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007 SKYFALL regia di Sam Mendes

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elio91     7½ / 10  15/11/2012 22:58:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quantum of Solace aveva deluso un pò tutti i fan di 007, diciamolo chiaramente. Casino Royale, nonostante lo scetticismo feroce dovuto al protagonista Craig che di 007 (fisicamente) non sembrava avere nulla, a parte le promesse di un rinnovamento della saga che alla fine era rimasta sempre la stessa (più o meno) per decadi, aveva dovuto far ricredere tutti: ci si trovava di fronte ad un reebot con i controcòglioni, con un Bond davvero nuovo e vecchio nel ricalcare il cinismo efficace e pratico di un Connery ma se possibile in modo ancora più glaciale.
Per il sottoscritto, Craig è il miglior 007 dopo Connery, per inciso.
Ma Quantum of Solace era un pasticcio strano, poco coinvolgente, fin troppo vecchia maniera... sembrava essere una stantia riproposizione di un film a caso nella serie di Moore. Tutto fumo ma niente arrosto, bello da vedere una volta tanto per svagarsi ma poi via e dimenticato.
Delusione accentuata dal fatto che dopo Casino Royale proprio non si doveva fallire cosi, gli elementi Campbell e gli sceneggiatori li avevano messi sotto gli occhi degli spettatori che si sono letteralmente riappassionati ad una saga che i suoi 40 anni e passa se li faceva sentire sul groppone.
E poi arriva Sam Mendes, mi pare il primo regista di un certo peso autoriale ad approcciarsi con una saga d'azione tanto longeva (American Beauty, Era mio padre, Jarhead).

Skyfall è decisamente uno dei bond movie più riusciti, non inganni il voto indeciso con un 8. A voler essere precisi e pignoli, ritengo che sia il migliore dall'era Dalton, Casino Royale escluso, più bello anche di Goldeneye con Brosnan.
Nomino Dalton non a caso: Skyfall è un continuo ammiccamento alla cinematografia bondiana, si strizza l'occhio in continuazione, si archiviano personaggi "storici" introducendone di nuovi/vecchi. Stavolta il franchise Bond è davvero rinnovato, con una commistione di passato/futuro azzeccatissima nel finale che fa ben sperare per una serie duratura ma che adesso avrà un arduo compito: quello di non diventare nuovamente il "solito" film di 007, non quando ci si è tanto sforzati di fare qualcosa di nuovo.
Riguardo a Dalton, parliamo di Vendetta Privata (Licence to Kill): quel titolo della serie che è certamente il più sottovalutato di sempre, in anticipo sui tempi, e che per una delle prime volte poneva un Bond in conflitto con i suoi stessi principi di obbedienza e morale. E violento. è un peccato che Dalton sia venuto cosi presto, non piacque tantissimo perché fu un traumatico cambiamento rispetto al vanesio e leggerissimo Moore, quando tutto sommato è lui il precursore ed ispiratore del tono delle (finora) 3 storie con Craig.

Casino Royale resta su un piano più alto in tutto e per tutto, per sceneggiatura e scene d'azione, ma Mendes ci restituisce la psicologia nuda di Bond per quanto può permetterselo, cosi come Campbell fece in CR. Solo che in Skyfall si può cadere inizialmente di considerarlo il "solito" Bond movie, fino a quando non capiamo a cosa riconduce il titolo e allora tutto si fa (ancora) più chiaro: un viaggio nel passato del protagonista, certo non esplicito e che non diventa apparentemente il centro della trama ma che in realtà ne è il perno. Alla fine si è pronti a (ri)cominciare, 007 non ha più legami col passato e però ne resta sempre legato nonostante l'Aston Martin distrutta (e non solo): c'è tutta una cinematografia bondiana a cui riferirsi e su cui ricostruire e l'agente segreto interpretato da Craig è quello perfetto per il nuovo millennio. Abbastanza macho da apparire indistruttibile, anche quando appare provato fisicamente e psicologicamente come in Skyfall; con la novità di inserire nella trama un tema che è quello di "cosa si è disposti a fare" in nome della patria, della salvaguardia del proprio paese.
Purtroppo Mendes procede troppo a rilento dopo l'incipit pieno d'azione come da tradizione: a volte sembra giocare troppo con gli stilemi di James Bond, sin dall'inizio con quell'apertura su un volto in penombra e il famoso tema che pare accennato. Ma è un gioco ad intermittenza perché, pur non abbondando inizialmente l'azione, si resta anche abbagliato da dialoghi a volte brillanti, spesso convenzionali, e da questo nuovo 007 che sembra tutto da scoprire ma che a conti fatti di sé parla poco e niente, e di cui sappiamo giusto quel qualcosa che può permetterci di supporre ma non di conoscerlo a fondo.
Fortunatamente poi c'è Bardem, una marcia in più: si candida ad essere il villain più folle e disturbante di sempre, difficile ricordarne recentemente un altro di cosi forte impatto nella saga (e Mendes lo introduce alla grande, primo piano fisso e monologo inquietante). Non deve stupire che anche l'ex agente segreto dall'altra parte della barricata in realtà non sia una novità, ma l'ennesima citazione/rivisitazione visto che in Goldeneye c'era già qualcosa di simile. Ma con tutto il rispetto per il bravo Bean, Bardem credo sia uno dei migliori attori viventi e lo dimostra anche quando non deve impegnarsi più di tanto come in questo caso.

Nota di perplessità, tra i personaggi introdotti, solo per il nuovo Q. Antipatico, troppo, avrei voluto lo facessero fuori. Ma che i gadget improponibili non vi siano più (o almeno siano al passo coi tempi), e che le Bond girl abbiano un ruolo esterno alla scena non disturba per niente.
Anzi, qui la Bond Girl c'è: è Judi Dench più dura e spietata che mai, che gioca a carte scoperte e riuscirà a far breccia nel cuore di Bond. Vedere per credere.
да&  28/11/2012 18:57:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
urg, non credo che mi impegnerò a scrivere così tanto, sono abbastanza pigro io, diciamo! o.O
Comunque complimenti, scrivi commenti bellissimi!
elio91  28/11/2012 20:06:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Esagerato!
Meglio essere pigri che perdersi in tanti giri di parole come faccio io, fidati. Ma non posso fare a meno di essere prolisso. Comunque ti ringrazio...