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SHARK TALE regia di Bibo Bergeron, Vicky Jenson

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astropelle     5 / 10  01/08/2005 17:23:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
. GRANDE ANIMAZIONE: i personaggi si muovono con estrema fluidità, i colori sono smaglianti, la fotografia è nitida.
Veramente ORIGINALE l'idea di associare ad ogni protagonista la faccia di un attore noto e di farlo doppiare da lui medesimo (peccato che quest'ultima cosa non sia riproducibile in nazioni non-aglosassoni come ad es. l'Italia).
Tante CITAZIONI cinematografiche, a partire dal "Padrino".

Peccato che tutto il film finisca qui.

. L'impressione è che i produttori abbiano deciso di costruire "Shark Tale" INTORNO A QUESTE TRE IDEE, sacrificando il resto.

. Infatti, il film funziona come una specie di VIDEO-CLIP, dove lo spettatore dovrebbe essere portato a dire "Ehi, ma quel pesce è proprio De Niro e parla come lui! Boia, che ridere!" Il problema è che non puoi ridere in questo modo per un'ora e mezzo.

. Quello che manca è UN'ANIMA: non in senso metaforico ma in senso pratico.

. L'anima di un film è lo STATO EMOZIONALE prodotto nello spettatore; cioè essa rappresenta tutte le emozioni che chi guarda riceve dallo schermo.
In un cartoon, l'ANIMA viene generata descrivendo ad esempio la crescita di un adolescente il quale, superando grandi difficoltà, giunge alla sua maturazione ("L'Isola del tesoro") o descrivendo il conflitto fra sopravvivere/vincere ad ogni costo - collaborare per vincere insieme ("Dinosauri"), ecc.

. In "Shark Tale" questo manca. La storia risulta piatta perché essa non scava nell'animo dei protagonisti, i quali si muovono e si comportano con estrema SUPERFICIALITA' e PREVIDIBILITA'. Ciò fa sì che lo spettatore non si sente partecipe ma al contrario vive il film come un qualcosa di esterno a sè, tante belle immagini animate che scodazzano di qua e di là.

. In altre parole, la PSICOLOGIA dei protagonisti è delineata in modo TROPPO ESSENZIALE:
OSCAR che vuole emergere per essere qualcuno (chi non lo vorrebbe?);
LA SUA FIDANZATA che prima lo corteggia silenziosamente (ma perché non si fa avanti: "Ciao Oscar, qui non ti fila nessuno, fai schifo a tutti ma a me - non so perché - piaci un casino." e sarebbero subito fidanzati), poi si offende, poi da sfogo alla passione;
LOLA, la pescia fatalona;
DINO il padrino con tutto il codazzo di sgherri che scimmiottano - non a caso - il film "Il Padrino";
FRANKIE che è Sonny, il figlio di Marlon Brando nel "Padrino" (un'ennesima citazione), ecc.

. Insomma, troppe CITAZIONI, troppi VOCI DI ATTORI e POCHE IDEE a riempire il tutto.

. A questo punto, vorrei spendere un attimo per analizzare la PERSONALITA' DEI DUE PROTAGONISTI: è qui infatti che il film scade maggiormente.

. Per quanto riguarda OSCAR, bisognerebbe fare una lezioncina di psicologia di base agli sceneggiatori. Affinché un protagonista "buchi lo schermo" deve avere qualcosa che faccia dire allo spettatore "OK: c'è qualcosa in lui che mi piacerebbe avere." Al contrario, il pesciolino è tanto pieno di sè quanto insulso e vuoto, scodinzola pretendendo di essere qualcuno ma tutto ciò che fa è così stupido e sciocco (a partire dal buttar via i soldi che la sua innamorata Angie gli offre, per continuare con il regalare ad Angie la collana con mille perle - scambia la QUALITA' del dono di lei con la QUANTITA' - per finire con il fare il pacchiano al consesso degli squali) che uno pensa "ma se lo mangiassero, non farebbero bene?"
Si potrebbe obiettare: ma è proprio questo che gli sceneggiatori volevano: delineare la personalità di un tronfio idiota (con qualche barlume di saggezza alla fine del film). Benissimo, ci sono riusciti: però in questo caso o tiri fuori un personaggio carismatico come FORREST GUMP o la sala del cinema rischia di diventare un dormitorio.

. Riguardo a LENNY, non tutti l'hanno capito ma è proprio su di esso che l'autore ha concentrato (per lo più a vuoto) le pretese di fare un film un minimo "IMPEGNATO".
L'idea di base poteva essere buona, anche se ormai già usata: descrivere un personaggio "FUORI DAL CORO" e per questo non accettato dal padre che cerca di "raddrizzarlo" più o meno con le buone perché non riesce a comprendere che le scelte del figlio non sono stupidaggini dovute ad una qualche forma di debolezza ma sono PARTE ESSENZIALE della sua personalità. In reazione a ciò, il figlio prima cerca di piegare le proprie tendenze seguendo le indicazioni paterne dopodiché, a causa del complesso di colpa per non essere come il padre lo vuole, cerca di fuggire via, non si sa dove, non si sa a fare che. E poi, il lieto fine: il padre capisce che un figlio lo è per nascita e non in quanto uguale a sé e dunque lo accetta.
Niente di nuovo sotto il sole, questo tema è stato usato ed abusato decine di volte ma in questo cartoon esso è mostrato in modo così confuso e frammentario che molti non lo hanno nemmeno capito.

. E spesso non hanno nemeno compreso che il personaggio di Lenny è stato introdotto anche (o forse soprattutto) per accennare al tema delll'OMOSESSUALITA'. Il binomio squalo vegetariano/travestimento da delfino - omosessualità/travestito è chiaro, soprattutto nell'ultima battuta di Oscar detta a Dino riguardo a suo figlio (cito più o meno a memoria) "che male c'è se si TRAVESTE da delfino?".

. L'aver accennato all'omosessualità, sicuramente TABU' in altri cartoni animati - soprattutto vista l'età degli spettatori - sarebbe stato un aspetto almeno originale se non che il messaggio viene buttato là senza alcuna preparazione, risultando un'aggiunta superficiale e confusa (infatti, non è un caso che molti non l'abbiano colta).

Bye.