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IL SOSPETTO (2012) regia di Thomas Vinterberg

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Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma     5 / 10  04/01/2013 23:29:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE CONTIENE SPOILER

Il potere distruttore del dubbio, la ridiscussione di certezze antiche (la verità sulla bocca dei bambini) e il palesarsi della vera natura aggressiva dell'uomo con il male più assoluto (la pedofilia). Vinterberg mette in scena il ritratto di una piccola comunità tranquilla e pacifica che si dissolve man mano che il dubbio, Il sospetto si insinua in essa. Dramma umano e collettivo quindi, ambizioni di ricerca psicologica altissima per un lavoro che a me ha lasciato altamente perplesso.

Lasciando ai manuali lo stile grezzo del Dogma, Vinterberg usa un rigore più classico (nonostante qualche isolato, e per questo ancor più irritante ed inutile, vezzo come zoom e cambi di fuoco del tutto fuori contesto) per descrivere la discesa nel fango del protagonista, uno straordinario (come tutto il cast) Mads Mikkelsen.

Dopo una prima mezz'ora introduttiva molto ben fatta, capace di farci immergerci nella comunità di paese, il film crolla per carenze narrative molto gravi per un'opera di tale ambizioni. La scena dell'incontro tra la bambina e lo psicologo è totalmente inverosimile per come l'uomo quasi mette in bocca alla vittima quell'atroce verità. Da qui in avanti nessuno a più dubbi e la narrazione procede con scene madri che ci costringono a sussulti emotivi tirati fuori con il bisturi. Un cinema che a me pare ricattatorio, che guida lo spettatore verso i sentieri dell'autore senza una vera possibilità di scelta. Le umiliazioni subite da Lucas procedono in modo forzato, aiutati da un personaggio, il suo, troppo piatto e arrendevole all'inizio, e fin troppo scientifico nella propria rivolta dopo. (Nonostante la bravura dell'attore). Sembra quasi che Lucas non viva di emozioni proprie, ma troppo figlio delle intenzioni morali e di racconto di Vinterberg. Un limite enorme per un qualsiasi personaggio, filmico o letterario.

E' assente quindi una capacità di dar vita a personaggi credibili, con richiami al perdono e alla vendetta assolutamente richiesti, ma che vengono affrontati con superficialità ed eccessiva enfasi drammatica da una sceneggiatura che perde i pezzi poco a poco. La scena della chiesa, momento fondamentale dell'ultima parte del film, andava sviluppata con maggiore coerenza e capacità di messa in scena, riducendo la rabbia e le cicatrici dell'animo di Lucas in una scenata inverosimile (dopo esser stato bandito, e linciato, praticamente in ogni luogo del paese, egli può picchiare il suo vecchio migliore amico senza nessuna conseguenza personale. Il fatto che si è in una Chiesa non giustifica la mancanza di sbocco narrativo in questa direzione).

Fortunatamente non si scivola mai nel thrilling vero e proprio o nella ricerca di un colpevole (anche se è molto ambigua e non necessaria la scena tra la bambina e il fratello maggiore poco prima dell'arrivo della nevicata).

Alle carenze strutturali Vinterberg sopperisce con un talento diseguale, ma quando il montaggio (e le azioni) lasciano spazio alla riflessione alcuni momenti sono riusciti e toccanti. Davvero sprecato è lo splendido finale, un'ammonizione e un presagio insieme. Niente verrà dimenticato o perdonato, non solo la verità o la menzogna, ma anche solo un sospetto.