kowalsky 9 / 10 23/02/2005 11:24:24 » Rispondi Nelle rughe di Clint vedi già il Padre: figlio di un mondo che non riesce a più a comprendere, se non come saggio testimone della propria illusione eterna, vulnerabile come la vita, e dominato dalle pieghe della carne lacerata ma ancora piena di passione. Puoi giocartela a lungo, l'espiazione e la fede - come il "suo" Frankie Dunn, ma è nelle scelte che sono definitivamente chiamati (gli) Uomini. Non è un caso che qui si ritrova l'identità perduta dell'umanità alla ricerca costante di Dio. L'assenza del Padre Spirituale costringe l'uomo a operare al suo posto, e davanti a quest'ennesima prova esistenziale, il testo sacro per eccellenza, la Bibbia, viene teologizzato in una nuova veste, mettendo a nudo tutta la fragilità della nostra vita, e l'immenso potere che ci viene chiesto (ma da chi?) per preservarla. Frankie Dunn e le sue arbitrarie domande, finirannno indirettamente per ricordare ABRAMO quando - come prova della sua fede - viene chiamato da Dio a sacrificare l'amatissimo figlio. Come spettatore ma anche come uomo pigro e un po' vile, avrei preferito perseguire di "Million Dollar Baby" tutta l'amarezza devastante che lo pervade, fino alla fine. Avrei voluto continuare a "nausearmi" il palato e il cuore di tre losers predestinati allo stesso luogo, senza una fissa dimora, una "radice" in grado di far crescere le loro foglie. Respirando a fatica, come Maggie, tra una palestra di "uomini forti che racchiudono la loro fragilità nel mondo della boxe", famiglie degne di un Leroy, melanconiche soste nei diner's a mangiare torta al limone, o a lavorarci quotidianamente per un "pugno di soldi", come l'Alice del memorabile vecchio film di Scorsese. Ma Alice non abita qui da tempo, e non sogna, come tutte le ragazze, un'uomo da sposare e una famiglia tradizionale. I valori "puri" sono acqua passata, le vie della gloria infinite. Non è tanto la vocazione al successo, ma l'eco post-moderno (eterno e analogico all'Apocalisse prossima ventura) di un bisogno impellente a seguire le proprie direzioni. Coltivare una passione, ad ogni costo. Io avrei voluto continuare a sperare, o al contrario assistere passivamente alla distruzione sociale riscattata dal vittorioso (non sempre) alibi della boxe. E invece no, eccomi sbigottito davanti al lordo integrale di questa crisi, la deflagazione fisica e morale degli stessi personaggi...Mi trovo costretto, come tanti, a raccoglierne i cocci e a non riuscire più a incollare il vaso di vetro (nel cinema c'è sempre la speranza di un'eternità, oltre la macchina da presa). Avevamo lasciato Eastwood a cercare giustizia per l'uomo che indirettamente gli ha offerto il cuore (la vita) nel sottovalutato "debito di sangue" e ora lo troviamo costretto a una scelta che sancisce la direzione opposta. Amarissimo, "Million Dollar Baby" prova a confutare il tabu' occidentale attraverso il diritto di scelta, e soprattutto sopraffando la natura "eterna" dell'uomo nella consapevolezza che tutto questo puo' finire un giorno o l'altro. Ma nel realismo del film, levigato con mano sicura come se l'autore nel smussare gli angoli e gli eccessi (ben diverso dal sapore agiografico-delirante dell'ultimo Amenabar) lavorasse a colpi di rasoio, quei tre personaggi, Frankie, Scrap e Maggie, hanno già avuto modo di sperimentare qualcosa di simile, sono "Morti dentro" ma non ancora vinti. In questo senso, direi che il film induge anche alla speranza, o forse è soprattutto la laica fiducia nel potere umano di sovvertire un destino. Frankie Dunn sembra un'eroe da fumetto: non certo Batman o Spiderman, piuttosto uno di quei personaggi disillusi che incomprensibilmente trovano adepti quanto le prodezze di uomini volanti e mascherati (il suo congedo, scevro da apparentemente da