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GEBO E L'OMBRA regia di Manoel de Oliveira

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elio91     8 / 10  08/04/2013 22:53:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Inquadrature (poche) fisse, gesti che si ripetono, ambientazione minimalista: è Manoel de Oliveira che nel suo ultimo (ma si spera non ultimo) film decide di esasperare la componente teatrale di "Gebo e l'ombra", a sua volta adattamento di un testo teatrale di Raul Brandao del 1923. Non deve trarre in inganno però questa esasperata staticità e la predominanza della parola, in questo caso più spiccata vista l'ambientazione unica della vicenda: è cinema. Lo capiamo da sprazzi di luce e ombra con cui il regista gioca "rompendo" l'inquadratura fissa, dalla fuga (brevissima) nel vicolo di Sofia e il suo quasi rapimento mistico e di fede dopo la parte certo più brusca della pellicola.
A freddo, Gebo e l'ombra colpisce a fondo e non si può che ringraziare, ancora una volta, il maestro Oliveira per l'ennesima lezione di cinema e morale che ha dato parlando dell'immoralità. è intelligente la costruzione del film: i dialoghi sono fumosi, ripetuti come i gesti di chi offre il caffé più e più volte, parlano dell'ombra e come tali non possono che essere inafferrabili. E questo cinema cosi anacronistico nella vicenda e nei modi parla anche dell'oggi, con la lucidità e la voglia che ha avuto Manoel de Oliveira di trattare a suo modo una crisi economica che è prima di tutto una crisi dell'anima, della morale.
Lo schema della sua opera è ancora una volta lo stesso se ci si fa caso: dispiega le carte in tavola, fa parlare e parlare e parlare i suoi personaggi, mette in moto una vicenda prevedibilissima e poi nel finale decide con un colpo di teatro (è il caso di dirlo) di sovvertire tutto quanto abbiamo appena visto.
Bravissimi gli attori su cui spicca la "solita" Leonor Silveira all'ennesima partecipazione in un film del grande vecchio, Lonsdale e una Cardinale raramente cosi convincente.

La raccomandazione con Oliveira è la solita: cinema per pochissimi, da prendere con delicatezza, rischio noia alto dato la grande monotonia della messa in scena ma che sa regalare riflessioni profonde e ammirazione sconfinata per la lucidità di un 104enne che imperterrito ha ancora tanto da dire. Se conoscete il regista saprete già se affrontare la visione o meno, per chi vuole imbarcarsi in questo viaggio si prega di riflettere con calma su ciò che si è visto.