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IL SOSPETTO (2012) regia di Thomas Vinterberg

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Jolly Roger     10 / 10  19/05/2016 20:22:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi

-----------------SPOILEROSO E AMMAZZAFILM-------------

Il Sospetto è uno dei 5 o 6 film più belli degli ultimi dieci anni. Non sono riuscito a trovare imperfezioni in questo film. Trama, regia, interpretazioni – guardandolo, avevo la sensazione di essere DENTRO il film, come una mosca in mezzo a persone reali, che stavano vivendo una vicenda reale.

Il vero nome del film è Jagten ovvero La Caccia. Titolo appropriato, perché evocativo e metaforico. Evocativo perché ricorda l'inquisizione, la caccia alle streghe, la persecuzione nei confronti di quelle donne che, certamente, non potevano essere colpevoli per ciò per cui venivano accusate…a meno che non crediamo all'esistenza di simpatiche vecchiette sdentate che volano sulle scope.
Metaforico perché la vita del protagonista Lucas, innocente, viene distrutta, esattamente come la vita di un cervo viene abbattuta da un singolo colpo di fucile – metafora resa perfettamente anche nel finale (vedi dopo).
Eppure, anche il titolo italiano è azzeccato – il tema è questo, il Sospetto, che nasce dal nulla, da una bugia tanto innocente quanto diabolica. Come un serpente che sta nascosto sotto le felci, il sospetto striscia viscidamente, finché ti morde all'improvviso, diventando una certezza letale. E ti ci sei imbattuto per sbaglio, senza alcuna volontà di farlo, se non, forse, a causa di una leggerezza, di una situazione non valutata con la giusta ponderatezza.

Il sospetto che Lucas sia un pedofilo si sparge nella piccola comunità. La sua vita viene completamente distrutta perché una bimba, "innamorata" di lui, inventa una bugia sul suo conto, ripetendo a pappagallo alcune parole sul "pisello", sentite dagli amici del proprio fratello più grande.
La direttrice dell'asilo – bacchettona di prima categoria – non esiterà un attimo a credere alla bambina, di fatto trasformando la vita di Lucas in un inferno.
Questo passaggio, che poteva essere il più delicato nel film (la formazione del sospetto) è gestito in modo magistrale: si può notare, ad esempio, che la bimba ha un tic, che compare proprio quando mente: si arriccia il naso. Bellissimo in questo senso il parallelismo con Lucas – anche egli, quando mente, ha un tic: sbatte gli occhi – e proprio riconoscendo questo tic, il suo migliore amico, Theo (personaggio strabordante e attore perfetto) riesce a riconoscere l'amico quando mente. La direttrice dell'asilo, assistita da un improvvisato psicologo di provincia, non si avvede del tic della bimba e, anzi, l'interrogatorio che le fa insieme allo psicologo è un fulgido esempio di come gli stessi bambini possano essere plasmati, plagiati, manipolati e portati a dire una verità che non esiste soltanto perché gli adulti, con le parole e con gli sguardi giusti, li portano ad ammettere quelle cose che loro, gli adulti, vorrebbero sentirsi dire. Sono loro stessi che mettono le parole in bocca alla bambina, giustificandosi con l'idea che lei non voglia ricordare i particolari delle molestie subite a causa di un presunto meccanismo di autodifesa che la porterebbe a cancellare il ricordo.
Klara è una bambina dolce, non puoi odiarla, nemmeno per quella bugia. Anzi, lei stessa nel corso del film lascia capire di essere stata condizionata, di non ricordare più bene quello che è successo, anzi di più, di non sapere nemmeno se è successo o no. La colpa, qui, è degli adulti, che credono ad una cosa false, sull'assunto che "i bambini non mentono mai". A parte il fatto che sappiamo benissimo che i bambini dicono bugie, eccome! Per gioco, per cattiveria, per voglia di colorare la loro stessa infanzia, per un motivo o per l'altro, mentono pure loro.
Io da bambino le bugie le dicevo.
Il fatto però che sia la stessa direttrice dell'asilo a credere alla bugia, non rende per niente il film meno credibile ma, anzi, lo rende assolutamente più realistico: la direttrice è per forza portata a credere a questa menzogna, perché è la responsabile di quel che accade nell'asilo, responsabile anche in via civile e penale. La sua credulità non nasce quindi dall'ignoranza (anche se sicuramente c'è una mancanza di esperienza, di tatto e di intuito comportamentale) bensì dalla vigliaccheria, dall'irresponsabilità. La strada più semplice, quella più sicura, è, per lei, quella di proteggere sé stessa credendo alla bambina e avvisando la comunità. Da qui in poi, la bugia cade a cascata su tutti i genitori del paese diffondendosi a macchia – ma anche questo è credibile: in fondo, i genitori non hanno la percezione diretta di quel che sta accadendo; sentono semplicemente una storia già filtrata, già depurata dal beneficio del dubbio, la prendono quindi per vera.