ogni spiritualità, è come Abramo ferito e vinto, sì, dalle scelte - nessuno ha potuto fermarlo). Due anni or sono, egli aveva offerto ad altri la possibilità di bruciare il peso dei ricordi, del dolore cfr. Mystic River - e non a caso ancora tre personaggi, tre destini incrociati, tre volti dello stesso Eastwood - l'ordine morale (o il discusso reazionario che nelle vesti di Callaghan e nelle proprie di integralista repubblicano sovvertiva il cinismo a modo suo), la vendetta ("La gente ama la violenza", racconta Scrab), e la Piaga del passato. Ora lo ritrovi qui, senza compromessi di sorta (si dice che spesso i finali dei suoi film lasciano perplessi, qualche compromesso all'estabilishment hollywoodiano: quanto avrà litigato il nostro con le major per imporre un secondo tempo del genere?), capace davvero (come direbbe ila disciplina della boxe) di "colpire quando meno te l'aspetti". Perchè nemmeno il trionfo di Maggie (un'Hillary Svank che continua, coraggiosamente, a interpretare figure di donna "sessualmente scorrette") s'illumina più del dovuto, e le regole della boxe, la disciplina, sono in fondo le stesse del college o dell'accademia militare (cadetti, junories, seniores etc.)Ovunque, odori: di sudore, di sangue, di morte. Laceranti ferite da cicatrizzare nello spazio di due minuti pena la squalifica ("Il bello della boxe è che continui anche quando il tuo corpo non è più lo stesso di prima") - un corpo che non è mai espiazione carnale quanto quella dell'anima, del cuore "Million dollar baby" vive simbioticamente con lo stesso personaggio di Maggie: colpisce in un'organo preciso, neutralizzando tutte le nostre ancestrali difese. Immunizzati da strani vaccini, assistiamo al NOSTRO disarmante knock out. Senza aver mai affrontato un vero ring
Clint Eastwood 21/01/2010 00:20:58 » Rispondi Bellissimo commento ... non ho parole (che di per se non sono un mago della lingua italiana)
Due sequenze memorabili: l'ultimo confronto col prete, al di là delle opinioni etiche e morali, si conclude con il monito dell'uomo a Dunn: come a dire, qualunque cosa tu abbia deciso o pensi, ricorda che interiormente tu proverai a lungo pena e frustazione per la tua scelta Nel finale, noi sappiamo che questa "scelta indotta" lo porta a separarsi dal mondo della boxe e dai pochi affetti che aveva (Scrub) Clint è splendido (visto qui al lido anni fa mi pareva un gigante, un carisma senza eguali), tutto sembra presagire il senso di vuoto nelle pareti della palestra, nei solchi della sua attività... Noi non possiamo parlare di vero "rimorso", ma della necessità di cancellare per sempre il ricordo dello sport che ha contribuito a fargli ritrovare la vita (altrui) e successivamente a perderla
kowalsky 23/02/2005 19:42:45 » Rispondi p.s. unico neo, secondo me: chi ha doppiato la swank? Avrei preferito sentirla in originale
edo88 23/02/2005 21:01:14 » Rispondi La solita, brava, doppiatrice!
kowalsky 24/02/2005 01:46:02 » Rispondi lo dici con ironia spero... mi pareva di sentire qualche inflessione dialettale tanto era lagnosa
kowalsky 25/02/2005 22:36:24 » Rispondi non dovrei usare questo spazio per cose private ma mi ci vedo costretto beh amico prima che tu dica a tutti che razza di essere spregevole io sia e sai che non è vero - mi sono persino scusato con te - sappi che se verrà bannato qualcosa me ne accorgero' mi spiace passare dalle stelle alle stalle nei tuoi confronti ma quello che mi hai scritto mi ha davvero ferito... ovviamente "lui" sa a chi mi riferisco
kowalsky 25/02/2005 22:37:55 » Rispondi grazie inoltre per il consiglio di ammazzarmi... ci suicidiamo insieme?
Federico 24/02/2005 12:52:58 » Rispondi Finalmente hanno inserito nell'archivio "boys don't cry" (con Hilary Swank).. sono curioso di leggere i vostri commenti su quel film.