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ANNA KARENINA (2012) regia di Joe Wright

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Sayurisama     8 / 10  17/04/2013 23:20:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un progetto ambizioso quello di Joe Wright, come le altre sue pellicole d'altronde, ma questo forse è quello più pericoloso. Da un lato ha lasciato gli amanti di Tolstoj delusi, da l'altra ha lasciato il restante pubblico affascinato. Molti hanno accusato il film di manierismo e sono concorde con loro, ma credo sia proprio questo il punto cardine del film (a mio parere di Wright). Credo sia proprio una necessità dovuta dal tentativo (magari non molto riuscito) di voler portare rispetto a un romanzo che ha fatto la storia della narrativa.
Parlando della scelta stilistica del teatro nel cinema l'ho adorata, ma solo inizialmente. Dopo un po' mi sono resa conto di come fosse così soffocante e faticoso da seguire, ma credo che la ragione di questa scelta dipenda dal tentativo di voler suscitare il senso di angoscia e perdizione provato da Karenina e dai suoi lettori. Criticabile il distacco in alcune scene, troppo netto e spiazzante, com'è la steppa russa.
Bhè, sulla storia di per se penso non ci sia nulla da dire, se qualcuno l'ha trovato noioso è perché ha la sensibilità di una mosca o perché non ama il genere. Non lo consiglio: di più.

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frine  10/05/2013 02:52:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Secondo me quello che per lo più non si è capito del film è che la storia d'amore fra Anna e Vronskj passa in secondo piano. Viene invece valorizzato Karenin: marito buono e serio, certamente innamorato, e disposto per amore ad accettare molte ingiurie. Ma a tutto c'è un limite, e anche il povero Karenin finisce per diventare cattivo.
Certamente, nel film Vronskj è presentato come un bellimbusto biondiccio e frivolo, schiavetto dell'ambiziosa Maman: ma non ci viene detto che il personaggio tenta il suicidio quando si rende conto del male che ha fatto ad Anna, ridotta in fin di vita per il parto adulterino.
Secondo Tolstoj, tutti i personaggi conoscono i princìpi morali, ma non sempre li seguono.
Secondo il film, meritano autentica attenzione solo i personaggi che seguono rigorosamente, e fino in fondo, quei princìpi morali. Quindi Kitty e Levin. E se Levin applica a se stesso i princìpi dell'egualitarismo e della condivisione di oneri e diritti con i contadini, dal canto suo Kitty , principessa cittadina e viziata, comprende quali siano i veri valori e vi si adegua con puro amore cristiano, curando amorevolmente il cognato anarchico e condividendo il dolore con la compagna del cognato, una donna di origini umilissime, anzi equivoche.
Tutto questo è bellissimo: ma non include tutta la complessità del romanzo. Ma sceneggiatore e regista hanno fatto delle scelte, e secondo me si tratta di scelte estremamente interessanti . Anzi, direi quasi scelte doverose, visto che i precedenti film ispirati al romanzo puntano esclusivamente su Anna.