La cattiveria umana fa il resto.
Il Sospetto è un film sull'ignoranza e sulla cattiveria, un film che non fa sconti, non fa buonismi, non vela la natura umana ma ne svela il lato oscuro e crudo. Allo steso tempo, però, ci fa riflettere su quanto sia facile cadere in questo inganno: in un momento molto preciso del film, Klara si presenta alla porta di Lucas, gli dice che "anche gli altri" bambini dell'asilo hanno confessato di aver subito molestie da lui. In quel preciso istante, in quella frazione di secondo successiva a quel "anche gli altri", sfido chiunque a dire di non aver dubitato, per un attimo, della completa innocenza di Lucas. Il film ci porta sul baratro, fa provare, persino a noi, "il sospetto", ci mette davanti alle nostre fobie e ci fa capire quanto sia facile deformare la distanza tra la realtà e la comprensione della realtà, due cose che possono discostarsi terribilmente.
Un attimo dopo, però, vediamo lo sguardo di Lucas: abbattuto, disperato, distrutto. Nella disperazione di quello sguardo, riusciamo a cogliere un'altra cosa: la sua innocenza.
La riconosciamo, la sentiamo – e in quel momento, ci riappropriamo di quella realtà che stava tremando sotto in nostri piedi, capiamo che la malignità del sospetto può essere vinta, l'innocenza può essere riconosciuta.
Tanto di cappello a questo film, che, in quel momento, ha mantenuto una straordinaria coerenza e onestà intellettuale. Poteva infatti prendere altre strade, depistarci, inserire indizi o trappole, poteva tingersi di suspense come un thriller, portandoci a dubitare di Lucas e sorprenderci con qualche finale a sorpresa.
Invece no. Il film resta un drammatico puro, che mostra dall'inizio alla fine la lotta di un uomo innocente per riconquistare la propria dignità e la propria vita, mostrandoci anche scene davvero molto forti – la scena del pestaggio nel supermercato, la reazione di Lucas con la testata in faccia al salumiere (olè!!), lo sputo in faccia del figlio di Lucas alla bambina, ma soprattutto la scena incredibile della Messa di Natale: l'incrociarsi di sguardi tra Lucas e l'amico Theo, il viso di Lucas che si contorce nel dolore e nella rabbia mentre, cercando di cantare la canzoncina natalizia, perde totalmente il controllo, fino alla sfuriata contro Theo che si lascia prendere a pungi in faccia senza opporre reazione, ormai convinto della sua innocenza.
Interpretazione magnifica di Mads Mikkelsen.

IL FINALE
Ho notato che ci sono opinioni discordanti sul finale di questo film, anche se sono tutti abbastanza concordi sul significato metaforico di quello sparo anonimo.
Il film non ci rivela chi preme il grilletto, la sagoma si intravvede soltanto – questa forma di "non vedo" è una decisione davvero intelligente. Se ci avesse mostrato un volto, sarebbe caduto proprio questo messaggio metaforico del finale. A parte l'equazione Lucas = cervo, in quanto entrambi innocenti ma entrambi bersagliati per essere uccisi, l'altro forte messaggio che il film ci lascia è che la vita di Lucas non sarà mai più quella di prima.
Per Lucas la ferita è stata così profonda, la vicenda è andata così oltre da non permettergli più di tornare quello di prima. Potrà continuare la sua storia con la cameriera mediterranea, ma non potrà mai più amarla fino in fondo, perché lei lo ha creduto pedofilo e lo ha abbandonato. Non potrà perdonare i propri vecchi amici, nemmeno Theo, fino in fondo. Il sorriso di Lucas, nel finale, è smorzato, è teso, è nervoso, non è un vero sorriso. E' guardingo. Non ride quando saluta gli amici scambiandosi pacche sulle spalle. Fa soltanto buon viso a cattivo gioco. I soli, veri amici sono quelli che non lo hanno abbandonato nel momento del bisogno, mentre l'unica ragione di vita sarà suo figlio.
Allo stesso modo, egli sarà circondato da molte persone la cui diffidenza è andata oltre il punto di non ritorno, persone che, seppur ormai "convinte" della sua innocenza, non si fideranno mai di lui come prima.
Alcuni altri continueranno a sospettarlo e ad odiarlo.
Alcuni tra questi, infine, lo odieranno così tanto che potrebbero persino pensare di ucciderlo.

