolaij, fratello di Konstantin).
Anna, sorella di un alto funzionario simpaticamente(ma pericolosamente) libertino, si reca a Mosca per riconciliare i fratello e la di lui moglie tradita, Dolly. Ma alla stazione di Mosca si verifica un orribile incidente sul lavoro, e questo segna il destino di Anna e del conte Vronskij, giovinotto beneducato ma frivolo, morbosamente legato a una madre dispotica.
Anna riesce a riconciliare fratello e cognata, ma cade inevitabilmente in una rete che presto si rivela un abisso di perdizione soprattutto psicologica. Sensuale quanto il fratello, ma imbrigliata in un matrimonio con un uomo non cattivo, ma irriducibilmente cupo e tetro, Anna viola tutte le regole, sino al punto di condurre il marito all'esasperazione. A un certo punto, nemmeno l'amante la sopporterà più.
Dall'altro lato, e con altre strategie di rappresentazione cinematografica, si snoda la miracolosa storia d'amore della principessa Kitty (fidanzata abbandonata da Vronskij) e di Konstantin (nel libro, probabile alter ego dello scrittore).
Il film si sofferma opportunamente sulle tre coppie, Kitty-Konstantin, Anna-Vronskij e Dolly-Stiva, dimostrando -sulla scia di Tolstoij- a quali diversi risultati possa portare l'amore. E senza trascurare il personaggio di Karenin, un brav'uomo troppo noioso che però non merita le ingiurie gravissime della moglie (e su questo punto il film è decisamente originale rispetto ad altre pellicole tratte dal capolavoro di Tolstoij).
La fotografia è strepitosa in quanto sottolinea i diversi gradi di autenticità delle scene proposte (si va dal crudo realismo della morte dell'operaio alla verità -tuttavia magica- della campagna e della mietitura, dai balletti ipocriti ma pieni di lustrini della buona società russa, all'oleografica santificazione di Karenin).
Gli interpreti sono credibili, a partire da Jude Law, inedito e dolente Karenin, che comprende tutto ma non sa rassegnarsi ("considero la situazione di ebrei e zingari migliore della mia"). La Kneightley è effettivamente un po' sopra le righe, ma estremamente moderna nel rendere la degradazione di una donna che diviene dipendente dal laudano. Interessanti Domhnall Gleeson (il figlio di Brendan) e Alicia Vikander rispettivamente nei ruoli di Konstantin e Kitty.
Su scenografie e costumi non occorre dire molto: sono perfetti.
Ma soprattutto, le emozioni ci sono, eccome: basta solo identificare i momenti giusti. Che forse non sono gli stessi che molti spettatori si aspetterebbero.
In conclusione, un film eccellente, originale e accurato, sebbene non perfetto.



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