kowalsky 8 / 10 24/11/2012 18:33:38 » Rispondi Poche storie, il film è magnifico, uno dei migliori di Vintenberg e sicuramente quello dove la direzione degli attori è perfetta in ogni aspetto e personaggio. Uno di quei film in grado di rilevarci verità scomode puntando su una sorta di surrealismo stilistico molto acuto. A tratti, lo spettatore prova la sensazione che tutto quanto sia accaduto sia frutto di una pura immaginazione. Mettendo in discussione anche la verità che avevamo accolto con tanta fatica e dolore, l'ottimo danese racconta una comunità dove innocenza e colpa finiscono ingabbiati nella stessa lugubre palude. E' un'umanità quasi pagana come quella di Dogville o capace di trapiantare l'odio nella vittima inerme, come nel Cane di paglia di Peckinpah. Tutto questo serve quasi a prepararci a un epilogo ora splendido, ora assurdo (spoiler) che io stesso, francamente, ho fatto fatica ad accettare. Mikkelsen è a dir poco straordinario: la sequenza della messa di Natale, tra redenzione e vendetta, andrebbe consegnata alla storia del cinema moderno. Un film che VA VISTO senza la minima esitazione
perchè egli quando giunge il momento della scoperta dell'indispensabilità della solitudine intesa nella natura più autentica del termine, mostra evidentemente di non possedere i codici per coltivarla. E' un figlio di quella comunità (vedi l'emblematica sequenza del passaggio di consegne del fucile da nonno a padre a figlio), membro integrante. Anche lui ha le sue colpe dunque nei confronti del figlio, perchè lo introduce in quella società, micro-macro comunità di cui è vittima però parte integrante. E' per questo che reputo il finale comunque sospeso, forse l'avvertimento che fuori dal coro lui sia ancora un obiettivo, un anello debole, potrebbe FINALMENTE (!!) svegliarlo dal torpore e spingerlo a lasciarsi alle spalle quel covo di belve.
oh dae-soo 14/01/2013 15:04:24 » Rispondi D'accordissimo con Crimson (poi quando avrò tempo leggerò il suo lungo commento).
E d'accordo anche con Kow, soprattutto per quanto riguarda la scena della chiesa, una delle più indimenticabili del cinema recente. Quello sguardo... Io avevo i brividi.