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007 SKYFALL regia di Sam Mendes

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atticus     8 / 10  04/06/2013 13:32:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chi non muore si rivede. E, infatti, non c'è proiettile in grado di eliminare l'agente segreto britannico con licenza di uccidere più famoso nella storia dell'intrattenimento moderno. Sembrava arrivata la sua ora, dopo 50 anni di una saga sempre uguale a sé stessa che, dal glamour di Sean Connery, passando per le stravaganze (anche spaziali) di Roger Moore, fino alle imbarazzanti digressioni trash/hi-tech di Pierce Brosnan, era riuscita a reinventarsi e a rilanciarsi col biondo Craig, pazzo d'amore per la fatale Vesper Lynd-Eva Green in Casinò Royale, salvo poi deludere nuovamente le aspettative col successivo Quantum of Solace.
Questa volta, però, Bond non poteva mancare, la morte voleva tirarlo giù negli abissi più profondi, in uno degli incipit più furiosi della serie, ma lui è risorto dalle acque e riapparso nell'ombra per festeggiare un compleanno che, garantito, non potrà tradire le speranze.
James non ha nessuna voglia di congedarsi, la mira non è più quella di un tempo, il viso è affaticato, le forze meno scattanti ma il fisico è quello guizzante di un boxeur, l'ingegno non accenna a deperire e lui rimane il maschio alfa di razza che non deve chiedere mai. E lo dimostra alla perfezione in Skyfall, in cui a essere in pericolo è nientemeno che il capo e mentore M (l'immancabile Judi Dench), braccata con certosina perizia dal temibilissimo Raul Silva (Javier Bardem), scheggia impazzita dell'organizzazione MI6 che costringerà tutti a fare i conti con il proprio passato.
"This is the end" canta con eleganza Adele negli splendidi titoli di testa firmati Daniel Kleinman, una fine annunciata e continuamente sottolineata durante tutto il film, perché Skyfall potrebbe essere per davvero il punto di non ritorno dell'intera saga: il regista premio Oscar Sam Mendes (American beauty, Revolutionary road), con un gruppo di sceneggiatori esperti e una squadra tecnica d'eccellenza, restituisce al pubblico tutto lo spettacolo, la passione e la nostalgia di un genere che 007 ha contribuito più di tutti a far nascere.
Basta con i soliti marchingegni avveniristici, penne esplosive e occhiali radar, dentro pistole e radio, più pratiche e meno dispendiose in tempo di crisi; niente complotti internazionali su commerci atomici e iradiddio, ma una storia decisamente più intima, fatta di vecchi rancori e segreti accuratamente taciuti.
Ben inteso, il film resta una festa per gli occhi e lo spirito, con uno stile registico che non ha paura di osare citazioni colte (La signora di Shanghai di Orson Welles) alternate al più esaltante revival dell'action movie; in più gioca con e si prende bonariamente gioco della serie cinematografica con continui accenni ironici ai capitoli precedenti (dalla Aston-Martin con sedile del passeggero a espulsione fino alla rivelazione dell'identità della leggendaria Miss Moneypenny), agevolando un divertimento senza sosta e uno scambio di battute spesso sublime.
Daniel Craig (consacrato nel ruolo anche con un meraviglioso spot alle Olimpiadi di Londra, dove scorta addirittura la Regina Elisabetta in persona) non perde un colpo e accetta di portare in scena il disfacimento dell'agente che, seppur stropicciato, continua a indossare l'abito di Bond con innegabile charme, mentre Bardem è il perfetto male, ripugnante e mostruoso, reso tale dal tradimento e, specularmente a Bond, intenzionato a non morire ancora.
Grazie a Mendes, la risurrezione del mito può considerarsi riuscita e, allo stesso tempo, il tramonto dell'eroe non è mai parso tanto vicino.