Lo splendido finale ci dice proprio questo, con quell'immagine assassina in controluce che potrebbe essere chiunque.

Io credo però che il film ci dia qualche indizio per capire chi spara quel colpo.
Dico la mia.
E' Torsten, il fratello maggiore di Klara.
Ci sono diversi indizi che lo suggeriscono.
Innanzitutto, gli indizi fisici: la sagoma che si vede in controluce è longilinea, mentre tutti gli altri cacciatori sono omaccioni con il tipico pancione da birra.
Egli è l'unica persona che, alla festa del figlio di Lucas per l'iniziazione alla caccia, non ride. Anzi, ha uno sguardo molto pensieroso, teso.
E' l'unica persona che, guardata dritta negli occhi da Lucas, gira lo sguardo, come uno che sta covando qualcosa e che non è sincero…uno che nasconde una rabbia profonda, cresciuta nel tempo (in precedenza, si vede una scena in cui Torsten gioca con Klara a fare il presepe - la dolcezza e l'innocenza della propria sorellina, al pensiero che qualcuno l'abbia abusata, gli fanno provare un'emozione tanto grande che scoppia in un pianto silenzioso: e non è un pianto che nasce dalla tristezza, bensì uno sfogo che nasce da rabbia mista all'impotenza che si prova quando una persona che si ama e che avremmo dovuto proteggere ha subito del male. Quel tipo di dolore che offusca il cervello.
C'è inoltre da tener conto che Torsten è un adolescente, pertanto, tra coloro che hanno accusato Lucas, è quello che meno ha metabolizzato e compreso l'innocenza di Lucas, oltre ad essere quello meno razionale nel controllo delle emozioni, sempre in quanto adolescente.
Infine, ultimo indizio: non colpisce Lucas.
Il che è perfettamente coerente sia con l'inesperienza (un cacciatore adulto non avrebbe sbagliato il colpo) sia con l'insicurezza e l'esitazione, anche un semplice tremore delle braccia che potrebbe aver provato nel fare una cosa così grave, senza la sicurezza che fosse la cosa giusta da fare. Esitazione confermata dal fatto la figura ricarica subito il fucile (mentre Lucas è immobile) ma poi non spara (come se si fosse reso conto della gravità della cosa).
Non spara e scappa.
Proprio il comportamento di un adolescente.

Comunque è stato giusto non mostrare in viso la persona che ha sparato, per non togliere nulla al significato metaforico d iquesto finale.
La ciliegina sulla torta di un film magnifico.
-Uskebasi-  20/05/2016 13:59:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tutte le scene che hai citato riguardanti al fratello di Klara (come ti dicevo nel mio commento) io le interpretai in funzione che proprio lui avesse realmente "abusato" della piccola. E' un personaggio che ogni volta che appare sembra affranto da un senso di colpa, ma magari è legato semplicemente al fatto di aver fatto vedere la foto pornografica alla sorellina, che in effetti ha pilotato il comportamento di Klara.
Jolly Roger  20/05/2016 14:30:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
oh, mi fa piacere che ti sei letto sta enciclopedia che m'è uscita, sei sicuramente l'unico :-)

Credo anch'io che si tratti di una specie di senso di colpa - e infatti lo collego alle foto, perchè la bambina comunque resta "normale" e non dà altri segni di un effettivo abuso, a parte l'iniziale bugia.
E a parte il camminare sulle righe - ma io questo non l'avevo collagato ad un potenziale abuso, ma al fatto che i suoi genitori litigano spesso e la trascurano (cosa che la porta anche a "innamorarsi" di Lucas, una figura molto più protettiva). Nel senso che è un po' trascurata e nessuno le impartisce una linea, quindi lei sublima sta cosa seguendo le linee per terra

Comunque quel tipo ha la coda di paglia. Anche per lui, come per la direttrice, è forse più comodo sollevare sè stesso da qualsiasi responsabilità e quindi continuare a non accettare l'innocenza di Lucas...
-Uskebasi-  22/05/2016 05:25:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da piccolo pure io non calpestavo mai le linee, anzi, è una cosa che mi è rimasta. A volte noto che lo faccio, non so il perché.