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IL SOSPETTO (2012) regia di Thomas Vinterberg

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8½ / 10  21/01/2014 12:53:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Neanche la critica si è potuta sottrarre alla fila di encomi che ha investito il film, forse potrà rivedere con occhio meno prevenuto anche 'Submarino'. Il tema era un campo minato, sono famosi i casi in cui è prevalso il tono retorico, e ancor peggio l'accanimento con la quale il regista scaglia una serie di eventi alla vittima accerchiata da una falsa calunnia, a memoria 'L'uomo senza volto' di Gibson, d'accordo che fu un debutto ma ostentava tutte queste sensazioni di impotenza verso lo spettatore. Vinterberg vince poichè rimane saldo allo stile di 'Submarino', freddo, gelido, e sopratutto suggeritore, lui che si è fatto notare nel 2000 con sottotesti troppo esibiti, aveva questa premura che lo spettatore recepisse, e dilagava nel didascalico. Come in 'Submarino' accenna in una conversazione un indizio fondamentale che poi riprenderà più avanti, il tic all'occhio, la perizia con la quale compone il climax è impeccabile, ma lo è anche la disamina sulla mente della bambina, che come una spugna raccolgono tutto e spesso lo raggruppano disomogeneamente, ad una prima rivelazione opportunamente fa trascorrere un paio di sequenze di Lucas, che hanno lo scopo di metabolizzare l'accusa anche nello spettatore, l'allarmismo infatti è contenuto, ma poi ad un 2° interrogatorio inizia quell'effetto di memoria indotta, il bambino è appunto portato ad assimilare tutto e ad un elenco descrittivo dell'evento, ha il dubbio che sia accaduto davvero, il ricordo stentato viene percepito dagli adulti come un processo di smaterializzazione del ricordo nel bambino volendo egli non ricordare. Anche mettendosi nei panni degli adulti e dei genitori, Vinterberg ci fa comprendere le loro reazioni, il sospetto si annida persino nella fidanzata che ad un primo momento l'aveva presa in ridere, a quel punto allo spettatore qualche dubbio lo mette anche perchè come tutti i complotti a forza di sentire il passaparola alla fine ci credi. Vinterberg non perde mai il filo neanche con l'entrata in gioco del figlio, nella 2° parte innesca questa ostracizzazione nei confronti di Lukas, il giudice che lo scagiona, viene accolta dalla popolazione come il classico vizio di forma e si vendica con atti impulsivi. La gemma che partorisce però è nella sequenza della messa, e qui faccio un accostamento trasversale con gli ultimi 5, ormai celebri, minuti di Hanks in Captain Phillips. Mikkelsen in quei minuti con lo stesso realismo emula alla perfezione lo stato di soffocamento che porta l'ansia, lo scalciamento sulle panchine, nervosismo e frustrazione manifestati dal volto paonazzo in lacrime, non abbraccia la retorica fa un salto avanti quando tutto ormai è tornato alla normalità, apparente, poichè infatti Lukas in una battuta di caccia è ancora attanagliato da queste turbe che non l'hanno mai mollato, perennemente perseguitato da quel sospetto.