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MOONRISE KINGDOM - UNA FUGA D'AMORE regia di Wes Anderson

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elio91     8½ / 10  19/04/2014 12:42:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Finalmente un Wes Anderson ispirato come quello che girò "I Tenembaum". Non che le opere successive siano state scadenti ma erano sempre mancanti di qualcosa, difettose forse per la riproposizione di storie sempre uguali.
Non trarrà in inganno questo preambolo, perché Moonrise Kingdom è sempre Wes Anderson e le sue bizzarre visioni su famiglia e romanticismo. Ma forse questa storia d'amore tra due ragazzini/bambini, ispirata al film Melody del 1971, è così piena di comicità, di delicatezza a volte realmente struggente e sincera, di digressioni mai ipocrite addirittura sul sesso (certo, e il film è stato vietato ai bambini in molti paesi, giustamente, anche se la soglia non superava mai i 12 anni).
Il fulcro è esattamente questa riproposizione di Anderson e del suo stile oramai riconoscibile da chiunque, marcato a fuoco: colori caldi, un mondo ossessionato dalla geometria del movimento diagonale e una macchina da presa che vuole avere tutto sotto controllo, tutto ricostruito secondo le esigenze di un occhio che ricrea il suo piccolo mini-mondo isolano che sembra essere racchiuso in una bolla di cristallo, fragilissimo eppure così fanciullesco che è bello perdercisi dentro.
Wes Anderson è un talento, non un genio (non ancora). La strada è quella giusta, e di certo si può dire che, lo si detesti o lo si odi, film come i suoi può farli solo lui e il resto è imitazione.
Bravissimi gli interpreti, specie i ragazzini, ma mi è mancato Owen Wilson.
Anche se Bill Murray che, bottiglia di alcol in mano e ascia nell'altra, a torso nudo, dice di andare fuori ad abbattere un albero vale a prescindere il prezzo del biglietto per questo surreale circo fiabesco, innocente anche se c'è sangue, anche se va contro, deliberatamente, il buon gusto ipocrita della società occidentale che forse potrebbe scandalizzarsi a vedere due ragazzini simulare atteggiamenti intimi (ma non più di tanto).
Il mondo di Wes Anderson è imperturbabile, persino le tempeste da diluvio universale non possono infrangerlo e i "cattivi" assistenti sociali. Tutto è innocente.
Moonrise Kingdom funziona più del "Treno per il Djaerling" o di "Fantastic Mr.Fox" perché Anderson dimostra una nuova consapevolezza nel costruire la storia, insieme a Roman Coppola: e non mancano, nella lentezza mai noiosa checché ne dica qualche strano tizio più giù, colpi di scena a ripetizione nel finale, quasi a ricalcare e parodiare i veri colpi di scena del cinema. Come se Anderson non volesse farsi etichettare all'interno del mondo cinema, ma di un mondo altro. E si può dire che ci sta riuscendo in pieno e sembra aver raggiunto (sperando di non sbagliarmi) una maturità del mezzo, un nuovo percorso. In cui non mancherà l'autocompiacimento, ma in un mondo rigido e controllato come i Campi Scout che assomigliamo a campi militari. Sarebbe bello vivere in un totalitarismo simile, una tirannide dolce e delicata.