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ARGO regia di Ben Affleck

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Satyr     8 / 10  27/11/2012 17:45:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eccolo. Alla terza prova dietro la cinepresa Affleck conferma di saperci fare davvero, alzando ancora di più il tiro rispetto a Gone Baby Gone e The Town.

Argo è un film bellissimo, capace di funzionare su entrambi i livelli proposti: cronaca e thriller, con tanto di finale al cardiopalma dove la suspense non risulta mai troppo invadente. Il problema è, come al solito, il Ben attore: un espressione per 120 minuti non basta e quella pettinatura anni 70 non aiuta affatto. Nonostante questo, Argo è un opera straordinariamente solida, cinema anni 70 unito a uno stile fluido e curato sotto tutti i punti di vista.

Tolto Affleck, il resto del cast è da urlo: da Alan Sorkin passando per J.Goodman e Bryan Cranston, in due ore di proiezione c'è davvero tanta ciccia sul fuoco. Ottimo. Soprattutto perchè non ci credevo più di tanto.
wallace'89  29/11/2012 01:46:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Alan ARKIN (Sorkin è lo sceneggiatore di grido più chiacchierato del momento). Sicuramente una svista, non lo dico per fare il professorino emerito testa di *****, bel commento e ciao ;)
Satyr  29/11/2012 11:56:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ops è vero. Hai fatto bene a dirmelo.
Sorkin è un grande, è lo sceneggiatore del momento e
si merita ogni apprezzamento possibile.
PIERLUIGIT  17/02/2013 15:19:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Satyr. Si questo Affleck dietro la macchina da presa dimostra ancora una volta di saperci fare,anche se a mio modo di vedere un passo indietro, almeno a livello emozionale, l'ha fatto. Infatti pur dimostrando grande abilità in cabina di regia ,riuscendo a districarsi tra movimenti di macchina tanto veloci quanto precisi nel riproporre i piani sequenza senza smarrire il più piccolo dettaglio, il regista americano questa volta non e' riuscito a relegare nel contesto una situazione emotiva tale da permettere allo spettatore di identificarsi con la tragedia vissuta dai personaggi. Mentre in Gone baby gone ci veniva proposto l'inquietante dubbio tra il rispetto dell'ordine naturale delle cose, o la scelta secondo in nostro metro di vedere giustizia in tutti gli eventi, legando inevitabilmente il tutto alla consapevolezza che dovremmo (con)vivere con ogni nostra decisione, in The Town il protagonista assoluto e' il luogo di appartenenza stesso, determinante nel decidere chi saranno gli uomini che in essa dovranno misurarsi e crescere, senza possibilità alcuna di perseguire una differente strada se non quella di sradicare le proprie radici e provare a farle attecchire altrove. Temi cari al regista poiché in qualche modo frutto di domande interiori proprie dell'essere umano e proprio per questo probabilmente sviluppati con una maggiore intimità. In questo Argo,Affleck, amplia i propri orizzonti uscendo dal proprio spazio filosofico e accostando la realtà della sventura storica accaduta a 6 americani alla fine degli anni 70,con la finzione del mondo di Hollywood ,collimandone i risvolti in maniera tanto sottile quanto complementare. I copioni segregati sulle scrivanie dei produttori assumono le sembianze di storie reali,fatte di eroi anch'essi celati alla realtà del mondo dalle assurde regole della politica. Sceneggiature offerte dalla realtà di uomini reali che finiscono per miscelarsi con la fittizia finzione di eroi proposti dalla fantascienza. Questa storia, insomma, non e' un omaggio alle geniali intuizioni dell'America, ne tantomeno una denuncia , ma un atto dovuto verso tutti quegli uomini e donne che nonostante il proprio impegno e il proprio sacrificio sono stati per anni negati al riconoscimento quali eroi della storia, nascosti proprio come quell'infinita' di pellicole che per ragioni commerciali e non, ad Hollywood non vedranno mai la luce oltre a quella intrisa nella speranza di chi candidamente le ha ideate e consegnate ad inchiostro e carta.